Parla un testimone del massacro dell'89
"Il sogno della democrazia è possibile se si rafforza la società civile"
Parigi (AsiaNews) - "Vedere decine di giovani falcidiati dalla mitragliatrice sotto i miei occhi ed essere impotente è stata l'esperienza più terribile della mia vita" racconta Cai Chonguo, 49 anni. Cai, allora studente universitario, era in piazza Tiananmen quando sono arrivati i carri armati dell'esercito la notte del 4 giugno 1989. Nei giorni seguenti al massacro ha vissuto nascosto. Dopo qualche mese è riuscito a fuggire ad Hong Kong . Oggi vive da esule a Parigi. Attualmente lavora per il China Labour Bullettin, una pubblicazione on-line che raccoglie testimonianza sulle situazioni di lavoro della Cina attuale. Il China Labour Bulletin è diretto da Han Dongfan, il fondatore del primo sindacato libero in Cina. A causa della visita imminente del presidente Bush, la Francia ha proibito tutte le manifestazioni per le strade, anche quelle per Tiananmen. Ma è possibile incontrarsi al chiuso. Per questo Cai ha organizzato un incontro al Trocadero, con una mostra di fotografie per ricordare il massacro.
Cosa è cambiato dall'89 ad oggi in Cina?
Nell'89 erano intellettuali e studenti a chiedere la democrazia. Oggi in Cina gli studenti e gli intellettuali sono divenuti più conservatori. La gente, anche gli intellettuali hanno preoccupazioni per vivere, c'è molta disoccupazione. Gli studenti, anche loro si preoccupano del loro avvenire. Oggi però sono gli operai e i contadini che chiedono dei diritti. Non semplicemente democrazia o libertà. Essi chiedono libertà di lavorare, di essere pagati, di essere trattati giustamente, di potere organizzarsi in sindacati e associazioni libere, di mandare i loro figli a scuola . La Cina forse è più ricca, ma vi sono molte necessità e il fronte di lotta dei diritti umani si è allargato. Non passa giorno senza che vi sia in Cina una manifestazione in questo senso.
Il governo cinese continua a sostenere che il massacro era un male necessario: ha garantito stabilità sociale e ottenuto il benessere attuale.
Trovo che sia assurdo. E' come dire che dopo la II Guerra mondiale, la crescita economica dell'Italia è avvenuta grazie ai nazisti e a Mussolini! Se non ci fosse stato il massacro di Tiananmen, la crescita economica ci sarebbe stata lo stesso, anzi avremmo avuto insieme riforme economiche e politiche e oggi avremmo uno sviluppo economico molto più equilibrato e una società più giusta.
Ad ogni modo oggi la democrazia è il sogno di tutti i cinesi. Perfino i dirigenti della Cina continuano a dire che un giorno il paese avrà la democrazia, anche se non subito.
È possibile una evoluzione verso la democrazia in modo pacifico?
E' molto più difficile oggi che non nell'89. Allora, se il governo avesse accettato di negoziare con le richieste degli studenti, si sarebbe a poco a poco ampliata la democrazia nelle città e nelle campagne. Ma il governo si è chiuso e non ha avuto fiducia nel suo stesso popolo.
Perché il governo è così contrario alla democrazia? Si dice spesso che la democrazia è solo "un sogno dell'occidente" e non asiatico
Il problema del governo cinese è che monopolizza il potere. Finora esso non ha saputo usare il dialogo come via per le trasformazioni,. Pechino pensa che il dialogo è solo una perdita di potere.
Molti dissidenti dell'89, come lei si sono rifugiati all'estero. Quanti di loro sono ancora impegnati per la democrazia in Cina?
La maggior parte ha abbandonato l'impegno politico. In passato hanno lavorato molto bene, ma naturalmente, molti oggi si preoccupano per la loro vita e per la vita dei loro familiari in Cina. Temono che il loro impegno possa portare dei guai ai loro cari rimasti nella Repubblica popolare.
E lei, non ha parenti in Cina? Non ha paura?
Mio padre è morto due anni fa. E' rimasta mia madre e spesso temo per lei. La settimana scorsa 4 poliziotti sono andati a trovarla e minacciarla.
Qual è la sua speranza?
La mia speranza è grande: il governo centrale e quello locale hanno sempre più difficoltà a amministrare la situazione. Per questo Pechino delega sempre di più i governi locali a gestire le crisi. E questi hanno più possibilità a dialogare con chi protesta, con chi chiede il rispetto dei loro diritti. Perciò io ho molta speranza per la democratizzazione della Cina. Ma l'urgenza non è anzitutto la democrazia politica. Occorre far crescere una democrazia sociale, far nascere una società civile con associazioni autonome, indipendenti, che abbiano libertà di espressione.
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