Entusiasmo nei campi profughi palestinesi in Libano per l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia fra Israele e Hamas. Nawaf Salam, ex presidente della Corte penale internazionale, eletto nuovo primo ministro. Macron atteso a Beirut. La Chiesa maronita plaude all’adozione da parte del Libano del principio di “neutralità positiva” in politica estera. Primo viaggio all’estero del presidente Aoun in Arabia Saudita.
Il neo presidente parla di una pagina nuova nella storia del Libano e “rispetto della Costituzione”. Una nomina accolta con favore dalla comunità internazionale, anche da Tel Aviv e Teheran. Un militare per archiviare la guerra disastrosa fra Hezbollah e Israele e i 26 mesi di vuoto istituzionale.
L’elezione alla seconda tornata nel pomeriggio con 99 voti su 128 parlamentari. Fonti di AsiaNews: decisivo il sostegno di Riyadh e del quintetto. Fra i primi compiti garantire il rispetto della Risoluzione 1701 e promuovere l’indipendenza della magistratura. Nel suo discorso ha esaltato il “coraggio” di un popolo la cui “identità” è insita nella “diversità” delle varie anime.
In un clima di relativa stabilità il Parlamento libanese si prepara a riunirsi il 9 gennaio con all'ordine del giorno l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Un quadro che resta fragile, vista la determinazione di Hezbollah nel riorganizzare le forze, l’influenza iraniana e le truppe israeliane tuttora presenti. Elementi che minano le istituzioni, la sicurezza dei confini e la ripresa economica.
Celebrando la messa di mezzanotte a Rmeich e quella del 25 a Kley'a, in un Libano relativamente stabile, il nunzio apostolico ha elogiato la tenacia dei fedeli del Paese dei cedri. E del loro attaccamento alla loro terra, che è “santa”. Riprendendo le parole del papa, l’esortazione a non lasciarsi “mai rubare la vostra speranza”.
Temendo l’introduzione della sharia e in attesa di una nuova costituzione, i cristiani di Siria aspettano con il fiato sospeso. Il patriarca maronita e i vescovi delle varie Chiese difendono l’idea di cittadinanza e di pari diritti. L’autocritica dell'arcivescovo maronita di Damasco che ammette la “mancanza di coraggio” nel “dire la verità” sulle atrocità commesse dal regime deposto.