Papa: per Benedetto XVI la fede ‘non è idea da capire, ma persona da incontrare: Cristo’
Nella basilica di San Pietro Francesco ha celebrato la messa per il papa emerito, cardinali e vescovi defunti. Di papa Ratzinger ha ricordato come amasse definirsi “umile lavoratore nella vigna del Signore”, per “servire, non essere serviti”. Per il pontefice “compassione e umiltà” sono parole chiave. Orfano, vedova e forestiero i più “soli e abbandonati”, per questo “più cari” al Signore.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Benedetto XVI nella prima enciclica Deus caritas est ha scritto che “il programma di Gesù è ‘un cuore che vede’. Quante volte ci ha ricordato che la fede” non consiste in una “idea da capire o una morale da assumere” ma è una “Persona da incontrare, Gesù Cristo: il suo cuore batte forte per noi, il suo sguardo s’impietosisce davanti alla nostra sofferenza”. È quanto ha sottolineato papa Francesco nell’omelia della messa celebrata stamattina nella basilica di san Pietro in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno, in cui ha ricordato anche il predecessore e pontefice emerito Joseph Ratzinger scomparso il 31 dicembre scorso. Il papa ha poi ripreso le “parole iniziali” di Benedetto XVI in cui si è definito un “umile lavoratore nella vigna del Signore. Sì, il cristiano, soprattutto il papa, i cardinali, i vescovi, sono chiamati - ha detto Francesco - a essere umili lavoratori: a servire, non a essere serviti; a pensare, prima che ai propri frutti, a quelli della vigna del Signore. E quanto è bello rinunciare a sé stessi per la Chiesa di Gesù!”.
Oltre al papa emerito, la messa di suffragio è stata occasione per rendere omaggio a porporati e prelati deceduti nel corso dell’anno. Per il continente asiatico ricordiamo il card. Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo emerito di Ranchi, in India, e per l’Asia-Pacifico il card. George Pell, prefetto emerito della segreteria per l’Economia che ha sofferto accuse infamanti e conosciuto il carcere, per poi essere scagionato da ogni accusa. Fra i vescovi e arcivescovi vi sono in particolare i prelati cinesi fra cui mons. Joseph Gao Hong-Xiao della diocesi di Kaifeng, mons. Joseph Ti-Kang emerito di Taipei (Taiwan), mons. Joseph Huo Cheng vescovo di Fenyang e mons. Peter Lin Jia-Shan, arcivescovo di Fuzhou. Fra gli altri prelati vi è anche l’iracheno mons. Rabban al-Qas emerito di Duhok e mons. Ignatius Paul Pinto emerito di Bangalore, in India.
Nell’omelia della messa Francesco ha ricordato due parole chiave: compassione e umiltà, che associa a tre figure definendole “i più soli e abbandonati” che sono la vedova, l’orfano e il forestiero ma che, al tempo stesso, sono “le persone più intime e care al Signore”. Il Vangelo ricorda come Gesù, incontrando un corteo che viaggia in direzione opposta e che sta seppellendo il figlio unico di una madre vedova, nel vederla viene “preso da grande compassione per lei”. Il nostro Dio, sottolinea il papa, “risplende a contatto con le nostre miserie, perché il suo cuore è compassionevole”. “La risurrezione di quel figlio, il dono della vita - prosegue - che vince la morte, scaturisce proprio da qui: dalla compassione del Signore, che si commuove di fronte al nostro male estremo, la morte”. La compassione ha una caratteristica “concreta” perché Gesù “si avvicina e tocca la bara”, riflette il pontefice, un gesto all’epoca “inutile”, se non addirittura “impuro”, ma Gesù “non bada a questo, la sua compassione azzera le distanze e lo porta a farsi vicino”.
Guardando alle figure della vedova, dell’orfano e del forestiero Francesco sottolinea come tutti noi “ricaviamo un insegnamento importante, che condenso nella seconda parola di oggi: umiltà”. “L’orfano e la vedova - afferma il pontefice - sono infatti gli umili per eccellenza, coloro che, riponendo ogni speranza nel Signore e non in sé stessi, hanno spostato il centro della vita in Dio: non fanno conto sulle proprie forze, ma su di Lui, che si prende cura di loro”. Nella messa per cardinali e vescovi defunti, il pontefice richiama il valore dell’umiltà, del bisogno di Dio, della fiducia in lui che è evidente negli “umili”. Sono “questi poveri in spirito”, afferma, che rivelano come “la piccolezza” sia “tanto gradita” al Signore ed è “la via che conduce al Cielo. Dio cerca persone umili, che sperano in Lui, non in sé stessi e nei propri piani. Fratelli e sorelle, questa è l’umiltà cristiana: non una virtù fra le altre, ma la disposizione di fondo della vita: credersi bisognosi di Dio e fargli spazio, riponendo ogni fiducia in Lui”. In conclusione dell’omelia, il pontefice ricorda la preghiera di san Francesco di Assisi che rivolgendosi a Dio diceva “Tu sei umiltà” e per questo invita a chiedere “uno sguardo compassionevole e un cuore umile”.
(Foto Vatican Media)