Sussidi per mille miliardi di yuan alle ditte cinesi che esportano meno
Pechino reagisce alle minori esportazioni con finanziamenti alle imprese in difficoltà. Ma rischia così di rilanciare l’inflazione che continua a correre, anche se più lenta. La Cina rischia di sacrificare le esigenze di centinaia di milioni di persone a quelle della crescita economica.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il ministero cinese delle Finanze “con probabilità” erogherà nei prossimi due mesi sussidi per più di 1.000 miliardi di yuan (115 miliardi di euro), per sostenere l’economia che sta soffrendo per le minori esportazioni in Europa e Usa. Esperti ammoniscono che in passato simili interventi, oltre a sostenere le imprese, hanno anche avuto ricadute inflazionistiche.
Il China Securities Journal, giornale economico ufficiale dello Stato, ha riportato la notizia citando uno studio della China International Capital Corporation, secondo cui è ora che il governo aumenti la liquidità, dopo che dall’ottobre 2010 ha cercato di contenerla, con minori finanziamenti e aumento del costo del denaro, per frenare la robusta inflazione.
Esperti osservano che da anni il ministero delle Finanze eroga sussidi alle industrie e altri settori negli ultimi due mesi dell’anno e anche nel 2010 ci sono stati sussidi stimati da 1.000 e 2mila miliardi di yuan. Pechino si mostra meno preoccupata per l’inflazione. La Banca del popolo di Cina non ha aumentato il costo del denaro da luglio, dopo i ripetuti aumenti dei mesi precedenti quando l’inflazione ha segnato continue crescite record.
Analisti ritengono che seppure queste misure sostengono le imprese in difficoltà, possono favorire aumenti dei costi, anche perché l’inflazione ha soltanto rallentato e non è certo debellata, continuando ad avere effetti importanti su prodotti di prima necessità come gli alimenti.
Infatti Fan Jainping, economista capo dello State Information Center, ha indicato, sempre sul China Securities Journal, che “è difficile sapere se la pressione inflattiva sia stata del tutto controllata, per cui non possiamo allentare la politica monetaria se vogliamo mantenere stabile la crescita economica”. Fan indica l’obiettivo di un’inflazione del +5,5% a ottobre e in ulteriore diminuzione entro dicembre, dopo il dopo il +6,1% di settembre e il record di +6,5% a luglio. Tuttavia gli aumenti degli alimenti sono rimasti da mesi in doppia cifra, tali da falcidiare i redditi del ceto medio e della popolazione agricola.
Pechino mostra di avere più interesse a mantenere alta la crescita economica, che si prevede in diminuzione e pari a “solo” l’8,8% nel quarto trimestre 2011, nonostante questi interventi. Li Douki, analista della Banca centrale, prevede una crescita dell’economia dell’8,5% nel 2012, rispetto allo stimato +9,2% del 2011.
A ottobre Pechino ha garantito nuovi incentivi alle banche per i finanziamenti alle piccole imprese, che sono più colpite dalla crisi economica globale.
Il China Securities Journal, giornale economico ufficiale dello Stato, ha riportato la notizia citando uno studio della China International Capital Corporation, secondo cui è ora che il governo aumenti la liquidità, dopo che dall’ottobre 2010 ha cercato di contenerla, con minori finanziamenti e aumento del costo del denaro, per frenare la robusta inflazione.
Esperti osservano che da anni il ministero delle Finanze eroga sussidi alle industrie e altri settori negli ultimi due mesi dell’anno e anche nel 2010 ci sono stati sussidi stimati da 1.000 e 2mila miliardi di yuan. Pechino si mostra meno preoccupata per l’inflazione. La Banca del popolo di Cina non ha aumentato il costo del denaro da luglio, dopo i ripetuti aumenti dei mesi precedenti quando l’inflazione ha segnato continue crescite record.
Analisti ritengono che seppure queste misure sostengono le imprese in difficoltà, possono favorire aumenti dei costi, anche perché l’inflazione ha soltanto rallentato e non è certo debellata, continuando ad avere effetti importanti su prodotti di prima necessità come gli alimenti.
Infatti Fan Jainping, economista capo dello State Information Center, ha indicato, sempre sul China Securities Journal, che “è difficile sapere se la pressione inflattiva sia stata del tutto controllata, per cui non possiamo allentare la politica monetaria se vogliamo mantenere stabile la crescita economica”. Fan indica l’obiettivo di un’inflazione del +5,5% a ottobre e in ulteriore diminuzione entro dicembre, dopo il dopo il +6,1% di settembre e il record di +6,5% a luglio. Tuttavia gli aumenti degli alimenti sono rimasti da mesi in doppia cifra, tali da falcidiare i redditi del ceto medio e della popolazione agricola.
Pechino mostra di avere più interesse a mantenere alta la crescita economica, che si prevede in diminuzione e pari a “solo” l’8,8% nel quarto trimestre 2011, nonostante questi interventi. Li Douki, analista della Banca centrale, prevede una crescita dell’economia dell’8,5% nel 2012, rispetto allo stimato +9,2% del 2011.
A ottobre Pechino ha garantito nuovi incentivi alle banche per i finanziamenti alle piccole imprese, che sono più colpite dalla crisi economica globale.
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