21/08/2024, 12.30
TAIWAN-CINA
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Perché Taiwan è una speranza e non un problema

di Gianni Criveller

Un nuovo libro che viene presentato oggi al Meeting di Rimini racconta la realtà dell’isola a partire dai volti della sua gente e dall’esperienza missionaria della Fraternità San Carlo Borromoeo. Dal volume anticipiamo ampi stralci della prefazione, scritta dal nostro direttore editoriale: “A Taiwan si sperimentano tante cose che ci sembrano pagine di Vangelo”

Al Meeting di Rimini - la kermesse estiva italiana di Comunione e Liberazione -  questo pomeriggio si tiene l’incontro “Storie di rinascita a Taiwan”. L’incontro - a cui interverranno don Donato Contuzzi, missionario della Fraternità San Carlo Borromeo, padre Gianni Criveller direttore editoriale di AsiaNews e Xu Yahan, una giovane taiwanese convertita al cattolicesimo - è l’occasione per la presentazione del libro “La croce e il dragone” in cui il giornalista di Tempi Leone Grotti racconta la realtà di Taiwan a partire dall’esperienza della presenza missionaria della Fraternità San Carlo Borromeo. Dal volume - edito da Cantagalli, che arriverà in libreria in Italia alla fine del mese - anticipiamo ampi stralci della prefazione di padre Criveller.

Taiwan è davvero un luogo molto bello: lo dice anche l’antico nome -Formosa- con il quale è stato conosciuto in Occidente fino a pochi decenni fa. Per l’opinione pubblica rimane un luogo misterioso: molti ne conoscono il nome, ma non saprebbero dove collocarlo, o dire qualcosa di più. Alcuni sanno dei prodotti di alta tecnologia - in particolare i microchip- che hanno invaso i mercati internazionali.

Vale la pena conoscere Taiwan uscendo dagli stereotipi: è il posto migliore per chi è interessato alla cultura tradizionale, alle religioni e al folklore del popolo cinese. (…) Taipei non ha solo altissimi grattaceli, linee metropolitane e centri commerciali. Ci sono ancora le piccole vie dei quartieri popolari, dove ad ogni piè sospinto c’è un piccolo tempio e altari devozionali. La modernità non ha abolito la religione tradizionale, anzi l’arricchimento della gente ha permesso di restaurare antichi templi e moltiplicare le occasioni di culto. (…)

I cattolici a Taiwan sono liberi e in dialogo con credenti di altre religioni. La Chiesa ha svolto il ruolo di Chiesa-ponte verso la Cina, missione che ora risulta molto difficile a causa degli sviluppi politici nel Continente. La sfida della multiculturalità, multi-religiosità, della secolarizzazione e l’irrisolto rapporto con Pechino costituiscono importanti sfide che i credenti affrontano con le loro deboli forze e una certa apprensione per il futuro. (…) Il lettore di questo libro potrà, credo, acconsentire che Taiwan non può essere considerata solo come un problema - quasi fastidioso - da risolvere nel complicato scacchiere cinese. Taiwan è molto di più: con le pratiche della libertà e della democrazia, ha aperto una strada e una speranza per la nazione cinese e anche per la Chiesa cinese. (…)

Le tensioni politiche di questi anni e le sempre più frequenti e minacciose esercitazioni militari riportano frequentemente l’attenzione su Taiwan, di cui si sente parlare solo in relazione alla possibile azione di riunificazione da parte della Cina e come oggetto di tensione per il controllo dell’oceano Pacifico. Ma Taiwan merita invece di essere conosciuta e apprezzata per quello che è. E la gente di Taiwan meriterebbe di essere ascoltata.

Anche per questo la lettura di questo libro è assai importante: ci fa conoscere dall’interno un pezzo molto particolare, prezioso sorprendente di Taiwan. In queste pagine i taiwanesi hanno un volto, un nome, una storia da raccontare. Leggere il libro che avete fra le mani è stata, anche per me, un’esperienze rincuorante. Vi ho riconosciuto luoghi, persone, vicende, stati d’animo, aspirazioni e difficoltà che io stesso, nel mio piccolo, ho vissuto nei quattro anni trascorsi nell’isola (1991-1994). Ero all’inizio della mia vita missionaria tra il popolo cinese: i sentimenti, le sfide e le sperante dei missionari della Fraternità San Carlo sono state anche le mie.

Nel libro ho ritrovato anche una comunione di visione missionaria. Da anni insegno, a Hong Kong e in Italia, Teologia della missione, e continuo a riflettere sul mistero della missione. A Taipei avevo conosciuto dei giovani che, frequentando l’Università cattolica Fujen, avevano aderito al vangelo di Gesù. Li ho intervistati per comprendere quell’evento misterioso e affascinante che va sotto il nome di conversione, ovvero l’accoglienza di Gesù come cuore della vita.

