Wukan ispira nuove proteste: Haimen in piazza contro l’inquinamento
Il caso del villaggio meridionale sta aiutando il resto della provincia del Guangdong a prendere coscienza del proprio potere e ribellarsi contro gli abusi del regime. Gli abitanti di Haimen, per salvare l’eco-sistema marino, bloccano la costruzione di una centrale energetica a carbone.
Guangzhou (AsiaNews/Agenzie) – La popolazione cinese ha sempre più coscienza del proprio potere e, ispirata anche dal caso del villaggio di Wukan, porta avanti nuove proteste contro gli abusi del regime, gli espropri di terre e l’inquinamento selvaggio. È il caso del villaggio di pescatori di Haimen - che si trova nella ricca provincia meridionale del Guangdong, a 115 chilometri proprio da Wukan - dove i cittadini sono riusciti almeno per adesso a bloccare la costruzione di un nuovo impianto industriale a carbone, che rischia di distruggere l'ecosistema e il loro lavoro di pescatori.
Secondo i residenti, nel corso degli scontri con la polizia due persone sarebbero morte; un testimone di nome Lin spiega che le manifestazioni sono iniziate ieri mattina, quando un gruppo di residenti si è riunito davanti a un edificio governativo di Haimen mentre un altro gruppo bloccava la strada principale. La polizia è intervenuta per sgombrare la folla e, nel corso di questa operazione, avrebbe ucciso due studenti di 16 e 20 anni.
Le autorità negano che ci siano state delle vittime ma parlano di “diversi feriti”. Tuttavia, i testimoni confermano che la polizia in assetto anti-sommossa ha usato gas lacrimogeni e manganelli per disperdere la gente: oltre un centinaio di persone sono state picchiate. Gli studenti sono stati trattenuti nelle scuole fino a tarda ora per timore che si unissero alla protesta.
Un residente, Zheng Yanping, spiega: “La nostra è una piccola città, siamo soltanto 130mila persone, ma facciamo del nostro meglio per proteggere il nostro ambiente. Chiediamo al governo centrale di aiutarci e di permettere alla stampa internazionale di dire cosa accade qui, perché quella locale non lo farà mai. La gente di Wukan è un ottimo modello: le persone che lottano insieme possono mettere pressione alle autorità e costringerle a negoziare”.
Le tensioni ad Haimen sono scoppiate lo scorso ottobre, quando i dirigenti locali hanno dato il via al progetto di costruzione della centrale energetica Huadian Power International. Il progetto – del valore di circa 56 milioni di euro – include anche la costruzione di due generatori da 600MW, che secondo i dirigenti sono “eco-compatibili” pur andando a carbone. La popolazione si è scagliata contro la costruzione, sostenendo che essa distruggerà l’ambiente e l’ecosistema marino, fondamentale per mantenere lo standard di vita dei pescatori locali.
Secondo i residenti, nel corso degli scontri con la polizia due persone sarebbero morte; un testimone di nome Lin spiega che le manifestazioni sono iniziate ieri mattina, quando un gruppo di residenti si è riunito davanti a un edificio governativo di Haimen mentre un altro gruppo bloccava la strada principale. La polizia è intervenuta per sgombrare la folla e, nel corso di questa operazione, avrebbe ucciso due studenti di 16 e 20 anni.
Le autorità negano che ci siano state delle vittime ma parlano di “diversi feriti”. Tuttavia, i testimoni confermano che la polizia in assetto anti-sommossa ha usato gas lacrimogeni e manganelli per disperdere la gente: oltre un centinaio di persone sono state picchiate. Gli studenti sono stati trattenuti nelle scuole fino a tarda ora per timore che si unissero alla protesta.
Un residente, Zheng Yanping, spiega: “La nostra è una piccola città, siamo soltanto 130mila persone, ma facciamo del nostro meglio per proteggere il nostro ambiente. Chiediamo al governo centrale di aiutarci e di permettere alla stampa internazionale di dire cosa accade qui, perché quella locale non lo farà mai. La gente di Wukan è un ottimo modello: le persone che lottano insieme possono mettere pressione alle autorità e costringerle a negoziare”.
Le tensioni ad Haimen sono scoppiate lo scorso ottobre, quando i dirigenti locali hanno dato il via al progetto di costruzione della centrale energetica Huadian Power International. Il progetto – del valore di circa 56 milioni di euro – include anche la costruzione di due generatori da 600MW, che secondo i dirigenti sono “eco-compatibili” pur andando a carbone. La popolazione si è scagliata contro la costruzione, sostenendo che essa distruggerà l’ambiente e l’ecosistema marino, fondamentale per mantenere lo standard di vita dei pescatori locali.
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