31/05/2024, 15.12
HONG KONG-CINA
Invia ad un amico

Il card. Chow: ‘I morti di Tiananmen e il perdono’

di card. Stephen Chow Sau-yan *

In una riflessione pubblicata sul settimanale diocesano Sunday Examiner in vista della “data sensibile” (e innominabile per Hong Kong) il vescovo ricorda l’”evento che ha distrutto la vita 35 anni fa” a Pechino il 4 giugno 1989. Senza dimenticare, l'invito è a guardarlo con gli occhi dell’”amore incondizionato” di Dio che perdona “anche quanti non hanno il coraggio di chiederlo”.

Hong Kong (AsiaNews) – Siamo ormai alla vigilia del 4 giugno, giorno in cui cadranno i 35 anni del massacro di piazza Tiananmen. Una data particolarmente sensibile per Hong Kong, dove la repressione delle autorità rende impossibile ogni commemorazione pubblica, al punto da rendere difficle persino nominarla. Appena qualche giorno fa vi sono stati anche dei nuovi arresti per un’iniziativa su Facebook che intendeva commemorare le veglie che fino al 2019 ogni anno si tenevano in città in questa ricorrenza. Mentre il fronte pro-Pechino sta allestendo a Victoria Park - il luogo dove si svolgevano questi raduni – gli stand di una fiera, che resterà aperta fino al 5 giugno. Bancarelle e consumi per mascherare il vuoto del “ricordo vietato”.
È in questo clima che il vescovo di Hong Kong, il card. Stephen Chow Sau-yan ha diffuso una riflessione su questo trentacinquesimo anniversario pubblicata oggi sul sito del settimanale diocesano Sunday Examiner. La pubblichiamo qui sotto in una nostra traduzione. In un'intervista rilasciata a Mondo e Missione poco dopo la sua nomina nel 2022 il presule aveva raccontato: "Sono entrato in Amnesty International prima del 1989, anche se ora non ne faccio più parte. Gli incidenti del 1989 (il movimento di piazza Tiananmen e la sua violenta repressione – ndr) mi avevano molto colpito. Mi hanno messo in contatto con la mia identità di cinese. La mia vicenda personale e quella del popolo cinese sono state collegate da quell’evento"
.      

Siamo di nuovo molto vicini a quel periodo dell'anno. Vorrei dire qualcosa che trasmetta la tristezza e la speranza, che coesistono nell'evento che ha distrutto la vita 35 anni fa nella capitale. Per quanto alcuni vogliano che questo evento venga archiviato, per molti rimane motivo di sofferenza. La psiche umana è complessa e ha una volontà propria, non segue sempre prontamente le richieste esterne. Forse è proprio questo a renderci esseri umani non sempre prevedibili, ma profondamente interessanti con potenzialità sconosciute.

Quanto è successo 35 anni fa ha lasciato una ferita profonda in alcune parti della nostra psiche, anche se è stata seppellita e cicatrizzata. Tuttavia, rimane un punto dolente che richiede un'attenzione adeguata per la guarigione. E io sto pregando affinché questa guarigione avvenga. Detto questo, capisco che non dobbiamo fermarci, ma andare avanti.  Una vita sana non dovrebbe rimanere bloccata in uno spazio buio di dolore e risentimento senza fine.

Questo non significa, però, che io possa dimenticare ciò che ho visto e sentito così profondamente quella notte e nelle settimane successive. Anche se i miei ricordi non sono più vividi, il mio cuore ha sentimenti che rimangono vivi, soprattutto in questo periodo dell'anno.

La mia fede, tuttavia, mi spinge a perdonare chiunque e qualunque cosa. Forse è attraverso il perdono che le diverse parti possono andare oltre il dito puntato e la dolorosa mentalità del “non perdonerò mai”. Se siamo disponibili al perdono, la riconciliazione e la guarigione hanno maggiori possibilità di diventare realtà.

Il nostro è un Dio dell’amore incondizionato. Il suo perdono è sempre disponibile per quanti ne hanno bisogno ma non hanno ancora il coraggio di chiederlo. L'amore incondizionato di Dio per noi si esprime in modo travolgente attraverso la Passione e la morte del suo unico Figlio, anche quando viviamo in uno stato di peccato che non confessiamo.

Fortunatamente, è attraverso questo atto d'amore auto-sacrificale che siamo consapevoli del nostro bisogno di perdono di Dio. E con la risurrezione del Figlio, possiamo godere di un nuovo inizio. Proprio perché il perdono di Dio non richiede il nostro pentimento, possiamo anche imparare a perdonare in modo proattivo. Perdonare non significa dimenticare, ma offre una condizione preliminare per la nostra libertà interiore e un futuro più luminoso per tutti.

Prima di concludere la mia riflessione su questo fatidico periodo dell'anno, permettetemi di condividere con voi una preghiera. Se anche voi vi sentite ispirati, sarei onorato se vi uniste a me in questa preghiera.

“Oh, Signore della storia,
nelle preghiera ho camminato con le vittime e le loro famiglie negli ultimi 35 anni;
non ho mancato di accompagnarle con momenti di riflessione e una tristezza altalenante che a volte sembra infinita.
Allo stesso tempo, però, mantengo la mia speranza nel Signore risorto che è passato attraverso questa stessa morte.
Ora, mi presento davanti a te in preghiera.
Con fede e speranza, Signore, ti affido lo sviluppo democratico del Paese.
Tu che sei sempre giusto e saggio.
Fammi indossare il tuo giogo e imparare da te.
Che io possa intravedere, attraverso la tua bontà e umiltà, il desiderio eterno della vita.
Avanzando nell'amore, sostenendoci a vicenda nell'affrontare le nostre contraddizioni, godiamo della bellezza della comunione trinitaria.
Oh Signore, guidaci! Cammina con noi, popolo della Cina!
Amen”.

* cardinale, vescovo di Hong Kong

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Ripresa post-Covid e libertà negate: i due volti di Hong Kong oggi
06/05/2023 11:20
Giovani e libertà religiosa: priorità del nuovo vescovo di Hong Kong
18/05/2021 11:02
Il vescovo di Pechino Li Shan ha iniziato la sua visita a Hong Kong
13/11/2023 13:07
Chow cardinale, speranza per Hong Kong e un ponte verso la Cina
10/07/2023 13:06
Mons. Chow ha invitato a Hong Kong l’arcivescovo di Pechino
22/04/2023 11:35


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”