Nelle mie letture della storia missionaria a Taiwan e in Cina ho trovato che frequentemente l’inizio della conversione delle persone è ‘per grazia ricevuta’: una guarigione o la soluzione di difficoltà familiari o altri utili benefici. I convertiti con motivazioni meno che spirituali sono chiamati a Taiwan ‘cristiani della farina’; a Hong Kong e in Cina ‘cristiani del riso’. Gli avversari del cristianesimo li accusano di essersi convertiti per ottenere aiuto materiale dai missionari. Eppure i missionari devono sempre esercitare la carità a imitazione di Gesù buon pastore. La conversione non è l’obiettivo dell’aiuto, ma la generosa disponibilità a soccorrere le fragilità umane può generare, in chi accoglie il dono, il desiderio di conoscere Cristo, la causa che spinge i missionari a donare la loro vita. E noi sappiamo che da figli e nipoti di cristiani del riso e della farina sono sorte vocazioni e testimonianze di fede fino al martirio. La dinamica della conversione, spesso descritta in questo libro, è sempre segnata dalla grazia e merita rispetto, anche quando apparentemente le motivazioni non sono solo spirituali.

A Taiwan si sperimentano tante cose che ci sembrano pagine di Vangelo. L’esito della missione non è misurato dal successo mondano e dai numeri, ma piuttosto dalla qualità della testimonianza evangelica di chi accoglie Cristo. Trovo molto bello quanto don Silanos ha sperimentato: “Uno dei doni più grandi che mi è stato fatto a Taipei è di poter partecipare allo sguardo con cui Cristo guarda a questa gente e del metodo che usa: la pazienza”. Una frase che mi fa pensare al testamento di Christian De Chargé, il priore di Tibhirine. Il martirio gli permetterà finalmente di “immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo”.

Taiwan ci fa vedere in modo molto eloquente quello che è vero ovunque: Gesù non si incontra in massa. Egli sta alla porta e bussa. La relazione è fondamentale nella dinamica missionaria, e ogni persona è da accogliere e accompagnare come dono prezioso. Da questo rapporto personale nasce l’amicizia. Un tema secondo me fondamentale per la nostra esistenza di uomini e donne discepoli di Gesù. Il tema dell’amicizia, uno dei modi migliori per descrivere la missione, emerge quasi ad ogni pagina in questo libro. Benedetto XVI ha avuto parole meravigliose per descrivere il fatto cristiano come amicizia con Gesù, e la missione come la condivisione, il dono di questa amicizia con altri. La comunità dei discepoli di Gesù è costruita su trame di amicizia.

Matteo Ricci, il grande missionario in Cina, ha intitolato il suo primo libro in cinese Dell’Amicizia: un tema che univa il vangelo, la cultura cinese e l’umanesimo cristiano. Non c’è amore più grande di chi dona la vita agli amici: l’ha fatto Gesù; lo fanno i missionari. L’opera di Cristo, nostra pace, è abbattere il muro divisivo dell’inimicizia. L’esperienza dell’amicizia crea quel movimento che muove i cuori e che attira a Gesù. Anche le dottrine e i ragionamenti sono passaggi importanti per l’adesione alla fede: ma le persone sono toccate nel loro cuore quando incontrano un’amicizia. Nelle cinque relazioni sociali confuciane, che sono la base etica cinese, l’amicizia è la quinta virtù, ma l’unica elettiva, basata cioè sulla scelta libera. E dunque è la più importante, la più umana, quella che più corrisponde alla dignità di persone create a immagine di Dio. Amicizia vuol dire libertà e gratuità, ovvero dono di sé.

Dall’amicizia nasce la felicità: “Se nel mondo non vi fusse amicitia”, scrisse Matteo Ricci, “non ci sarebbe allegrezza”. Mi è piaciuto molto il riferimento alla felicità nella lettura del libro. Il cristianesimo nasce il mattino di Pasqua da un annuncio di gioia. Se i cristiani e i missionari non portano gioia nella vita delle persone, allora non sono evangelici: “siamo tutti destinati alla felicità”.

Il libro è una testimonianza preziosa che la missione è missio Dei - opera di Dio, prima ancora che dei missionari. La missione cambia certo, ma non muore mai, perché viene da Dio. E i missionari sono discepoli che cercano di assumere lo stesso sguardo di Dio. Taiwan è oggi l’isola bella perché Dio vi è all’opera. Questo racconto, molto ben scritto e pieno di genuinità evangelica, ne è una preziosa evidenza.

Nella foto: una celebrazione della Via Crucis a Taipei con i missionari della Fraternità San Carlo Borromeo

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