Papa: la tutela del creato, dono di Dio, esige che si cambi il modello di sviluppo
La protezione della natura è connessa con il tema dello sviluppo umano integrale. Quando è rispettata la “ecologia umana” è rispettato anche l’ambiente. L’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza.
Castel Gandolfo (AsiaNews) - Il creato, “materia strutturata in modo intelligente da Dio”, è donato a tutti gli uomini perché ne traggano frutto e lo governino, condividendone i beni e preoccupandosi che anche le prossime generazioni possano goderne. Da questo principio che la Chiesa afferma è venuto oggi il richiamo di Benedetto XVI ai “responsabili internazionali”, perché “agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra (cfr Caritas in veritate, 50)”. Ciò richiede, ha detto alle 4mila persone presenti nel cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per l’udienza generale, “uno sviluppo umano integrale a beneficio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità. Perché ciò avvenga è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della fame e della miseria”.
“Ci avviciniamo ormai – ha rilevato - alla fine del mese di agosto, che per molti significa la conclusione delle vacanze estive. Mentre si torna alle attività quotidiane, come non ringraziare Iddio per il dono prezioso del creato, di cui è possibile godere, e non solo durante il periodo delle ferie! I differenti fenomeni di degrado ambientale e le calamità naturali, che purtroppo non raramente la cronaca registra, ci richiamano l’urgenza del rispetto dovuto alla natura, recuperando e valorizzando, nella vita di ogni giorno, un corretto rapporto con l’ambiente”.
“La terra – ha proseguito - è dono prezioso del Creatore, il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. E’ proprio a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale”. Ricordando che “l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future”, il Papa ha sottolineato “la comune responsabilità per il creato”. “La Chiesa – ha detto ancora - non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, donate dal Creatore a tutti, ma soprattutto si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso. Infatti, ‘quando l’«ecologia umana’ è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio’”. “Non è forse vero che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa ‘l’ultima istanza’ e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile”.
Il creato è dunque affidato alla responsabilità dell’uomo, che “è chiamato ad esercitare un governo responsabile per custodirlo, metterlo a profitto e coltivarlo, trovando le risorse necessarie per una esistenza dignitosa di tutti. Con l’aiuto della stessa natura e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva, l’umanità è veramente in grado di assolvere al grave dovere di consegnare alle nuove generazioni una terra che anch’esse, a loro volta, potranno abitare degnamente e coltivare ulteriormente (cfr Caritas in veritate, 50). Perché ciò si realizzi, è indispensabile lo sviluppo di ‘quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio’ (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 7), riconoscendo che noi tutti proveniamo da Dio e verso Lui siamo tutti in cammino. Quanto è importante allora che la comunità internazionale e i singoli governi sappiano dare i giusti segnali ai propri cittadini per contrastare in modo efficace le modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino ad esso dannose!”
“I costi economici e sociali, derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni, riconosciuti in maniera trasparente, vanno supportati da coloro che ne usufruiscono, e non da altre popolazioni o dalle generazioni future. La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra (cfr Caritas in veritate, 50). Insieme possiamo costruire uno sviluppo umano integrale a beneficio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità. Perché ciò avvenga è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della fame e della miseria”.
Il Papa ha concluso la sua riflessione citando le parole di san Francesco nel Cantico delle creature: “Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione … Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature”. “Così san Francesco. Anche noi vogliamo pregare e vivere nello spirito di queste parole”.
Alla fine dell'udienza, infine Benedetto XVI ha detto: “Mi sembra che un piccolo coro del Giappone voleva cantare qualcosa, no?” E alcuni giapponesi, uomini e donne, giovani e adulti hanno cantato una breve canzone in coro.
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