Le notizie di oggi: parziale ritiro dell’Idf da Gaza dopo una settimana di offensiva. Kathmandu verso una nuova coalizione di governo in seguito al voto di sfiducia parlamentare per K.P. Sharma Oli. Per rilanciare il turismo (e commercio) la Thailandia porta a 93 i Paesi che non necessitano di visto di ingresso. Riapparso dopo un mese il monaco “errante” Thich Minh Tue.
Una delle feste più importanti del cristianesimo armeno richiama nel nome l’antica abitudine di lavarsi con l’acqua di rose. Per questo - nel tempo più caldo dell'anno - viene permesso a tutti il gesto giocoso di bagnarsi a vicenda che i bambini attendono con ansia. Un gesto di purificazione sentendosi parte di un'unica famiglia, sentimento agognato in questo tempo di grandi conflitti nel Paese.
Secondo il politologo russo Dmitrij Trenin con un cambiamento ai vertici l’Armenia non troverebbe più alleati a Occidente; gli Usa si farebbero da parte, e l’Azerbaigian e la Turchia sarebbero liberi di fare i conti da soli con un governo armeno rivoltoso. L’importante per Mosca è che “non si formi un altro fronte non amichevole".
Il pontefice ha ricevuto questa mattina i partecipanti alla plenaria della Roaco, elencando le aree dilaniante da conflitti e violenze in Medio Oriente e nell'Europa dell'est. L’appello per le aree che si stanno spopolando dei cristiani e la preoccupazione pastorale per i territori della diaspora. La guerra una “avventura insensata e inconcludente”. “Urgente cessate il fuoco, con la guerra nessuno sarà vincitore”.
Le notizie di oggi: l’Armenia ha riconosciuto lo Stato palestinese, protesta di Israele che attacca a Rafah: 45 morti. Pechino vuole giustiziare i sostenitori dell’indipendenza di Taiwan. Cinque soldati pakistani uccisi in un attacco del Ttp nei pressi del confine con l’Afghanistan. Il parlamento russo approva una ulteriore stretta sull’immigrazione.
L'arcivescovo Galstanyan non si limita ad arringare le folle, ma le spinge all’assalto dei palazzi del potere. Secondo molti dietro all’escalation ci sarebbe lo stesso patriarca Karekin II che denuncia la "continua politica di cedimento unilaterale" nei rappoerti con l'Azerbaigian. Mentre il premier Pašinyan definisce i vescovi "agenti provocatori" che vogliono condurre alla guerra "come ai tempi di Bisanzio".