28/04/2025, 11.32
MYANMAR
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Un mese dal terremoto, migliaia di persone ancora senza assistenza in Myanmar

Le agenzie Onu stimano che circa 17 milioni di persone siano in qualche modo state colpite dagli effetti del sisma, inattendibile il bilancio delle vittime fermo a 3700 morti. Timori per la stagione delle pioggie ormai in arrivo. Disattese le dichiarazioni ufficiali sul cessate il fuoco: sono stati centinaia i bombardamenti in queste settimane. Continua la raccolta fondi promossa dalla Fondazione Pime.

Yangon (AsiaNews) - È trascorso un mese dal terremoto che il 28 marzo ha sconvolto il Myanmar con una scossa di magnitudo 7.7. E almeno 42mila persone su un totale di 200mila sfollati vivono tuttora in rifugi temporanei. È la denuncia dell’organizzazione umanitaria Save the Children, che sottolinea anche come le strutture non siano adatte a far fronte alle forti piogge e al caldo estremo. Un campo profughi vicino a Mandalay, una delle aree più colpite, è già stato allagato.

Nonostante la giunta militare birmana abbia dichiarato 3.700 morti e oltre 5mila feriti, il bilancio delle vittime è con ogni probabilità molto più alto. Le agenzie Onu stimano che circa 17 milioni di persone siano in qualche modo state colpite dagli effetti del terremoto, almeno 65mila edifici risultano crollati, mentre l’88% delle strade restano inagibili e nel 44% delle zone colpite i collegamenti internet e l’elettricità non sono ancora stati ristabiliti.

Circa il 72% delle persone che abitano nelle regione di Sagaing e Mandalay, le più colpite dal sisma, non hanno ancora ricevuto nessun tipo di assistenza, ha comunicato l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Negli ultimi 30 giorni, infatti, sono continuati i combattimenti tra la giunta militare e le forze che compongono la resistenza, nonostante le dichiarazioni di cessate il fuoco da entrambe le parti, e diverse squadre di soccorso hanno denunciato le difficoltà nel portare aiuti a causa delle restrizioni imposte dai militari.

Molti sfollati temono di non riuscire a iniziare la ricostruzione delle proprie abitazioni con l’arrivo imminente della stagione delle piogge, che di solito inizia a maggio. Centinaia di scuole, andate distrutte, potrebbero non essere pronte prima della ripresa delle lezioni scolastiche a giugno.

Parecchie persone, soprattutto nei campi profughi, continuano a non avere accesso all’acqua potabile, correndo il rischio della diffusione di malattie come colera, dengue o infezioni cutanee. Anche la malnutrizione tra i più piccoli sta diventando una preoccupazione crescente per le agenzie internazionali: dalle regioni di Mandalay e del Sagaing, le più colpite, proviene un terzo della produzione cerealicola nazionale e quattro quinti di quella di mais.

La situazione è ulteriormente aggravata da centinaia di scosse di assestamento: finora se ne sono verificate 140, che hanno fatto crollare altre strutture e hanno ulteriormente messo alla prova le capacità psicologiche dei birmani e in particolare dei bambini. “Frequenti forti scosse di assestamento continuano a scuotere il Myanmar centrale quasi quotidianamente, aumentando la paura e l'incertezza”, ha scritto l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) in un comunicato.

Anche a Naypyidaw, la capitale, sebbene più distante dall’epicentro, diversi edifici governativi e strutture pubbliche rimangono strutturalmente compromessi, limitando la funzionalità di servizi pubblici fondamentali, al punto che alcuni dipartimenti governativi stanno valutando la possibilità di trasferirsi temporaneamente a Yangon.

Tutte le dichiarazioni di cessate il fuoco, sia da parte dell’esercito birmano che da parte delle milizie etniche che combattono contro il regime, sono state finora tutte disattese. La giunta militare, approfittando della confusione seguita alla catastrofe naturale, non ha mai smesso di bombardare i villaggi nelle aree colpite dal terremoto: secondo l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR), nei giorni successivi al sisma sono stati condotti 120 attacchi, mentre l’Institute for Strategy and Policy – ​​Myanmar (ISP-Myanmar) contato 160 bombardamenti e 38 scontri armati fino al 9 aprile, di cui, quasi la metà, avvenuti dopo un annuncio di cessazione delle ostilità diffuso il 2 aprile. Anche durante i giorni del capodanno di Thingyan sono state colpite almeno otto municipalità.

 

Per rispondere all’emergenza umanitaria, la Fondazione Pime ha deciso di lanciare una raccolta fondi per il Myanmar. Gli aiuti servono a portare aiuti a quanti sono colpiti dal terremoto attraverso l'ong New Humanity International, da anni attiva nel Paese che attraverso la sua rete locale si è mobilitata in queste ore per le operazioni di soccorso.

Si può donare con causale “S001 Emergenze - Terremoto in Myanmar e Thailandia”:

  • on line direttamente a questo link

  • tramite bonifico bancario intestato a Fondazione Pime Onlus
    IBAN IT89M0623001633000015111283
    (si raccomanda di inviare copia dell’avvenuto bonifico via email a uam@pimemilano.com indicando nome, cognome e indirizzo, luogo e data di nascita, codice fiscale)

  • sul conto corrente postale n. 39208202 intestato a Fondazione Pime Onlus via Monte Rosa, 81 – 20149 Milano

  • in contanti o con assegno presso il Centro Pime di Milano in via Monte Rosa 81 dal lunedì al venerdì (9.00-12.30 e 13.30-17.30)

 

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