Papa: anche nel dolore, la presenza di Dio rimane, è fonte di consolazione, di fiducia
Proseguendo nelle riflessioni sulla preghiera, Benedetto XVI comincia a parlare dei Salmi, “scuola di preghiera” fatta con le parole di Dio e nella quale confluisce tutta la complessità dell’esistere umano. Inni, lamentazioni e suppliche individuali e collettive, canti di ringraziamento, salmi penitenziali, salmi sapienziali, ed altri generi.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Anche nella desolazione, nel dolore, la presenza di Dio rimane, è fonte di consolazione, di fiducia, nella consapevolezza che stiamo camminando verso la luce, definitiva. E’ l’insegnamento che si apprende dai Salmi, una “scuola” alla quale Benedetto XVI dedica da oggi le sue riflessioni per l’udienza generale.
Continuando a dedicare alla preghiera la catechesi del mercoledì, il Papa ha infatti annunciato alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro che, dopo aver esaminato alcune figure particolarmente significative dell’Antico testamento: Abramo Giacobbe, Mosè ed Elia, oggi egli apre “un nuovo tratto del percorso sulla preghiera”, invece di commentare le preghiere di personaggi, “entreremo nel libro delle preghiere per eccellenza, il Libro dei salmi”.
Sono un “complesso formulario di preghiera, 150 salmi”, nei quali c’è “il nostro modo di rivolgerci a Dio e relazionarci con lui. “Nei Salmi si intrecciano e si esprimono gioia e sofferenza, desiderio di Dio e percezione della propria indegnità, felicità e senso di abbandono, fiducia in Dio e dolorosa solitudine, pienezza di vita e paura di morire. Tutta la realtà del credente confluisce in quelle preghiere, che il popolo di Israele prima e la Chiesa poi hanno assunto come mediazione privilegiata del rapporto con l’unico Dio e risposta adeguata al suo rivelarsi nella storia”.
“I Salmi - ha detto ancora - sono manifestazioni dell’animo e della fede, in cui tutti si possono riconoscere e nei quali si comunica quell’esperienza di particolare vicinanza a Dio a cui ogni uomo è chiamato. Ed è tutta la complessità dell’esistere umano che si concentra nella complessità delle diverse forme letterarie dei vari Salmi: inni, lamentazioni e suppliche individuali e collettive, canti di ringraziamento, salmi penitenziali, salmi sapienziali, ed altri generi che si possono ritrovare in queste composizioni poetiche”.
I Salmi si possono suddividere in “due grandi ambiti, la supplica, connessa al lamento e la lode”. “La supplica esprime angoscia o confessa il peccato chiedendo di essere perdonato, nella fiducia di essere ascoltato”, in essa c’è “il riconoscimento di Dio come buono, pronto ad aiutare ascoltare perdonare”. La supplica, insomma, “è animata dalla certezza che Dio risponderà e questo apre alla lode e al rendimento di grazia”. Analogamente, nella lode, facendo memoria del dono ricevuto si riconosce la propria piccolezza, la propria condizione creaturale, inevitabilmente segnata dalla morte”. “In tal modo supplica e lode si intrecciano e fondono in un unico canto”.
I Salmi insegnano a pregare, in essi “la Parola di Dio diventa preghiera, Questa è la bellezza e la particolarità di questo libro”. Le preghiere infatti non sono inserite in una trama narrativa che ne esplica la funzione sono solo testi di preghiera “e poiché sono parola di Dio, ci si rivolge a Dio con le parole che egli stesso ci ha insegnato”. “Sono una scuola di preghiera”.
In quest’ottica, “importanti e significativi sono il modo e la frequenza con cui le parole dei Salmi vengono riprese dal Nuovo Testamento”. “Nel Signore Gesù, che nella sua vita terrena ha pregato con i Salmi, essi trovano il loro definitivo compimento e svelano il loro senso più pieno e profondo. Le preghiere del Salterio, con cui si parla a Dio, ci parlano di Lui, ci parlano del Figlio, immagine del Dio invisibile, che ci rivela compiutamente il volto del Padre. Il cristiano, dunque, pregando i Salmi, prega il Padre in Cristo e con Cristo, assumendo quei canti in una prospettiva nuova, che ha nel mistero pasquale la sua ultima chiave interpretativa. L’orizzonte dell’orante si apre così a realtà inaspettate, ogni Salmo acquista una luce nuova in Cristo e il Salterio può brillare in tutta la sua infinita ricchezza”.
