Papa: l’umanesimo di San Benedetto antidoto alla cultura dell’ego
Illustrando la figura del fondatore del monachesimo occidentale, il Papa dice che l’Europa da due guerre mondiali e da crollo delle ideologie per trovare la sua unità ha bisogno anche degli insegnamenti religiosi e morali che emergono dalle sue radici cristiane.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il “vero umanesimo” di San Benedetto, fatto di un cammino verso Dio, è ancora oggi un antidoto contro la cultura della autorealizzazione “facile ed egocentrica” dell’uomo, una tentazione “spesso oggi esaltata”, in una Europa, che “uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie, è alla ricerca della sua propria identità”.
La figura del fondatore del monachesimo occidentale, “anche patrono del mio pontificato”, è stata al centro della riflessione che Benedetto XVI ha proposto oggi alle 30mila persone presenti in Piazza San Pietro per l’udienza generale, l’ultima prima della partenza per il viaggio negli Usa, il 15 aprile. Un discorso che se ha visto l’auspicio che “l’Europa possa essere illuminata dagli insegnamenti religiosi e morali che emergono dalle sue radici cristiane” si è allargato alla visione della Regola benedettina come un modello per tutti gli uomini di oggi, in quanto, con la sua vita, San Benedetto “dimostra che Dio non è un’ipotesi lontana sull’origine del mondo, ma una presenza concreta nella vita dell’uomo”. Così, nel Vecchio continente “per creare una unità nuova e duratura sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del continente altrimenti non si può ricostruire l'Europa. Senza questa linfa vitale - ha proseguito - l’uomo è esposto al rischio di soccombere e di volersi redimere da sé”. E’ una “utopia che in modi diversi, come ha rivelato il papa Giovanni Paolo II rappresenta un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell'umanità”.
Il Papa ha poi ricordato che San Benedetto, nato intorno al 480, fu mandato dai genitori benestanti a studiare a Roma. Ma, “disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni” e non volendo cadere nei loro stessi sbagli, ma “piacere solo a Dio”, ancora prima della conclusione degli studi si ritirò sui monti ad est di Roma. Nei tre anni nei quali si fece eremita in una grotta vicino Subiaco, visse un tempo di “solitudine con Dio”. Quel periodo gli servì “per superare le tre tentazioni fondamentali: quella della autoaffermazione, di porre se stesso al centro, quella della sessualità e quella dell’ira e della vendetta”.
“Nell'inquietudine e nella confusione del suo tempo”, causata dalla caduta dell’Impero e dalla crisi dei costumi, “egli viveva sotto lo sguardo di Dio e con il proprio sguardo verso di lui e non perse di vista l'uomo con i suoi problemi concreti”. “Così ha capito la realtà dell’uomo e la sua missione”. Di San Benedetto il Papa ha poi evidenziato la vita di preghiera che per lui era “in primo luogo un atto di ascolto e che deve poi tradursi in azione concreta. Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno con i fatti ai suoi santi insegnamenti”. La Regola di San Benedetto, in conclusione, è ancora oggi “una luce nel cammino dell’umanità”, ed è “la ricerca di Cristo umile o obbediente” e proprio cosi è al servizio dell’altro e della pace
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