Papa: Convertirsi è la risposta più efficace al male, pena la rovina di persone e società
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’invito di Gesù a convertirsi, a “fare penitenza… non è semplice moralismo, ma la via più efficace per cambiare in meglio se stessi e la società”: Benedetto XVI ha posto oggi alla base del rinnovamento sociale l’elemento più intimo della predicazione quaresimale. La conversione, è l’unico atteggiamento realistico, “l’unica risposta adeguata ad accadimenti che mettono in crisi le certezze umane”.
Per la sua riflessione prima dell’Angelus, il pontefice ha preso le mosse dal vangelo di questa terza domenica di Quaresima che narra di “due fatti di cronaca” successi la tempo di Gesù: “Il primo: la rivolta di alcuni Galilei, che era stata repressa da Pilato nel sangue; il secondo: il crollo di una torre a Gerusalemme, che aveva causato diciotto vittime. Due avvenimenti tragici ben diversi: l’uno causato dall’uomo, l’altro accidentale”.
“Secondo la mentalità del tempo – ha spiegato il papa - la gente era portata a pensare che la disgrazia si fosse abbattuta sulle vittime a motivo di qualche loro grave colpa. Gesù invece dice: ‘Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? … O che quei diciotto fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?’ (Lc 13,2.4). E in entrambi i casi conclude: ‘No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti nello stesso modo’ (13,3.5)”.
Per il pontefice, in questo modo Gesù avverte che “di fronte a certe disgrazie non serve scaricare la colpa sulle vittime. Vera saggezza è piuttosto lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e assumere un atteggiamento di responsabilità: fare penitenza e migliorare la nostra vita”.
La conversione non è un atteggiamento intimista o moralista, ma ha un peso sociale. Essa, ha detto il pontefice, “è la risposta più efficace al male, ad ogni livello, interpersonale, sociale e internazionale. Cristo invita a rispondere al male prima di tutto con un serio esame di coscienza e con l’impegno a purificare la propria vita. Altrimenti – dice – periremo, periremo tutti nello stesso modo. In effetti, le persone e le società che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina. La conversione, invece, pur non preservando dai problemi e dalle sventure, permette di affrontarli in 'modo' diverso. Anzitutto aiuta a prevenire il male, disinnescando certe sue minacce. E, in ogni caso, permette di vincere il male con il bene, se non sempre sul piano dei fatti – che a volte sono indipendenti dalla nostra volontà – certamente su quello spirituale. In sintesi: la conversione vince il male nella sua radice che è il peccato, anche se non sempre può evitarne le conseguenze”.
“Preghiamo Maria Santissima – ha concluso Benedetto XVI - che ci accompagna e ci sostiene nell’itinerario quaresimale, affinché aiuti ogni cristiano a riscoprire la grandezza, direi la bellezza della conversione. Ci aiuti a comprendere che fare penitenza e correggere la propria condotta non è semplice moralismo, ma la via più efficace per cambiare in meglio se stessi e la società. Lo esprime molto bene una felice sentenza: Accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità”.
Alla fine, come sempre, il pontefice ha salutato i vari gruppi linguistici presenti nella piazza san Pietro, dove erano radunati decine di migliaia di persone.