“Prendiamo dunque in mano questo libro santo - la conclusione del Papa - lasciamoci insegnare da Dio a rivolgerci a Lui, facciamo del Salterio una guida che ci aiuti e ci accompagni quotidianamente nel cammino della preghiera”.
Continuando a dedicare alla preghiera la catechesi del mercoledì, il Papa ha infatti annunciato alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro che, dopo aver esaminato alcune figure particolarmente significative dell’Antico testamento: Abramo Giacobbe, Mosè ed Elia, oggi egli apre “un nuovo tratto del percorso sulla preghiera”, invece di commentare le preghiere di personaggi, “entreremo nel libro delle preghiere per eccellenza, il Libro dei salmi”.
Sono un “complesso formulario di preghiera, 150 salmi”, nei quali c’è “il nostro modo di rivolgerci a Dio e relazionarci con lui. “Nei Salmi si intrecciano e si esprimono gioia e sofferenza, desiderio di Dio e percezione della propria indegnità, felicità e senso di abbandono, fiducia in Dio e dolorosa solitudine, pienezza di vita e paura di morire. Tutta la realtà del credente confluisce in quelle preghiere, che il popolo di Israele prima e la Chiesa poi hanno assunto come mediazione privilegiata del rapporto con l’unico Dio e risposta adeguata al suo rivelarsi nella storia”.
“I Salmi - ha detto ancora - sono manifestazioni dell’animo e della fede, in cui tutti si possono riconoscere e nei quali si comunica quell’esperienza di particolare vicinanza a Dio a cui ogni uomo è chiamato. Ed è tutta la complessità dell’esistere umano che si concentra nella complessità delle diverse forme letterarie dei vari Salmi: inni, lamentazioni e suppliche individuali e collettive, canti di ringraziamento, salmi penitenziali, salmi sapienziali, ed altri generi che si possono ritrovare in queste composizioni poetiche”.
I Salmi si possono suddividere in “due grandi ambiti, la supplica, connessa al lamento e la lode”. “La supplica esprime angoscia o confessa il peccato chiedendo di essere perdonato, nella fiducia di essere ascoltato”, in essa c’è “il riconoscimento di Dio come buono, pronto ad aiutare ascoltare perdonare”. La supplica, insomma, “è animata dalla certezza che Dio risponderà e questo apre alla lode e al rendimento di grazia”. Analogamente, nella lode, facendo memoria del dono ricevuto si riconosce la propria piccolezza, la propria condizione creaturale, inevitabilmente segnata dalla morte”. “In tal modo supplica e lode si intrecciano e fondono in un unico canto”.
I Salmi insegnano a pregare, in essi “la Parola di Dio diventa preghiera, Questa è la bellezza e la particolarità di questo libro”. Le preghiere infatti non sono inserite in una trama narrativa che ne esplica la funzione sono solo testi di preghiera “e poiché sono parola di Dio, ci si rivolge a Dio con le parole che egli stesso ci ha insegnato”. “Sono una scuola di preghiera”.
In quest’ottica, “importanti e significativi sono il modo e la frequenza con cui le parole dei Salmi vengono riprese dal Nuovo Testamento”. “Nel Signore Gesù, che nella sua vita terrena ha pregato con i Salmi, essi trovano il loro definitivo compimento e svelano il loro senso più pieno e profondo. Le preghiere del Salterio, con cui si parla a Dio, ci parlano di Lui, ci parlano del Figlio, immagine del Dio invisibile, che ci rivela compiutamente il volto del Padre. Il cristiano, dunque, pregando i Salmi, prega il Padre in Cristo e con Cristo, assumendo quei canti in una prospettiva nuova, che ha nel mistero pasquale la sua ultima chiave interpretativa. L’orizzonte dell’orante si apre così a realtà inaspettate, ogni Salmo acquista una luce nuova in Cristo e il Salterio può brillare in tutta la sua infinita ricchezza”.
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14/10/2020 10:52
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