Un nuovo piano della Csto contro le migrazioni illegali in Russia
L’alleanza militare eurasiatica ha presentato nuove linee per le operazioni di contrasto da applicare in tutti gli Stai membri per evitare "infltrazioni terroristiche". Durante lo scorso anno individuati 420 organizzazioni illegali, ma ci sono state anche tante azioni sommarie nei confronti dei tagiki dopo l'attentato al Krokus City Hall. Dušanbe sta insistendo con i propri cittadini per legalizzare pienamente le proprie condizioni di permanenza in Russia entro fine aprile.
Mosca (AsiaNews) - Il segretariato della Csto, l’alleanza militare eurasiatica, ha presentato il piano per le operazioni regionali di contrasto all’immigrazione illegale per quest’anno, denominato Nelegal-2025, da applicare in tutti i territori degli Stati membri, la Bielorussia, il Kazakistan, la Russia, il Kirghizistan, il Tagikistan e l’Armenia, anche se lo status di quest’ultimo è attualmente “congelato”. Vanno individuati e bloccati i canali attraverso i quali si sviluppano questi flussi migratori, mettendo fine alle pratiche illegali.
Sono stati concordati tra i responsabili organizzativi degli staff nazionali i tempi e le modalità delle operazioni da compiere parallelamente, con uno scambio dettagliato di informazioni. Il piano prevede diverse tappe, allo scopo di “giungere a una stabilizzazione della situazione migratoria, evitando i pericoli di infiltrazioni terroristiche”, come si legge nel comunicato della Csto. Lo scorso anno si era tenuta un’iniziativa analoga, che ha permesso di evidenziare soltanto a Mosca oltre 13 mila violazioni della legislazione in campo migratorio, con più di 10 mila stranieri chiamati in causa per aver infranto le regole di ingresso, uscita e permanenza sul territorio della Federazione russa, e anche per non aver rispettato l’ordine stabilito per poter effettuare attività lavorative in Russia.
La precedente azione Nelegal-2024 era stata attivata a settembre, ed erano stati individuati 420 casi di organizzazione dell’immigrazione illegale. Le autorità del Tagikistan in particolare si erano rivolte pubblicamente e ripetutamente alla controparte russa, protestando contro le violazioni dei diritti dei cittadini tagichi in Russia, e nella seduta intergovernativa tenuta a Dušanbe in ottobre il primo ministro Kokhir Rasulzoda aveva rivolto un appello ai russi contro le continue verifiche, perquisizioni e arresti con procedure sommarie nei confronti dei tagichi, dovute in gran parte agli effetti dell’attentato al Krokus City Hall di marzo, attribuito a terroristi islamici tagichi. Rasulzoda aveva lamentato che “con vaghe formulazioni di assicurazione della sicurezza, le persone vengono trattenute alla frontiera per ore, a volte per giorni interi”, anche studenti, anziani, bambini e membri di delegazioni ufficiali.
Il vice-premier russo Marat Khusnullin ha riconosciuto a sua volta la necessità di creare un gruppo di lavoro tra Russia e Tagikistan per il controllo delle migrazioni, e il ministro tagico degli esteri, Sirodžiddin Mukhriddin, intervenendo al Consiglio dei ministri della Csi aveva nuovamente espresso la preoccupazione per le continue limitazioni dei diritti dei cittadini tagichi, con misure che “contraddicono i principi di umanesimo e sostegno reciproco, che sono i valori fondamentali della Comunità degli Stati Indipendenti”.
Per tutti questi motivi, la decisione di affidare alla Csto un piano più ampio e dettagliato riguardo alle problematiche delle migrazioni potrebbe offrire delle risposte più convincenti per tutti, non solo garantendo la sicurezza della Russia, ma dando la possibilità di regolare i flussi migratori e lavorativi, tanto necessari ai Paesi dell’Asia centrale per il sostegno alle famiglie, e alla Russia stessa per colmare le carenze di forza lavoro. Le istituzioni del Tagikistan stanno dunque insistendo con i propri cittadini per legalizzare pienamente le proprie condizioni di permanenza in Russia entro fine aprile, e di effettuare in patria i necessari controlli sui permessi di ingresso e sull’intera documentazione.
Oltre al visto d’ingresso, in Russia è oggi necessario registrarsi nel luogo di residenza e ottenere la “patente lavorativa” che richiede un pagamento mensile, e la registrazione nell’archivio delle persone sotto controllo, con una verifica concordata tra i ministeri del lavoro e gli organismi interessati dei due Paesi interessati, quello di provenienza e quello in cui si svolgono le attività. In caso di mancata osservanza di tutte le norme, si viene segnati sul “registro delle deportazioni”, e dopo il rimpatrio verrà loro proibito l’ingresso in Russia per un periodo da 3 a 10 anni. Il Tagikistan ha aperto anche uffici di consultazione, con numeri telefonici sempre disponibili, per dare a tutti la possibilità di evitare imperfezioni e violazioni che chiuderebbero le porte della Russia.
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