Papa in Gran Bretagna: “vergogna” e “umiliazione” per gli abusi dei preti sui bambini
Le “immense sofferenze” delle vittime dei preti pedofili ricordate accanto a quelle di chi soffre discriminazioni e persecuzioni per la fede. Celebrando la messa nella cattedrale di Westminster, Benedetto XVI torna a sottolineare “il bisogno” che la Chiesa e la società hanno di “testimoni” di Cristo.
Londra (AsiaNews) - Le “immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri” hanno causato “vergogna” e “umiliazione” in “tutti”: esse sono parte dei tanti dolori che quotidianamente i cristiani offrono a Dio, sia quando soffrono “discriminazioni e persecuzioni per la loro fede”, sia quando patiscono per mali del corpo, della mente o dello spirito. Al terzo giorno della sua visita in Gran Bretagna, celebrando messa nella cattedrale di Westminster, cuore dell’Inghilterra cattolica, Benedetto XVI ha affrontato così quello che è il tema più usato nelle polemiche e negli attacchi contro di lui e contro la Chiesa cattolica.
Attacchi e polemiche che appaiono in gran parte scemati. Si parla molto, oggi, dell’arresto dei sei magrebini sospettati di voler compiere un attentato contro Benedetto XVI. Che “è felice di questo viaggio ed è tranquillo” ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. “Abbiamo piena fiducia – ha aggiunto - nelle operazioni delle forze di sicurezza per proteggere sia il Papa che il pubblico”. Il Papa, si commenta tra coloro che lo seguono “sta apprezzando la visita ed è stato accolto calorosamente dovunque”. C’è stata anche un’edizione speciale del Times, un tabloid interamente dedicato al viaggio papale che, tra l’altro, contiene un articolo di Lord Christopher Patten, l'incaricato del primo ministro per la visita, intitolato “Why this state visit is well worth its cost to British taxpaiers” (Perchè questa visita di Stato vale il suo costo per i contribuenti britannici). E, su questo piano, stamattina, prima di recarsi a Westminster, Benedetto XVI ha incontrato il premier, David Cameron, il vice-primo ministro, Nick Clegg, e l’Acting Leader dell’pposizione, Harriet Harman.
C’è calore anche intorno alla cattedrale di Westminster, al cui iinterno c’è anche l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Sul sagrato, alcune migliaia di giovani gridano il loro entusiasmo. “Pensate a tutto l’amore, per ricevere il quale il vostro cuore è stato creato e a tutto l’amore che esso è chiamato a donare”, dirà loro, in un saluto dopo la messa, citando poi Madre Teresa di Calcutta, “la grande Missionaria della Carità, ci ricordava che dare amore, amore puro e generoso, è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua parola e dalla grazia che egli effonde su di noi nei sacramenti della sua Chiesa”.
Durante il rito, invece, Benedetto XVI prende spunto, nell’omelia, dal grande crocefisso che domina la cattedrale, dedicata al Preziosissimo Sangue, “sorgente di vita della Chiesa”. “Il grande crocifisso che qui ci sovrasta – ha detto - ci ricorda che Cristo, nostro eterno sommo sacerdote, unisce quotidianamente i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri bisogni, speranze e aspirazioni agli infiniti meriti del suo sacrificio. Per lui, con lui ed in lui noi eleviamo i nostri corpi come un sacrificio santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1). In questo senso siamo presi nella sua eterna oblazione, completando, come afferma san Paolo, nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa (cfr Col 1,24). Nella vita della Chiesa, nelle sue prove e tribolazioni, Cristo continua, secondo l’incisiva espressione di Pascal, ad essere in agonia fino alla fine del mondo (Pensées, 553, éd. Brunschvicg)”.
“Vediamo rappresentato nella forma più eloquente - prosegue - questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana. Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito. Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti”.
Il Papa torna, infine, su quello che è il fil rouge di questa visita: l’affermazione del ruolo della religione anche nella società e la necessità che i cristiani diano testimonianza della loro fede. Una vera democrazia non emargina la religione, ma promuove la collaborazione tra fede e ragione, aveva detto ieri sera nel discorso a Westminister Hall, rivolto alla società civile britannica. “Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza! – ha detto oggi - Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri della società”.
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