27/01/2025, 10.32
SIRIA
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Parroco di Aleppo: è troppo presto per dimenticare la Siria

di p. Bahjat Karakach*

La testimonianza ad AsiaNews di p. Karakach, secondo cui il Paese deve ancora percorrere “una lunga strada” per diventare un vero “Stato di diritto, stabile e democratico”. Fra gli elementi in positivo economia aperta e risoluzione dei conflitti coi vicini, preoccupazioni in tema di “libertà politica” e matrice “islamista”. Esecuzioni sommarie di almeno 35 ex ufficiali di Assad nel fine settimana. 

Aleppo (AsiaNews) - È ancora “troppo presto” perché il mondo dimentichi la Siria, nazione che ha ancora “una lunga strada da percorrere” prima di diventare un vero “Stato di diritto, stabile e democratico”. Lo scrive in questa testimonianza inviata ad AsiaNews p. Bahjat Karakach, parroco della chiesa di san Francesco d’Assisi ad Aleppo, che sottolinea luci e ombre di questo nuovo capitolo nella storia della nazione. L’ascesa delle milizie di Hay’at Tahrir al-Sham, un tempo affiliate al fronte di al-Nusra (ex al-Qaeda), guidate dal loro leader Abu Mohammed al-Jolani, capaci in poche settimane di rovesciare il regime di Bashar al-Assad ha portato delle novità in positivo: “L’apertura delle nuove autorità - spiega il parroco - verso la comunità internazionale; le promesse di non essere un Paese in conflitto con i vicini; la visione di una nuova economia aperta, sono elementi positivi”. Non mancano però “preoccupazioni” sul futuro e la “forma di governo” e la “libertà politica” di un governo di chiara matrice “islamista”, pur contando su un elemento fondamentale: “La nostra fede e la nostra speranza - afferma - non siano venute meno”. 

Negli ultimi tre giorni, intanto, i nuovi leader siriani hanno compiuto almeno 35 esecuzioni sommarie di ex ufficiali del deposto regime di Assad e numerosi arresti nella regione di Homs. Inoltre, il leader Hts Ahmed al-Sharaa (al-Jolani) ha incontrato a Damasco l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo grandi per discutere della situazione umanitaria e del ritorno di quanti sono fuggiti in passato, anche se non vi sono dichiarazioni pubbliche sul contenuto dei colloqui. 
Di seguito la testimonianza del parroco di Aleppo:

Dall’ultimo messaggio che vi ho inviato [circa un mese fa, per le celebrazioni di Natale], sono successe molte cose che non potrei riassumere in un breve messaggio come questo. Tuttavia, ho ritenuto importante scrivervi oggi, sia perché molti chiedono aggiornamenti, sia per evitare che l’opinione pubblica abbia l’impressione che tutto vada bene. È ancora troppo presto perché il mondo si dimentichi della Siria: abbiamo una lunga strada da percorrere, prima di raggiungere uno Stato di diritto, stabile e democratico. In questo percorso, abbiamo bisogno del contributo sia dei siriani, dentro e fuori il Paese, sia dei nostri amici sparsi in tutto il mondo. Senza questa solidarietà, non potremo affrontare le immense sfide che ci aspettano.

Per cominciare, vorrei condividere alcuni fatti positivi prima di passare alle emergenze che destano preoccupazione.

Infatti, ci sono alcuni ambiti in cui si avverte una speranza: l’apertura delle nuove autorità verso la comunità internazionale; le promesse di non essere un Paese in conflitto con i vicini; la visione di una nuova economia aperta, sono elementi positivi. Già il costo di alcuni beni sul mercato è diminuito, tanto che oggi è possibile procurarsi carburante, gas e pane senza dover fare lunghe file o subire umiliazioni per ottenere beni di prima necessità. A questo si aggiunge un buon livello di libertà di espressione, a cui noi siriani non eravamo abituati. Durante i decenni del regime, esprimere un’opinione politica era un crimine che poteva costare la vita. Oggi, invece, vediamo nascere spontaneamente diverse iniziative per discutere della Res publica.

Dall’altra parte, tuttavia, non mancano le preoccupazioni tra la gente riguardo al futuro del Paese, alla forma di governo che si instaurerà. Si manterrà la libertà politica o si tratterà di un governo islamista che esclude chiunque non condivida una visione stretta della religione?

Le delegazioni internazionali, inclusa quella italiana, riportano un’impressione positiva degli incontri avuti a Damasco. Affermano di aver ascoltato messaggi di apertura e tolleranza dai rappresentanti del nuovo governo: non ci saranno vendette o spargimenti di sangue, e la Siria sarà un Paese civile, in cui tutte le componenti avranno un ruolo attivo. Questo discorso ufficiale, che oserei definire “seduttivo”, non rispecchia (ancora?) del tutto la realtà sul terreno. Infatti, diversi gruppi armati - di cui non è chiara l’appartenenza - continuano a compiere atti di violenza e discriminazione, mentre manca una strategia chiara per processare i criminali di guerra.

Molte volte queste vendette assumono un carattere religioso, causando vittime innocenti. Non è raro osservare espressioni di un pensiero islamico di orientamento estremista: nei mezzi pubblici le donne vengono separate dagli uomini, e alcuni gruppi distribuiscono alle donne il burqa, un abito nero che copre tutto il corpo, compreso il volto. Il fenomeno più pericoloso, però, è legato ai nuovi agenti di polizia e sicurezza: prima di essere addestrati, devono seguire un corso di sharia, la legge islamica. Questo fatto implica de facto che non tutti i siriani potranno accedere a tali posizioni, compresi i musulmani moderati. Il rischio è la creazione di cittadini di serie B su larga scala.

Non sappiamo quanto durerà questa situazione di “emergenza,” poiché le autorità affermano che non sarà possibile organizzare elezioni senza un censimento. Nel nostro caso, ciò rappresenta un’operazione estremamente complessa, data la presenza di milioni di siriani profughi o senza fissa dimora. Si parla di tre o quattro anni… ma ciò che manca attualmente è una road map che ci guidi fino a quel momento.

Parallelamente, è necessario affrontare le emergenze economiche. È emerso, infatti, che centinaia di migliaia di persone sono impiegate fittiziamente presso le istituzioni governative del vecchio regime: tutte queste saranno licenziate, rimanendo senza sostentamento. D’altra parte, le promesse di aumentare del 400% gli stipendi non sono state ancora mantenute. Anzi, i pensionati sono stati esclusi dall’aumento, e finora molti dipendenti pubblici non hanno ricevuto un salario alla fine di dicembre! Questo ha paralizzato il mercato: oggi la gente non lavora, i soldi non circolano, e i bisognosi sono in aumento.

Siamo consapevoli che non esiste una bacchetta magica per risolvere i problemi. Tuttavia, il fatto che la nostra fede e la nostra speranza non siano venute meno è la vera “magia” made in Siria!

* parroco della chiesa di san Francesco d’Assisi ad Aleppo

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