Seoul, vescovi coreani riuniti per gestire gli aiuti al Nord dopo l'esperimento atomico
I presuli della Corea del Sud, impegnati nei lavori dell'assemblea generale della Conferenza episcopale, hanno riunito tutti coloro che operano nel campo degli aiuti umanitari alla popolazione nordcoreana. Domani parte per il nord il direttore della Caritas locale.
Seoul (AsiaNews) La crisi internazionale provocata dagli esperimenti nucleari condotti da Pyongyang ha cambiato l'agenda dei vescovi coreani, che ora cercano di capire come gestire gli aiuti umanitari alla popolazione del nord della penisola. Per questo, secondo fonti di AsiaNews a Seoul, si recherà domani in Corea del Nord il direttore generale della Caritas locale.
I presuli sono impegnati in questi giorni nell'assemblea generale della Conferenza episcopale, che si conclude il 12 ottobre, ma hanno dovuto modificare l'agenda dei lavori per tracciare una linea comune riguardo alla nuova minaccia gettata sulla scena internazionale da Pyongyang.
Secondo fonti di AsiaNews, i vescovi avrebbero convocato tutti coloro che operano in campo umanitario con il Nord per valutare l'impatto della crisi sulle opere che la Chiesa locale e la Caritas portano avanti a favore della popolazione locale, vessata dalle disastrose politiche agricole del regime di Kim Jong-il.
Il direttore nazionale della Caritas coreana, p. Paul Jeremiah Hwang, ha partecipato in mattinata ad una riunione straordinaria: il suo contributo è particolarmente importante perché il sacerdote partirà domani per la Corea del Nord.
La sua visita definita "provvidenziale" - era programmata da tempo: non è stata annullata né rimandata, segno del disperato bisogno di Pyongyang degli aiuti umanitari internazionali, soprattutto in vista delle sanzioni che verranno imposte dall'Onu.
Secondo le prime indiscrezioni, infatti, fra le "punizioni" previste dalle Nazioni Unite per la provocazione nucleare spicca l'embargo sulle navi da e per le coste nordcoreane: questo, unito al blocco delle merci cinesi, isola la Corea del Nord da ogni possibile fonte di cibo.
Via terra, infatti, Pyongyang può raggiungere solo i confini cinesi e sudcoreani: dopo il lancio dei missili a media e lunga gittata avvenuto il 6 luglio scorso, Seoul ha annunciato e messo in pratica il blocco degli aiuti umanitari.
Dopo le dichiarazioni rilasciate ieri da Pechino - che ha definito il test nucleare "un passo vergognoso operato nonostante le inquietudini della comunità internazionale" Kim Jong-il si ritrova solo mentre i 23 milioni di cittadini nordcoreani rischiano di morire di fame.