L'ex premier israeliano e l'ex ambasciatore palestinese all'Onu nei giorni scorsi avevano diffuso insieme un appello per la ripresa del negoziato per i due Stati e una soluzione politica per Gaza. Ricevuti in udienza in Vaticano insieme a Gershon Baskin (negoziatore israeliano con Hamas) e Samer Sinijlawi (palestinese molto vicino a Mohammad Dahlan) proprio mentre il governo israeliano sostiene di aver ucciso il leader di Hamas Yahya Sinwar.
Nella sede del patriarcato maronita riuniti i principali leader delle 18 comunità religiose riconosciute nel Paese. Per il card. Raï è “un segno di speranza”. L’urgenza di un cessate il fuoco, l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica che goda del “consenso”, l'unità nazionale e la causa palestinese tra i punti del comunicato finale.
Ad AsiaNews il patriarca caldeo parla di situazione “preoccupante” soprattutto per la popolazione civile, che paga “il prezzo più elevato”. Le mediazioni stagnano e continua a prevalere “l’economia della guerra” che si innesca su altri elementi di crisi, come la demografia e il clima. Il ruolo delle milizie sciite nello scenario iracheno e lo “scandalo” che ha colpito la Chiesa caldea di recente.
Senza il cessate il fuoco e una piena efficacia della risoluzione Onu 1701 il Libano resta in stallo politico. Le pressioni di Teheran impediscono al presidente della Camera Nabih Berry di liberarsi dalla morsa di Hezbollah. L’alto esponente del mondo sunnita - che fu invitato in Vaticano ai Sinodo del 1995 e a quello sul Medio Oriente del 2010 - auspica ad AsiaNews che il Paese dei Cedri impari dalle tragedie del passato. E il ritorno nel grembo arabo attraverso la "porta" saudita.
Il vicario dell’Anatolia parla di “sentimento diffuso” che unisce governo e popolazione, che vive una fase di “grande preoccupazione” come tutta la regione. Lo Stato ebraico continua a colpire, da Gaza al Libano: almeno 22 morti a Beirut, missione Unifil nel mirino al sud. A Smirne vandalizzata una sinagoga. Come denunciato dal papa, anche in questo conflitto prevale “l’economia delle armi”.
Divisi sul conflitto fra il Partito di Dio e lo Stato ebraico, i movimenti e partiti si mostrano compatti nella difesa della sovranità territoriale. Non si ferma l’emergenza umanitaria e l’escalation degli sfollati, ma si moltiplicano anche i gesti di solidarietà. Analista politico parla di “guerra religiosa” voluta dal premier israeliano, che punta a spaccare la società e il mosaico libanese.