Marcos Jr. vuole portare Manila fuori dalla lista nera del riciclaggio
Tra gli impegni prioritari indicati per il 2024 dal presidente filippino c'è l'adozione delle misure richieste dall'organismo internazionale sulla trasparenza finanziaria che ha sede a Parigi. Un passo fondamentale per le relazioni internazionali ma anche per rendere più agevole l'afflusso delle rimesse dei migranti.
Manila (AsiaNews) - L’anno che si è appena aperto sarà per le Filippine di grande importanza, anche sul piano dei rapporti internazionali. In particolare la rivalità territoriale con la Cina apre alla necessità di una più stretta adesione di Manila ai propri impegni con diplomazie e organizzazioni.
Tra le priorità indicate dal presidente Ferdinand Marcos Jr è l’esclusione dall'elenco dei Paesi indicati come centro di riciclaggio di denaro e carenti nei controlli sul finanziamento al terrorismo. Una "qualifica" negativa che rischia non solo di contrastare con le leggi interne, ma anche di porre in cattiva luce l'arcipelago in un tempo in cui l'amministrazione cerca di incentivare investimenti e relazioni. Si avvicina, infatti, la scadenza di fine gennaio (una proroga dalla prima del gennaio 2023) indicata dal Fatf (Financial Action Task Force) che nel giugno 2021 aveva chiesto a Manila di risolvere le carenze riscontrate.
Per Manila rispettare le richieste dell’istituzione con sede a Parigi è anche una necessità per rendere più agevoli le rimesse di milioni di filippini all’estero come residenti o migranti per lavoro. In questo senso era arrivato il chiaro invito del Fondo monetario internazionale a un maggiore impegno per risolvere gli otto punti ancora mancanti del programma di regolarizzazione. Tra questi i controlli inadeguati sulle irregolarità dei casinò e la registrazione insufficiente di iniziative non finanziarie (ad esempio le gioiellerie) o professionisti come avvocati e contabili.
L’insistenza della Fatf è anzitutto su una più precisa individuazione e persecuzione legale del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, che nelle Filippine sono andati radicandosi in parallelo con l’estendersi di attività criminose basate sull’utilizzo delle piattaforme social, delle criptovalute, dell’azzardo e di altri mezzi.
La richiesta di un maggiore impegno lanciata dal presidente filippino interessa soprattutto l’Ufficio delle Dogane, la Società filippina per lo Svago e il Gioco e il Consiglio Anti-terrorismo, oltre che ovviamente Il Consiglio anti-riciclaggio.
Nell’arcipelago esiste una forte resistenza riguardo le leggi anti-riciclaggio e anti-corruzione e agguerrite lobby sono impegnate a contrastare un maggiore controllo sulle transazioni bancarie. Questa situazione, ricordano oggi i media filippini, ha conseguenze pesanti. Ad esempio, ha permesso che nel 2016 ben 81 milioni di dollari prelevati dal conto della Banca centrale del Bangladesh presso la New York Federal Reserve scomparissero dopo essere stati dirottati verso due casinò e un operatore turistico nelle Filippine.