L’attivista israeliano, mediatore del rilascio del soldato Gilad Shalit per oltre cinque anni nelle mani di Hamas: il premier usa l’antisemitismo per coprire scandali interni e sfrutta la guerra per interesse. Critiche anche per il versante palestinese, chiamato a preparare il terreno per elezioni rimandate troppo a lungo. Sul passo indietro del Qatar: si sfrutti questo passo per forzare la mano e far ripartire la trattativa.
La guerra mossa dallo Stato ebraico a Hezbollah ha reso inagibili nove strutture e causato 178 morti e 292 feriti solo fra gli operatori sanitari. Per coprire almeno le spese di base nel settore serviranno quasi 120 milioni di dollari entro i prossimi sei mesi. L’impegno del governo ad interim e del ministro Abiad per cercare di rispondere ai bisogni della sanità pubblica e privata.
All’ombra del conflitto a Gaza (e con gli Hezbollah libanesi a nord) gli israeliani stanno perpetrando una “politica” di violenze contro agricoltori e terre. Una “politica” di Stato che unisce movimenti pro-occupazione e istituzioni. Con Ben Gvir una vera e propria task force contro gli attivisti stranieri che sostengono i palestinesi, a colpi di arresti ed espulsioni.
Nella vicenda riguardante il 32enne componente dello staff di Netanyahu i contorni di un possibile nuovo scandalo politico e giudiziario. Rivelando (false) informazioni ai media, il collaboratore avrebbe contribuito a far deragliare le trattative sui prigionieri e spingere sull’acceleratore del conflitto. Lapid attacca: premier “incompetente” o “complice".
Il nuovo capo di Hezbollah non esclude trattative, ma avverte: serviranno “settimane o mesi”. Il premier libanese ad interim Mikati mostra maggiore ottimismo e attende sviluppi dalla missione di Hochstein in Israele. Ma restano le voci critiche su entrambi i fronti. Intanto la capitale saudita ospita la due giorni della “Alleanza internazionale per l’applicazione della soluzione a due Stati”.
La conferenza di Parigi ha stanziato un miliardo per il Libano, ma solo 200 milioni all’esercito risultano garantiti. Deputato francese ad AsiaNews: “I Paesi non daranno nulla, se non sarà assicurata la trasparenza”. Beirut si impegna a schierare 8mila soldati a sud del Litani. Il monito di Macron: “Israele sa per esperienza che i successi militari non sono necessariamente una vittoria nel Paese dei Cedri”.