Pechino: la crisi immobiliare si allarga a società di intermediazione finanziaria
Le bolle cinesi sono pronte a esplodere, come mostra la vicenda della China Evergrande Group che ha presentato istanza di protezione per fallimento a New York. I giganti del mattone e le enormi inadempienze. I guai della Zhongzhi, impero dell’intermediazione finanziaria. Le vane ricerche di soluzioni delle autorità e i timori di proteste. La Pboc taglia il prime rate di 10 punti base.
Pechino (AsiaNews) - Le bolle rappresentate da debiti enormi in Cina sono pronte a esplodere. La settimana scorsa China Evergrande Group, la società immobiliare più indebitata del Paese, ha presentato istanza di protezione per fallimento presso un tribunale di New York. Nel frattempo, si profila all’orizzonte la crisi delle società di intermediazione finanziaria innescate dalle pesanti criticità del settore immobiliare. I default hanno scatenato le proteste degli investitori, mentre in queste ore - e per la seconda volta in tre mesi - la Banca centrale cinese (Pboc) ha tagliato di 10 punti base il Loan prime rate (Lpr, uno dei tassi di interesse chiave) a un anno, fissandolo al 3,45%. Resta invariato al 4,2% il tasso a 5 anni, benchmark per mutui immobiliari, nonostante il già citato calo del settore.
Evergrande, uno dei colossi immobiliari cinesi, deve fronteggiare un’enorme quantità di debiti, pari a 300 miliardi di dollari (275,5 miliardi di euro). Negli ultimi due anni il gigante del mattone ha perso circa 80 miliardi di dollari (73,5 miliardi di euro), mentre rimbalzano voci sullo stato civile del suo presidente, Xu Jiayin, visto che Ding Yumei non è più indicata come coniuge di Xu nel rapporto annuale della società per il 2022. Al contrario, l’ultimo documento presentato alla Borsa di Hong Kong descrive Ding come “parte terza indipendente”. Alla fine del 2021, Ding, in qualità di persona che agisce di concerto e descritta ancora come moglie di Xu nella relazione della società, ha venduto 1,2 miliardi di azioni di Evergrande. Gli analisti ritengono che Xu e Ding abbiano divorziato utilizzandolo come pretesto per eludere i debiti e conservare i beni.
Un altro gigante immobiliare in crisi, Country Garden, sarà rimosso dall’indice Hang Seng di Hong Kong. Il prezzo delle azioni è sceso del 77% rispetto ai massimi livelli di quest’anno. Ad agosto la società non è riuscita a pagare due cedole obbligazionarie in dollari, alimentando nuovi timori fra gli operatori del settore. Gli analisti temono che i problemi dei giganti del mattone possano essere contagiosi per l’economia generale, dato che il settore immobiliare rappresenta quasi un terzo del Prodotto interno lordo (Pil) cinese. Inoltre, secondo il rapporto semestrale, gli utili dell’immobiliare Soho China sono scesi del 93% nella prima metà del 2023. Il rapporto ha anche rivelato che la società deve 1,9 miliardi di yuan (239,66 milioni di euro) di tasse, le quali possono causare inadempienze sui prestiti.
Intanto, la crisi del settore immobiliare si sta trasferendo sempre sul fronte interno alle società di intermediazione finanziaria. Zhongzhi Enterprise Group, uno dei maggiori gestori patrimoniali cinesi, sta affrontando un problema di liquidità che rischia di destabilizzare il sistema finanziario. L’azienda gestisce circa mille miliardi di yuan (126,3 miliardi di euro) di attività delle società di intermediazione finanziaria e sta cercando di correre ai ripari ristrutturando i debiti. Molti prodotti fiduciari di Zhongzhi erano sostenuti da Evergrande. Attualmente, Zhongzhi non è in grado di attingere a nuovi investimenti sufficienti per sostituire i portafogli in scadenza innescando un’insolvenza. Temendo il contagio, numerosi investitori preoccupati per la situazione stanno interrogando le società quotate in borsa sulla loro esposizione al gruppo.
Nel frattempo, la progressiva serie di inadempienze nel settore immobiliare e nel sistema para-bancario sta causando un aumento delle proteste negli ultimi anni. La scorsa estate, alcuni acquirenti di case hanno protestato per gli edifici incompiuti che avevano già pagato in precedenza. Di solito la polizia reprime le proteste e le autorità controllano le vittime, per evitare che presentino petizioni e denunce a Pechino. Lo stesso è accaduto agli investitori di Zhongzhi: dato che Zhongrong International Trust, filiale di Zhongzhi, ha mancato i pagamenti di decine di portafogli, alcuni investitori timorosi di perdere il capitale hanno protestato davanti alla sede di Zhongrong a Pechino. La polizia è intervenuta e ha convinto i manifestanti ad andarsene. Anche l’autorità di regolamentazione bancaria cinese sta esaminando i rischi di Zhongzhi cercando una soluzione per scongiurare un potenziale contagio.
Secondo un rapporto di Goldman Sachs, a causa della debolezza dell’economia e della crisi del settore immobiliare, gli hedge fund internazionali stanno vendendo azioni in Cina. La China Securities Regulatory Commission ha annunciato misure quali la riduzione delle commissione sugli scambi e il prolungamento dell’orario di negoziazione. Tuttavia, secondo gli osservatori questa politica non elimina le preoccupazioni legate al rallentamento dell’economia. L’Ufficio nazionale cinese di statistica ha sospeso la divulgazione del tasso di occupazione giovanile, che ha ormai superato il 20%, una censura subito rimbalzata sui media e i social. Il blocco si è poi esteso dato che, di recente, le autorità hanno oscurato altri dati critici come le vendite di terreni, le riserve di valuta estera, le transazioni obbligazionarie e i decessi di Covid-19.