Per la prima volta dalla “rivoluzione di velluto” del 2018 il premier armeno si è mostrato con il volto rasato dalla barba. Un gesto per ammiccare alla necessità di “riportare a zero” il Paese, un’espressione da lui usata sempre più spesso per invitare a “guardare all’Armenia reale e non al Paese dei sogni".
Nell'intervento alla Conferenza dell'Onu in corso a Baku il segretario di Stato vaticano ha rilanciato l'appello di papa Francesco per il Giubileo 2025. "Serve una nuova architettura finanziaria internazionale che garantisca davvero anche ai Paesi più poveri e vulnerabili ai disastri climatici percorsi di sviluppo a basse emissioni di carbonio".
L'opposizione continua ogni sera la mobilitazione denunciando le manipolazioni del voto che avrebbero portato al nuovo successo dei filo-russi del Sogno Georgiano. Si raccolgono documenti per un'inchiesta internazionale, mentre il governo uscente resta in posizione di attesa puntando sulle divisioni tra i partiti e non credendo nella loro capacità di coinvolgere realmente la popolazione nella protesta.
Quanti ritengono il governo filorusso responsabile di brogli che hanno ribaltato l'esito degli exit-poll si riversano nelle strade del centro di Tbilisi, in una tensione crescente. La presidente Zurabišvili e i leader dell’opposizione (presentatasi divisa in quattro diversi partiti) non riconoscono i risultati, che assegnano al Sogno Georgiano il 53,92% dei consensi in un Paese spaccato. Il Cremlino grida alla "destabilizzazione per conto degli europei".
Il luogo di culto, del IV secolo, rinvenuto ad Artaxata. Una scoperta frutto del lavoro congiunto di archeologi dell’università di Münster e dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Armenia. Per gli esperti è un evento “significativo” anche perché il regno è stato il primo nella storia “ad adottare il cristianesimo come religione ufficiale”.
La guerra in Ucraina costringe i popoli di queste terre a fare una scelta netta, contro la propria stessa coscienza. I moldavi vogliono avere un posto nel mondo, non soltanto nel “mondo russo”, di cui comunque sanno di essere una parte. Ancora più drammatica è la scelta che spetta ai georgiani in questo fine settimana, dove si decide non solo la spartizione dei seggi parlamentari, ma il futuro del Paese.