Pechino applaude all’obbligo al silenzio degli atleti. La GB ci ripensa
Pechino (AsiaNews) – Gli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino riaffermano che è importante proibire ogni protesta politica al Giochi, dopo il tentativo di mettere in silenzio gli atleti britannici, sotto pena di esclusione dalle competizioni.
Secondo il Mail on Sunday, la British Olympic Association (Boa) ha fatto firmare agli atleti olimpionici britannici un contratto in cui essi si impegnano a non fare commenti su temi politici sensibili durante le Olimpiadi di Pechino, dall’8 al 24 agosto 2008. Lo stesso giornale afferma che la Boa ha minacciato di escludere tutti gli atleti che non firmano.
Sun Weide, portavoce del Comitato dei giochi di Pechino, ha detto che la Cina dà il benvenuto a tutti gli atleti. Egli però si aspetta che tutti gli sportivi seguano la Carta olimpica, stilata dal Comitato Olimpico internazionale (Cio), secondo cui ai giochi sono proibiti atti politici. “Spero – ha continuato – che lo spirito olimpico e i regolamenti del Cio siano seguiti in tutti gli aspetti”.
Da almeno 20 anni gli atleti britannici sono obbligati a firmare un contratto per partecipare ai Giochi. Ma quest’anno, per la prima volta, si è aggiunta una clausola che vieta agli atleti di fare commenti su temi politici. Ogni firmatario che contravviene al silenzio, verrà mandato a casa.
Gruppi in difesa dei diritti umani in Cina accusano il Boa di tradire lo spirito olimpico e di interpretare in modo troppo drastico l’indicazione della sezione 51 della carta Olimpica che vieta manifestazioni di “propaganda politica”.
Amnesty International rivendica libertà di parola per tutti gli atleti “senza il rischio o la minaccia di essere espulsi dalla partecipazione”.
Il portavoce del gruppo per i diritti umani Liberty ha dichiarato che sarebbe contro lo spirito britannico e quello olimpico “tentare di mettere limiti alla [libertà di] parla e di coscienza degli atleti che parteciperanno ai Giochi. Il prezzo [per la Cina] di ospitare un evento così enorme è [accettare] una maggiore verifica politica. Lo sport dovrebbe diffondere valori internazionali e non totalitari”.
A causa delle polemiche, il capo del Boa, Simon Clegg, si è scusato con il pubblico. Egli ha detto che la sua organizzazione “non desidera restringere la libertà di parla degli atleti” e ha promesso una revisione della clausola del contratto.