Nunzio a Baghdad: "Uccidono lavoratori, cristiani e musulmani. Sono solo terroristi"
Nel caos generale le elezioni sono un fattore essenziale per la stabilizzazione.
Baghdad (AsiaNews) "Erano dei semplici lavoratori ed erano già stati minacciati più di una volta. Nonostante tutto hanno continuato a lavorare pur sapendo i rischi ai quali andavano incontro": Mons Fernando Filoni, nunzio apostolico in Irak, commenta con amarezza l'ennesimo episodio di violenza ai danni dei civili a Baghdad. Sabato 2 ottobre, 7 cristiani irakeni sono caduti in un agguato mentre rientravano nelle loro case al termine di una giornata di lavoro. Insieme a loro sono stati uccisi anche l'autista del pullmino e il figlio, entrambi musulmani.
In un'intervista rilasciata ad AsiaNews il nunzio conferma che si trattava " di gente povera, che aveva bisogno di lavorare per poter mantenere la famiglia. Ormai sono sempre più frequenti questi attacchi, che intendono colpire persone inermi, gente povera e semplice".
Il fatto che si colpisca gente povera, che lavora è un segnale preoccupante...
"Questo è uno dei tanti aspetti contradditori dell'Iraq attuale Violenze e atrocità non risparmiano nessuno"
Perché chiamare queste persone "combattenti" o "insorti", quando sono chiaramente dei criminali?
"Ovviamente bisogna tenere in considerazione il punto di vista di chi parla. D'altro canto è evidente che chi compie violenze contro lavoratori, contro gente semplice non può essere definito combattente. Questi si possono definire semplicemente atti di terrorismo. In questo caso non si tratta di opposizione a truppe armate o a soldati nemici sono solo dei gravi crimini"
In questi ultimi giorni è evidente un riacutizzarsi del conflitto, in particolare nel triangolo sunnita.
"Purtroppo non è l'unico, perché vi sono scontri anche nel nord a Mosul, e in altre zone dell'Irak molto spesso si parla del "triangolo", ma non è certo l'unica area a rischio".
Questa situazione di tensione e di conflitto potrebbe turbare le elezioni di gennaio o impedirne un regolare svolgimento?
"Il termine regolare non possiamo mai usarlo, perché non sappiamo cosa possa essere definito regolare nell'Irak attuale. Certo speriamo si possa arrivare ad un momento in cui il paese si esprimerà in un modo più libero e attendibile. Questo è un fattore essenziale per cominciare una fase che possa essere di normalizzazione e di stabilità".
Un processo, quello di normalizzazione, che non può prescindere da una presenza delle Nazioni Unite
"Questo è un punto delicato. Su queste questioni non dobbiamo certo pensare a soluzioni magiche che possano risolvere i problemi la realtà irakena è complessa e variegata"
Vi sono anche altri segnali preoccupanti, come l'attacco al battaglione italiano a Nassirya qual è al momento la situazione dei cristiani in Iraq?
"Le violenze non riguardano solo i cristiani. Nell'attacco ai 7 lavoratori della scorsa settimana a Baghdad sono stati uccisi anche 2 musulmani, padre e figlio. Le violenze non colpiscono solo i cristiani è una situazione generale di conflitto e di tensione. La cronaca riporta quotidianamente episodi di violenza e molti altri passano sotto silenzio, ma sono egualmente gravi. E' un caos generale".
Bisogna quindi sottolineare che in Iraq non è in atto uno scontro confessionale, ma è solo una lotta per il potere.
"C'è un'opposizione contro l'attuale governo, contro le forze della coalizione e contro tutto ciò che non rientra nella visione di questa gente che preferisce usare le bombe, le violenze, le armi. Non vogliono e non mirano al dialogo, al confronto personale è gente che ha come obiettivo solo la crisi e il caos nel paese".(DS)