Morte di Kim Jong-il: il popolo nordcoreano è a un bivio
di Joseph Yun Li-sun
Una fonte del governo sudcoreano spiega ad AsiaNews: “Il dolore per la morte del dittatore è reale, quella gente lo vedeva come una fonte di fierezza per la sua sfida militare al mondo. Ora la Corea del Nord potrebbe liberarsi della dittatura, ma devono muoversi loro per primi: un intervento esterno sarebbe devastante”. Le condoglianze di Pechino e l’allarme degli Usa.
Seoul (AsiaNews) – La morte di Kim Jong-il “apre la porta a scenari inquietanti. Non era soltanto il ‘Caro leader’ del Paese, il secondo al potere dopo la morte del fondatore Kim Il-sung: era molto di più. Per gli esterni è difficile capire, ma i nordcoreani hanno davanti a loro un bivio, forse l’unico nella storia del Paese. In ogni caso, la Corea del Sud è pronta per qualunque eventualità”. A parlare è una fonte del ministero degli Interni di Seoul, che commenta per AsiaNews la morte del dittatore di Pyongyang.
Secondo la fonte “non si può guardare le immagini che vengono dalla Corea del Nord [quelle di gente in lacrime per le strade e negli uffici di Pyongyang ndr: v. qui ] e classificarle con leggerezza come propaganda. Il dolore di quella gente è in un certo senso reale: Kim Il-sung ha creato il regime, ma il figlio lo ha rafforzato e gli ha dato l’arma atomica. Si tratta di un dato essenziale per capire la fierezza dei nordcoreani, che non hanno visto nel defunto un pazzo guerrafondaio, ma l’unico in grado di farli rispettare nel mondo”.
Ora gli scenari “sono molteplici. Certo, per adesso sembra essere confermato al potere Kim Jong-un, terzogenito ed erede designato. Ma vicino a lui ci sono lo zio Jang Song-taek, da tempo numero 2 del regime e detentore del potere nel Partito, e sua moglie Kim Kyong-hui, sorella più giovane del defunto: questi sono stati nominati due anni fa ‘tutori’ di Jong-un, ma potrebbero cercare di eliminarlo dalla linea del potere. Quello che è certo è che ora si apre la possibilità di rovesciare il regime”.
Questa possibilità “deve venire dal popolo. Gli interventi esterni non farebbero altro che esacerbare la rabbia che quella gente prova nei confronti del mondo: noi dobbiamo e possiamo sostenere un movimento interno, ma non si può pensare a un’opzione di tipo militare. Ora l’economia interna avrà un contraccolpo durissimo, già si vede l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari: se non saranno loro a fare qualcosa, sarà duro intervenire”.
Attesa anche la posizione di Pechino, che per ora ha espresso le proprie condiglianze al popolo nordcoreano. Ma Zhaoxu, portavoce del ministero cinese degli Esteri, ha dichiarato questa mattina: “Esprimiamo il nostro dolore e le nostre condoglianze per la popolazione nordcoreana”. Gli Stati Uniti – che insieme a Seoul e Tokyo rappresentano l’altra potenza armata nella regione – hanno invece dichiarato di “monitorare da vicino” la situazione, intenzionati a “mantenere la stabilità” nella penisola coreana.
Secondo la fonte “non si può guardare le immagini che vengono dalla Corea del Nord [quelle di gente in lacrime per le strade e negli uffici di Pyongyang ndr: v. qui ] e classificarle con leggerezza come propaganda. Il dolore di quella gente è in un certo senso reale: Kim Il-sung ha creato il regime, ma il figlio lo ha rafforzato e gli ha dato l’arma atomica. Si tratta di un dato essenziale per capire la fierezza dei nordcoreani, che non hanno visto nel defunto un pazzo guerrafondaio, ma l’unico in grado di farli rispettare nel mondo”.
Ora gli scenari “sono molteplici. Certo, per adesso sembra essere confermato al potere Kim Jong-un, terzogenito ed erede designato. Ma vicino a lui ci sono lo zio Jang Song-taek, da tempo numero 2 del regime e detentore del potere nel Partito, e sua moglie Kim Kyong-hui, sorella più giovane del defunto: questi sono stati nominati due anni fa ‘tutori’ di Jong-un, ma potrebbero cercare di eliminarlo dalla linea del potere. Quello che è certo è che ora si apre la possibilità di rovesciare il regime”.
Questa possibilità “deve venire dal popolo. Gli interventi esterni non farebbero altro che esacerbare la rabbia che quella gente prova nei confronti del mondo: noi dobbiamo e possiamo sostenere un movimento interno, ma non si può pensare a un’opzione di tipo militare. Ora l’economia interna avrà un contraccolpo durissimo, già si vede l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari: se non saranno loro a fare qualcosa, sarà duro intervenire”.
Attesa anche la posizione di Pechino, che per ora ha espresso le proprie condiglianze al popolo nordcoreano. Ma Zhaoxu, portavoce del ministero cinese degli Esteri, ha dichiarato questa mattina: “Esprimiamo il nostro dolore e le nostre condoglianze per la popolazione nordcoreana”. Gli Stati Uniti – che insieme a Seoul e Tokyo rappresentano l’altra potenza armata nella regione – hanno invece dichiarato di “monitorare da vicino” la situazione, intenzionati a “mantenere la stabilità” nella penisola coreana.
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