18/03/2021, 10.30
LIBANO
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Tra Aoun e Hariri, continua l'inammissibile politica della corsa verso il baratro

di Fady Noun

Tutti gli indicatori denunciano una situazione economica e sociale drammatica, ma Aoun e Hariri continuano a fare orecchie da mercante agli appelli della popolazione e alle mediazioni loro offerte per appianare le loro divergenze.

Beirut (AsiaNews) - Lo Stato libanese sta per diventare uno Stato fallito? Non è impossibile, se le cose stanno come stanno. Infatti continua la pericolosa politica dell'orlo dell'abisso tra il capo dello Stato, Michel Aoun, e il primo ministro designato, Saad Hariri. E questo anche se il deprezzamento della moneta nazionale, nei confronti del dollaro, ha continuato con un ritmo folle (mercoledì il dollaro ha flirtato con 15mila lire libanesi), se continuano le proteste di piazza, se a centinaia si affollano i richiedenti di visti ai cancelli delle ambasciate, se tutti gli indicatori di criminalità sono in rosso (aumento del 150% degli scippi), se centinaia di commercianti abbassano le saracinesche o sospendono le vendite, in attesa di una stabilizzazione della valuta, se il settore ospedaliero privato mette in guardia sul suo crollo e se anche il comandante in capo dell'esercito, il generale Joseph Aoun, emblema della discrezione in tempi normali, alza la voce per dire che i suoi soldati soffrono la fame.

I protagonisti della crisi di governo, che sembrano scollegati dalla realtà, continuano a fare orecchie da mercante agli appelli della popolazione e alle mediazioni loro offerte per appianare le loro divergenze, che vengono dall’interno, siano esse attraverso il capo della Chiesa maronita, il patriarca Béchara Raï, o il presidente della Camera, Nabih Berry o il direttore della Sicurezza, generale Abbas Ibrahim. I due fronti si accusano a vicenda del blocco, accusandosi a vicenda di cercare, tramite il governo, di controllare alcuni ingranaggi dell'esecutivo, sia per paralizzare le iniziative dell’avversario, sia in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2022.

Dall’estero, la Francia ha già detto una parola, attraverso il presidente Emmanuel Macron, che ha chiesto la formazione di un "governo di scopo" composto da ministri non affiliati a partiti. "La comunità internazionale, a partire da Parigi, condiziona il rilascio di qualsiasi aiuto finanziario alla formazione di un governo di tecnocrati responsabile delle riforme strutturali", sottolinea un dispaccio della France Presse. Di recente, di fronte all'inerzia dei leader libanesi, il capo della diplomazia francese, Jean-Yves le Drian, li ha accusati di "non assistenza verso il Paese in pericolo".

Le aspettative riguardo alle riforme sono le stesse da mesi: lotta allo sperpero e alla corruzione all'interno dello Stato, ristrutturazione del settore elettrico e un settore bancario fallito che blocca i depositi bancari in valuta estera, ristrutturazione dei contratti pubblici, riduzione della spesa, revisione dei sussidi e fluttuazione della valuta.

Per una volta, l'iniziativa francese sta attualmente beneficiando del sostegno di Washington e Mosca. Al contrario del predecessore, il presidente Joe Biden ha infatti deciso di dare una possibilità a questa iniziativa. Da parte sua, Mosca, attraverso la voce di Sergei Lavrov, il suo ministro degli esteri, si è espressa a favore del "governo di scopo" richiesto da Parigi e presieduto da Saad Hariri. Lavrov ha appena ribadito questo sostegno durante i recenti colloqui con una delegazione di Hezbollah andata a Mosca principalmente per discutere della "stabilizzazione" della Siria. Tuttavia, invece di trarre vantaggio da questa inaspettata convergenza, i due fronti continuano a fare orecchie da mercante alle ingiunzioni della comunità internazionale. Con tutti i motori spenti, stanno attualmente assistendo all'implosione di un Paese che l'AFP definisce "in caduta libera".

Ecco alcuni esempi delle attuali cifre del collasso compilate da AFP:

deprezzamento: la lira libanese ha perso quasi il 90% del suo valore. Se il tasso ufficiale rimane a 1.507 lire per dollaro, sul mercato nero è di circa 15mila per dollaro. Di conseguenza, il salario minimo (675mila lire) ora vale circa $ 45;

povertà: il 55% degli oltre quattro milioni di libanesi vive al di sotto della soglia di povertà con meno di 3,84 dollari al giorno, secondo le Nazioni Unite. La quota della popolazione che vive in condizioni di estrema povertà è salita al 23% (ONU);

inflazione: alla fine del 2020, l'inflazione annua ha raggiunto il 145,8%, secondo le statistiche ufficiali. Il prezzo di un paniere alimentare, comprensivo di riso, bulgur, pasta e olio, è praticamente triplicato da ottobre 2019 (WFP);

disoccupazione: alla fine del 2020, il tasso di disoccupazione era stimato al 39,5%;

debito pubblico: il debito pubblico ha raggiunto i 95,6 miliardi di dollari alla fine del 2020, ovvero il 171,7% del PIL (FMI);

riserve in valuta estera: le riserve della Banca centrale ammontavano a 17,5 miliardi di dollari a metà marzo, secondo il sito web della Banque du Liban;

assegni sociali: un prestito di 246 milioni di dollari della Banca Mondiale serve a finanziare gli assegni per 147mla famiglie svantaggiate (quasi 786mila libanesi). Ogni famiglia dovrebbe ricevere una base di 200mila lire libanesi, più 100mila lire a persona, un importo che è diventato irrisorio con l'attuale calo della lira. Inoltre, i rimborsi della Previdenza sociale sono ormai irrisori, visto il deprezzamento della valuta. Da parte sua, il settore ospedaliero, incapace di far fronte a perdite così ingenti, ha annunciato che, per forza di cose, è ora accessibile solo alle categorie benestanti della popolazione.

Ieri sera, però, c’è stata una novità.

È in tono minaccioso, quello del generale di carriera che era, che il Capo dello Stato, Michel Aoun, si è rivolto in una dichiarazione televisiva, al Primo ministro designato, Saad Hariri, invitandoli ad andare rapidamente. al palazzo presidenziale di Baabda "per formare immediatamente un governo, d'intesa con il Presidente della Repubblica, come previsto dalla Costituzione".

Il capo dello Stato ha poi affermato che "i progetti di governo che mi ha sottoposto non rispettano né l'equilibrio nazionale né la Costituzione". "Nel caso in cui non possa né comporre né presiedere un simile governo di salvezza nazionale (...), dovrà cedere il posto a qualsiasi altra persona capace di farlo", ha aggiunto il presidente, accompagnando la sua offerta con un avvertimento contro la "rabbia" popolare che lo aspetterà "se la nazione crolla".

Da parte sua, Hariri in una dichiarazione ha risposto in sostanza che "Il presidente Michel Aoun deve accettare il governo che gli ho proposto per mesi o dimettersi, aprendo la strada a elezioni presidenziali anticipate. Come lui, sono eletto dal Parlamento, che mi ha affidato la formazione del governo”.

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