22/03/2007, 00.00
PAKISTAN - CINA
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Un porto cinese nel Balochistan, Pechino mette base in Medio Oriente

Inaugurato il nuovo porto di Gwadar. Esperti: per Pechino sarà la porta verso petrolio e gas ma anche altre merci di Medio Oriente, Iran e Asia centrale, ma anche Africa. Cresce rapida la collaborazione economica tra Pakistan e Cina.
Quetta (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente pakistano Pervez Musharraf ha inaugurato il 20 marzo il controverso nuovo porto profondo di Gwadar in Balochistan. Secondo molti esperti, questo porto è utile alla Cina per affacciarsi sul Medio Oriente e il Mare Arabico.
 
All’inaugurazione Musharraf ha detto che il porto “vuole essere il corridoio commerciale tra gli Stati dell’Asia centrale, la Cina e il Golfo [Persico] attraverso cui passa il 60% del petrolio e del gas [mondiale]”. Ha anche annunciato che lì vicino sarà costruito un aeroporto “dagli amici cinesi”. La Cina era presente con una delegazione di alto livello, guidata dal ministro per le Comunicazioni Li Shenglin.
 
Il porto sorge sul Mar Arabico proprio sullo Stretto di Hormuz per il quale cui passa il 30% del petrolio del mondo, per nave e per oleodotto, ed è anche prossimo all’Afghanistan e agli Stati caucasici ricchi di petrolio e di gas naturale, a 70 km. dal confine iraniano. Nella regione ci sono i due terzi delle riserve petrolifere mondiali. Fonti ufficiali pakistane hanno sempre sostenuto che il porto poterà benefici al Balochistan, dove da anni è in corso una ribellione locale contro Islamabad. Ma gli analisti dicono che soddisfa anzitutto le esigenze della Cina, che ha pagato poco meno dell’80% delle opere costate circa 264 milioni di dollari secondo i dati ufficiali (ma altre fonti parlano di costi maggiori). Al punto che molti affermano che in questo modo Pechino ha messo piede in Medio Oriente. Da Gwadar si prevede passeranno trasporti stradali e ferroviari diretti alla Cina (Pechino ha contribuito con 200 milioni di dollari alla costruzione di un’autostrada costiera da Gwadar a Karachi).
 
Il Dipartimento di Difesa Usa dice che la Cina vuole creare una serie di basi strategiche lungo le coste di Asia e Africa, che chiama “il filo di perle”. Tra l’altro Gwadar è a “soli” 1.500 km. da Kashgar, importante città dello Xinjiang cinese, che invece dista 3.500 km. dalla costa orientale. Pechino può convogliare su Gwadar il trasporto di petrolio e gas sia per nave che attraverso oleodotto, dall’Asia centrale, dall’Iran e dai Paesi arabi, ma anche dall’Africa. Per questo la Cina progetta di costruire un complesso petrolchimico e una raffineria con una capacità iniziale prevista di 10 milioni di tonnellate di petrolio annue (che arriveranno a 63 milioni in qualche anno), come già prevede un’intesa di massima sottoscritta con il Pakistan lo scorso dicembre. Si attende l’annuncio di maggiori accordi durante la visita in Cina ad aprile del premier pakistano Shaukat Aziz.
 
Negli ultimi anni c’è stato un rapido aumento del volume del commercio tra i due Paesi, passato da 1 miliardo di dollari nel 2000-01 a 5 miliardi nel 2006, in differenti settori dell’economia quali energia, tecnologia e informazione, telecomunicazioni, ingegneria, automobili, infrastrutture, minerario. Secondo analisti la Cina ha anche contribuito allo sviluppo della tecnologia nucleare pakistana, con finanziamenti ma non solo: ad esempio, già nel 2004 Pechino si è impegnata a finanziare con 150 milioni di dollari l’impianto energetico nucleare di Chashma (Punjab).
 
I leader tribali del Balochistan si sono sempre opposti al progetto, iniziato nel 2002, accusando Islamabad di averlo pensato e realizzato senza considerare gli interessi locali ed emarginandone ditte e lavoratori. Questi e altri contrasti sono esplosi nel 2003 in una rivolta ancora in atto che ha causato centinaia di morti, tra cui 6 ingegneri cinesi.
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