Protesta del latte a Java: tonnellate di litri gettati per strada
A Boyolali la scorsa settimana decine di allevatori che lo hanno usato per “fare un bagno”. Dietro il malcontento la questione irrisolta delle quote. Ad oggi almeno l’80% della materia prima proviene dall’estero. Da anni pende la richiesta di una legge per regolamentare il settore.
Jakarta (AsiaNews) - Nella regione di Boyolali, nello Java centrale, è esplosa la protesta dei produttori di latte indonesiani contro la massiccia importazione della materia prima, che per i contorni assunti nell’ultimo periodo ha provocato profondo sconcerto fra i cittadini e la società civile. La scorsa settimana, infatti, decine di allevatori riuniti per manifestare hanno gettato via migliaia di litri di latte fresco, utilizzandoli per “fare un bagno” di gruppo.
La dimostrazione di piazza della scorsa settimana è legata alla frustrazione degli agricoltori per il trattamento ricevuto dal latte fresco locale rispetto a quello che viene importato dall’estero. Un malcontento figlio delle politiche governative che ha spinto a buttare al macero quasi 200mila tonnellate di prodotto.
L’ira e il malcontento degli allevatori non ha riguardato solo la regione di Boyolali, ma ha coinvolto altre città dell’isola di Java. Nei giorni precedenti scene analoghe con enormi quantitativi di latte buttato per le strade si è vista a Pasuruan, nella parte orientale, anche perché dopo 40 ore di permanenza nei magazzini provvisori il prodotto era ormai inutilizzabile.
“Questo può accadere solo quando i prodotti locali a base di latte fresco non vengono acquistati dalla cosiddetta Industria di produzione del latte, o Ips” spiega Teguh, membro del Consiglio nazionale del latte in una nota del 9 novembre. Il Centre of Reform on Economics (Core) Indonesia punta il dito contro la mancanza di collaborazione fra allevatori e le agenzie di regolamentazione. “I fatti mostrano che non più del 20% del totale degli allevatori di latte indonesiani ha siglato una partnership con le agenzie” afferma Eliza, rappresentante Core. E con una produzione interna che raggiunge a fatica il 21% “almeno il 79% viene acquistato - avverte - dall’estero”.
Secondo il ministro delle Cooperative Budi Arie Setiadi conferma che l’80% della fornitura di latte per soddisfare la domanda interna è di importazione. Stime governative mostrano che il consumo nazionale di latte nel 2022 e nel 2023 si è attestato rispettivamente sui 4,4 e 4,6 milioni di tonnellate. Nel frattempo, secondo i dati commerciali esistenti, il consumo nazionale di latte nel 2022 e 2023 è stato rispettivamente di 4,44 milioni di tonnellate e 3,7 milioni di tonnellate.
Attualmente, il numero di cooperative nazionali di produttori di latte raggiunge le 59 unità. Nel 2023, il numero di mucche nelle cooperative lattiero-casearie era di 227.615 unità, che hanno prodotto un valore complessivo pari a 470mila tonnellate di latte. Di contro, i moderni allevamenti con 32mila mucche possono produrre 164mila tonnellate. Al momento il Paese dal quale proviene il maggiore quantitativo è la Nuova Zelanda, che produce 21,3 milioni di tonnellate di latte. Insieme all’Australia, Wellington beneficia dell’accordo di libero scambio (Fta) con Jakarta.
Al momento risulta ancora in discussione una legge del 2018 che dovrebbe regolamentare il settore caseario, nel quadro di una partnership tra agricoltori e agenzie. In risposta alle nuove proteste, il ministro indonesiano dell’Agricoltura Amran Sulaiman ha ipotizzato la sospensione del permesso di importazione a cinque enti Ips. “L’emendamento è ancora in discussione, in modo che l’industria - spiega il titolare del dicastero - possa acquistare prodotti lattiero-caseari freschi locali”. Nel biennio 1997-1998, il Fondo monetario internazionale (Fmi) aveva imposto a Jakarta la revoca della norma vincolante che prevedeva l’assorbimento di prodotti locali a base di latte fresco da parte dell’Ips, a causa del fabbisogno crescente nel mercato interno.
02/12/2020 11:32