Israele e Hamas pronte a siglare il cessate il fuoco e il rilascio di parte degli ostaggi, ma la fine della guerra resta lontana. Ad AsiaNews Yonatan Zeige, figlio della pacifista israeliana fra le vittime del 7 ottobre, parla di “questioni di potere e interessi” dietro l’accordo, a partire dalla nuova amministrazione Usa. Il precedente storico fra Israele ed Egitto come esempio per superare il conflitto con i palestinesi.
L’impianto idrico sarà realizzato in collaborazione con un gruppo francese e fornirà 300 milioni di metri cubi di acqua potabile. Sarà la più grande infrastruttura del Paese al servizio di tre milioni di cittadini; quattro anni per il completamento. Sostituirà un precedente progetto studiato con Israele che avrebbe dovuto collegare mar Morto e mar Rosso.
Il neo presidente parla di una pagina nuova nella storia del Libano e “rispetto della Costituzione”. Una nomina accolta con favore dalla comunità internazionale, anche da Tel Aviv e Teheran. Un militare per archiviare la guerra disastrosa fra Hezbollah e Israele e i 26 mesi di vuoto istituzionale.
L’ultima vicenda riguarda Umm al-Hiran, raso al suolo per edificare la neonata cittadina ebraico-ortodossa di Dror. Parte dei lotti concessi a prezzi irrisori ai membri del gruppo religioso sionista di Garin Torani. L’allarme di Peace Now: col governo Netanyahu-Smotrich-Ben Gvir ogni settimana autorizzazioni per nuove case negli insediamenti.
Dall’inizio del conflitto almeno 16mila lavoratori dall'India per rimpiazzare i blocchi in Cisgiordania e della Striscia. Ingressi destinati ad aumentare grazie a campagne mirate. Nel nord tornano gli agricoltori dalla Thailandia, fra i migranti che hanno pagato di più in termini di vittime e sequestri. Da 165mila a soli 15mila i palestinesi attivi in Israele.
In un clima di relativa stabilità il Parlamento libanese si prepara a riunirsi il 9 gennaio con all'ordine del giorno l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Un quadro che resta fragile, vista la determinazione di Hezbollah nel riorganizzare le forze, l’influenza iraniana e le truppe israeliane tuttora presenti. Elementi che minano le istituzioni, la sicurezza dei confini e la ripresa economica.