29/03/2004, 00.00
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Pechino decide sulle riforme politiche

Mons. Zen: "Sulle riforme democratiche, dovrebbe decidere il popolo"

Hong Kong (AsiaNews) – Il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo (il parlamento di Pechino), si riunisce questa settimana per definire quali sono i criteri delle elezioni ad Hong Kong secondo la Basic Law. A tema vi sono due questioni che interessano l'opinione pubblica del territorio: il suffragio universale e l'elezione diretta del governatore (o "Capo dell'Esecutivo") dal 2007 in poi.

La Basic Law, la mini-costituzione firmata da Gran Bretagna e Cina, anni prima del passaggio di Hong Kong alla madrepatria, stabilisce che "fra il 1997 – anno del passaggio ndr – e il 2007" il capo dell'esecutivo deve essere eletto da un comitato di rappresentanti. In seguito ogni metodo elettorale  potrà essere rivisto purché approvato dai 2/3 del Legco (il parlamento di Hong Kong).

Attualmente Hong Kong non ha suffragio universale e il capo dell'esecutivo è in pratica scelto da Pechino e avallato da un comitato a maggioranza filo-cinese.  In questi anni, a causa del fallimento del programma economico di Tung Chee Hwa e del suo essere succube della Cina, nella popolazione di Hong Kong sono cresciute le pressioni perché ci sia l'elezione diretta e il suffragio universale. Secondo un sondaggio del South China Morning Post, almeno 79,9% della popolazione vuole eleggere direttamente il governatore.

L'imminente incontro del Comitato Permanente dell'ANP ha scatenato aspettative e timori. Il Comitato si incontra per "interpretare" la Basic Law. Nelle scorse settimane vari dirigenti cinesi hanno criticato l'opinione pubblica di Hong Kong e membri del partito democratico, escludendo che vi siano cambiamenti dei metodi elettorali fino al 2012. A Hong Kong si teme che "l'interpretazione" sarà in realtà un congelamento delle aspettative democratiche del territorio.

Ieri, e oggi vi sono state manifestazioni di critica contro il governatore Tung Chee Hwa che "sacrifica l'autonomia di Hong Kong" delegando le decisioni a Pechino.

Anche mons. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, ieri ha criticato il metodo dell'interpretazione: "Quando si tratta di riforme democratiche – ha detto il prelato – il popolo dovrebbe prendere le decisioni… Ma sembra che il nostro Legco, il nostro capo dell'esecutivo e l'ufficio di rapporto fra Hong Kong e la Cina non riescono a esprimere le nostre opinioni e comprendere i nostri bisogni…. L'unico modo per migliorare la situazione della città è eleggere un capo dell'esecutivo che possiamo anche cacciare dal suo posto se il suo impegno non è a un buon livello". Il timore del vescovo è che il Comitato Permanente non interpreti la Basic Law ma la trasformi con degli emendamenti. Egli ha ricordato che nel '99 lo stesso Comitato ha cambiato i criteri per il diritto d'asilo proibendo ai figli di persone di Hong Kong nate in Cina, di ricongiungersi con i parenti nel territorio.

Il parlamentare del Partito Democratico Martin Lee Chu-Ming, fra gli estensori della Basic Law, ha ricordato che fin dal 1990 Pechino era d'accordo che dopo il 2007, toccava al territorio stabilire i metodi  elettorali. Tsang Hin-chi, membro di Hong Kong del Comitato Permanente, ha escluso la possibilità di elezioni a suffragio universale per il 2007. Pechino teme che i venti della democrazia passino da Hong Kong alla Cina creando tensioni sociali alla madrepatria, dove vige il governo assoluto del Partito Comunista. Anche una parte degli imprenditori di Hong Kong teme che la democrazia possa danneggiare i loro affari con la Cina.

 

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