Divisi sul conflitto fra il Partito di Dio e lo Stato ebraico, i movimenti e partiti si mostrano compatti nella difesa della sovranità territoriale. Non si ferma l’emergenza umanitaria e l’escalation degli sfollati, ma si moltiplicano anche i gesti di solidarietà. Analista politico parla di “guerra religiosa” voluta dal premier israeliano, che punta a spaccare la società e il mosaico libanese.
AsiaNews ha incontrato mons. Mathieu a margine del Sinodo, poche ore prima dell’annuncio dell’elevazione al rango cardinalizio. La nomina mostra “l’incessante desiderio” del papa di “tessere e rafforzare i legami con tutti i popoli”. Il popolo iraniano “accogliente” e non solo “barbe e chador come viene dipinto in Occidente”.
Per il parroco della piccola comunità di rito latino l’allargamento a nord fa “pensare che purtroppo la guerra non finirà presto”. La “strage” dei bambini nella Striscia con oltre 16mila morti (su oltre 41mila in totale) dall’inizio del conflitto. Fra le priorità garantire la scuola in aule improvvisate nella chiesa stessa “per non perdere l’anno”. Il 7 ottobre la giornata di preghiera e digiuno per la pace: "In tanti qui vogliono solo la fine delle violenze".
Il numero due di Hezbollah annuncia: “Continuiamo la lotta”. Il prezzo è già elevato: oltre un migliaio di vittime, devastazioni incalcolabili ed emergenza umanitaria; ma nei centri di accoglienza o nelle piazze le parole di risentimento contro il segretario generale ucciso restano rare. Francia e Stati Uniti (che approva l’intervento di terra israeliano) continuano a parlare di una soluzione diplomatica che al momento appare lontana.
Il 62enne Anooshavan Avedian era stato condannato a 10 anni di prigione per aver guidato una Chiesa domestica. Il tribunale di secondo grado ne ha decretato la scarcerazione, facendo cadere le accuse. Attivisti soddisfatti per il rilascio, ma chiedono sia “risarcito per tutto ciò che ha sopportato”. Almeno 21 cristiani ancora oggi in cella a causa della loro fede.
Nel secondo anniversario dell’uccisione della giovane curda per mano della polizia della morale le autorità impongono ancora il silenzio e la censura. Sulla famiglia, confinata ai domiciliari, la minaccia del carcere in caso di cerimonie pubbliche. Fragilità e divisioni nelle opposizioni favoriscono gli ayatollah. Il neo presidente promette più libertà in tema di internet e hijab.