Papa: Affidiamo a Maria chi segue Cristo Buon Pastore nel sacerdozio e nella vita consacrata
Nella Giornata mondiale per le vocazioni il papa riafferma che "Dio continua a chiamare ragazzi, giovani e adulti a lasciare tutto" per seguire Cristo. Stamane in san Pietro il pontefice ha celebrato l'ordinazione sacerdotale di 15 diaconi.
Città del Vaticano (AsiaNews) Con un atto di affidamento a Maria per tutti i sacerdoti del mondo e una preghiera "perché si accresca il numero di coloro che accolgono l'invito di Cristo a seguirlo nella via del sacerdozio e della vita consacrata", Benedetto XVI ha ricordato oggi al Regina Caeli la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. L'appuntamento coincide con la quarta domenica di Pasqua, la cui liturgia presenta la figura del Buon Pastore. Per l'occasione lo scorso marzo il papa aveva già pubblicato un Messaggio, dal tema "La vocazione nel mistero della Chiesa" (v. il link qui : Papa: siamo certi, Gesù continua a chiamare alla "missione insostituibile" del sacerdozio).
"Nel Messaggio ha detto il papa davanti ai pellegrini in piazza san Pietro - ho ricordato l'esperienza dei primi discepoli di Gesù, che, dopo averlo conosciuto lungo il lago e nei villaggi della Galilea, furono conquistati dal suo fascino e dal suo amore. La vocazione cristiana è sempre il rinnovarsi di questa amicizia personale con Gesù Cristo, che dona senso pieno alla propria esistenza e la rende disponibile per il Regno di Dio. La Chiesa vive di tale amicizia, alimentata dalla Parola e dai Sacramenti, realtà sante affidate in modo particolare al ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi, consacrati dal sacramento dell'Ordine. Ecco perché come ho ribadito nello stesso Messaggio la missione del sacerdote è insostituibile, e anche se in alcune regioni si registra scarsità di clero, non si deve dubitare che Dio continui a chiamare ragazzi, giovani e adulti a lasciare tutto per dedicarsi alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale".
Il pontefice ha anche ricordato "un'altra speciale forma di sequela di Cristo" che è "la vocazione alla vita consacrata, che si esprime in una esistenza povera, casta e obbediente tutta dedicata a Dio, nella contemplazione e nella preghiera, e posta al servizio dei fratelli, specialmente dei piccoli e dei poveri". Egli ha voluto sottolineato che "anche il matrimonio cristiano è a pieno titolo vocazione alla santità" e che proprio "l'esempio di santi genitori è la prima condizione favorevole al fiorire delle vocazioni sacerdotali e religiose".
Prima della recita della preghiera pasquale alla Madonna, il papa ha chiesto a tutti i fedeli di invocare "l'intercessione di Maria, Madre della Chiesa, per i sacerdoti e per i religiosi e le religiose; preghiamo inoltre perché i germi di vocazione che Dio semina nel cuore dei fedeli giungano a piena maturazione e rechino frutti di santità nella Chiesa e nel mondo".
In mattinata, con inizio alle 9, nella basilica di san Pietro, il papa aveva presieduto l'Eucarestia, nel corso della quale ha ordinato al sacerdozio 13 diaconi della diocesi di Roma e 2 religiosi dell'ordine dei carmelitani scalzi.
Nell'omelia il papa ha messo in luce alcuni punti fondamentali sul sacerdozio a immagine del "Buon Pastore":
1) il sacerdote non desidera "diventare personalmente qualcuno, ma invece esserci per l'altro, per Cristo, e così mediante Lui e con Lui esserci per gli uomini che Egli cerca, che Egli vuole condurre sulla via della vita. Si entra nel sacerdozio attraverso il Sacramento e ciò significa appunto: attraverso la donazione totale di se stessi a Cristo, affinché Egli disponga di me; affinché io Lo serva e segua la sua chiamata, anche se questa dovesse essere in contrasto con i miei desideri di autorealizzazione e stima. Entrare per la porta, che è Cristo, vuol dire conoscerlo ed amarlo sempre di più, perché la nostra volontà si unisca alla sua e il nostro agire diventi una cosa sola col suo agire";
2) l'Eucarestia, celebrata tutti i giorni, "deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita. La vita non la si dona solo nel momento della morte e non soltanto nel modo del martirio. Noi dobbiamo donarla giorno per giorno. Occorre imparare giorno per giorno che io non possiedo la mia vita per me stesso. Giorno per giorno devo imparare ad abbandonare me stesso; a tenermi a disposizione per quella cosa per la quale Egli, il Signore, sul momento ha bisogno di me, anche se altre cose mi sembrano più belle e più importanti. Donare la vita, non prenderla. È proprio così che facciamo l'esperienza della libertà. La libertà da noi stessi, la vastità dell'essere. Proprio così, nell'essere utile, la nostra vita diventa importante e bella. Solo chi dona la propria vita, la trova;
3) il sacerdote deve vivere nel suo intimo "il rapporto con Cristo e per il suo tramite con il Padre; solo allora possiamo veramente comprendere gli uomini, e allora essi si rendono conto di aver trovato il vero pastore";
4) "La missione di Gesù riguarda l'umanità intera, e perciò alla Chiesa è data una responsabilità per tutta l'umanità, affinché essa riconosca Dio, quel Dio che, per noi tutti, in Gesù Cristo si è fatto uomo, ha sofferto, è morto ed è risorto. La Chiesa non deve mai accontentarsi della schiera di coloro che a un certo punto ha raggiunto. Non può ritirarsi comodamente nei limiti del proprio ambiente. È incaricata della sollecitudine universale, deve preoccuparsi di tutti. Questo grande compito dobbiamo "tradurre" nelle nostre rispettive missioni. Ovviamente un sacerdote, un pastore d'anime, deve innanzitutto preoccuparsi di coloro, che credono e vivono con la Chiesa, che cercano in essa la strada della vita e che da parte loro, come pietre vive, costruiscono la Chiesa e così edificano e sostengono insieme anche il sacerdote. Tuttavia, dobbiamo anche sempre di nuovo come dice il Signore uscire "per le strade e lungo le siepi" (Lc 14, 23) per portare l'invito di Dio al suo banchetto anche a quegli uomini che finora non ne hanno ancora sentito niente, o non ne sono stati toccati interiormente".