L’Alta Corte chiede di “riconsiderare” il rilascio dell’ex presidente Chen Shuibian
Taipei (AsiaNews/Agenzie) – L’Alta Corte di Taiwan ha indicato ieri sera alla Corte distrettuale di “riconsiderare” la decisione di rilasciare l’ex presidente Chen Shui-bian, detetenuto da 32 giorni per corruzione e altri reati.
La Corte distrettuale di Taipei lo ha liberato il 12 dicembre senza disporre cauzione. Ma l’Alta Corte, accogliendo l’appello dell’accusa, ha osservato che “la detenzione vuole impedire all’ex presidente di fuggire e di avere contatti con complici per inquinare le prove”.
Non è bastata ai giudici la difesa di Chen, che ha insistito sul fatto che egli ama il Paese e non vuole lasciarlo, ma vuole combattere e smentire le accuse.
Ora la Corte di Taipei si pronuncerà di nuovo, ma esperti osservano che le indicazioni dell’Alta Corte saranno importanti, anche se non sono vincolanti.
Chen è stato presidente per 8 anni, fino al maggio 2008 quando è stato eletto Ma Ying-jeou del Partito Kuomintang. E’ accusato, in concorso con altre 13 persone - tra cui la moglie e il figlio - di essersi impossessato di fondi della campagna elettorale e di avere usato per fini personali fondi speciali della presidenza, nonché di avere portato valuta all’estero. Se condannato, rischia l’ergastolo.
Chen è uno strenuo assertore dell’indipendenza di Taiwan nei confronti della Cina, come la maggior parte dei membri del Dpp (Partito democratico popolare), ora all’opposizione. Anche per questo la sua difesa parla di “accuse politiche”, miranti ad eliminare l’opposizione interna (sua e del Dpp) in nome dei migliori rapporti instaurati da Ma con Pechino. Tale accusa è stata sempre respinta dagli ambienti giudiziari e dal ministro per la Giustizia Wang Ching-feng. Di certo però il suo processo rischia di offuscare ancor più l’immagine del Dpp, in vista delle elezioni locali del 2009.