20/01/2009, 00.00
CINA
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Uno strano Capodanno cinese per i migranti licenziati

Milioni di nuovi disoccupati tornano a casa e, per la prima volta da anni, festeggiano il Nuovo anno lunare con figli e parenti. Il governo prevede aumentino i disoccupati. Si apre un 2009 anomalo, tra molte incertezze ma con la speranza di trovare un lavoro vicino casa e restare a crescere i figli.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ un Nuovo anno lunare triste per Chen Xiaohong, 37 anni, la moglie (nella foto) e diversi parenti, tutti licenziati dalla fabbrica di lettori dvd per il crollo delle vendite. La loro sorte è comune con quella di altre decine di milioni di migranti che sono stati mandati a casa prima, per queste feste, e molti non sanno se la loro fabbrica riaprirà o dove potranno altrimenti trovare un lavoro.

Il villaggio di Chen, Beiya nel Sichuan, sorge in una zona montuosa, ci sono solo piccole coltivazioni di riso, grano, patate dolci. Chen spiega che “non c’è nulla, oltre all’agricoltura. Se non troviamo lavoro altrove, non possiamo guadagnare abbastanza per vivere.” Prima di licenziarlo, la ditta gli aveva già molto ridotto il salario, da 2.200 yuan (circa 220 euro) a 1.500 (circa 150 euro) al mese.

Zhang Jianping, economista della dell’Università Minzu di Cina a Pechino, spiega che un lavoratore migrante guadagna almeno 8mila yuan l’anno mentre un contadino intorno a 4.800. Secondo la Banca del popolo di Cina, le rimesse dei migranti costituiscono il 65% del reddito delle popolazioni agricole. Ci sono circa 150 milioni di lavoratori migranti: nella sola contea di Yilong, dove sorge Beiya, oltre un quarto degli 1,08 milioni di residenti è andato a lavorare lontano, lasciando a casa  soprattutto anziani e bambini.

Yin Chengji, portavoce del ministro per le Risorse umane, ha detto oggi in conferenza stampa che al 31 dicembre la disoccupazione nelle città è salita al 4,2% pari a 8,86 milioni di persone, rispetto al 4% di settembre. E’ il primo aumento dal 2003, e si prevede crescerà ancora per il crollo delle esportazioni, essenziali per le manifatture cinesi. Ma l’Accademia cinese delle scienze sociali dice che, se si considerano anche i molti migranti che lavorano in nero, la disoccupazione può salire al 9,4% entro il 2009.

Nonostante la crisi, nella contea Yilong fervono i preparativi per la festa. Si appendono lanterne rosse lungo le strade. Chen passerà il Capodanno a casa per la prima volta da 6 anni, con i genitori e i due figli di 15 e 12 anni.

Intanto circa 50 ex migranti della zona hanno partecipato a corsi pubblici per diventare allevatori di conigli. She Shucheng, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo del lavoro della contea di Yilong, spiega che molti vogliono iniziare nuove attività investendo quanto hanno risparmiato lavorando lontano e “restare qui, nel villaggio natale, per prendersi cura di genitori e figli”. Altri sperano di poter lavorare nelle opere di ricostruzione dopo il terremoto del Sichuan grazie agli investimenti promessi da Pechino.

Ma il futuro è incerto e i leader temono che la disoccupazione inneschi proteste sociali. Ieri il premier Wen Jiabao ha ribadito il massimo impegno del governo per favorire l’occupazione e preservare la stabilità sociale.

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