Papa: Lo Spirito è fuoco d’amore, tempesta che purifica l’aria, vincitore della paura
Città del Vaticano (AsiaNews) – In una basilica di san Pietro tutta addobbato di rosso - fiori, paramenti, altare – Benedetto XVI ha celebrato la messa nella solennità di Pentecoste, che ricorda il dono dello Spirito donato agli apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. A dare maggiore solennità, oltre al coro della cappella Sistina, vi è stata la presenza del coro del Duomo e della Kammerorchester di Colonia, un insieme di circa 200 elementi che hanno eseguito la Harmoniemesse, una delle ultime messe di Joseph Haydn, nel bicentenario della sua morte.
Il papa, ringraziandoli, ha definito l’opera “una sublime sinfonia per la gloria di Dio”.
Fra tutte le solennità, ha detto il papa, la Pentecoste “si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra”: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). “Il vero fuoco - ha spiegato - lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce”.
Il papa ha precisato che oggi, “la via normale” per incontrare le Spirito e ricevere questo “fuoco” è la Chiesa. Ma per riceverlo, perché la Chiesa sia “il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo”, occorre che i cristiani siano come i discepoli “perseveranti e concordi nella preghiera”. Occorre, ha detto, che “la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla preghiera”.
Riferendosi poi al racconto della Pentecoste negli Atti degli apostoli, il pontefice si è soffermato sulla descrizione che lì si fa dello Spirito come “tempesta”.
“Chiaramente san Luca [l’autore degli Atti] ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come ‘vento impetuoso’, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!”.
Riprendendo poi la similitudine del fuoco, Benedetto XVI spiega più in profondità la differenza fra l’eroe mitico Prometeo e Gesù. Prometeo è il simbolo dell’uomo moderno: “Impossessatosi delle energie del cosmo – il ‘fuoco’ – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto”.
“Nelle mani di un uomo così – ha continuato il papa - il ‘fuoco’ e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.
Ritornando infine ancora al racconto della Pentecoste (in cui i discepoli, prima rinchiusi nel Cenacolo, poi coraggiosi annunciatori del Vangelo), Benedetto XVI afferma che lo Spirito “vince la paura”. “Lo Spirito di Dio – ha concluso - dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore. Con questa fede e questa gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: ‘Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!’”.
19/06/2019 10:48
15/07/2008