Loikaw, villaggi bombardati: la guerra senza fine dell'esercito birmano
Fonte di AsiaNews: "Colpiti la scuola e il centro di assistenza sanitaria, è il quarto raid contro di noi". Nei giorni scorsi nello Stato Chin danneggiata anche la cattedrale della nuova diocesi di Mindat, appena istituita. Nuovo appello per la pace del card. Bo: "Sosteniamo gli sfollati, impegnamoci nel dialogo, opponiamoci alle ingiustizie".
Milano (AsiaNews/Agenzie) - “Il mio villaggio è stato bombardato un’altra volta ieri pomeriggio dall’esercito del Myanmar: hanno colpito la scuola e il centro per l’assistenza sanitaria. Grazie a Dio non ci sono state vittime, ma è la quarta volta che succede. E l’anno scorso avevamo avuto due morti e diversi feriti. È la guerra che nessuno vince e di cui non si vede la fine”.
La testimonianza arriva da una fonte di AsiaNews che racconta la situazione di un villaggio della diocesi di Loikaw, nello Stato Kayah. È una nuova conferma di come - nonostante l’indebolimento della giunta militare – l’accanimento dei suoi raid aerei, resi possibili dal sostegno che Russia e Cina ancora offrono al regime, non si fermi nelle aree di cui hanno perso il controllo. Come lo Stato Kayah, appunto, dove come abbiamo raccontato più volte la comunità cattolica di Loikaw con il suo stesso vescovo, mons. Celso Ba Shwe, è costretta a vivere lontana dalle proprie case per sfuggire alle violenze.
Il 10 febbraio l’agenzia Fides aveva dato notizia di un altro bombardamento dell’esercito birmano avvenuto in un’altra area, lo Stato Chin, nella parte occidentale del Paese: qui i raid hanno colpito e danneggiato gravemente la chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Mindat, appena prescelta come cattedrale dell’omonima nuova diocesi del Myanmar eretta il 25 gennaio da papa Francesco. Anche qui non vi sono stati feriti perché i sacerdoti e i fedeli avevano già abbandonato quella zona, a causa delle condizioni di scarsa sicurezza e dei combattimenti in corso in un’area che è sotto il controllo di milizie locali. Pochi giorni prima – riferisce Fides - i sacerdoti locali avevano compiuto dei sopralluoghi e stavano parlando dell'organizzazione delle prossime celebrazioni liturgiche per la consacrazione del nuovo vescovo nominato, don Augustine Thang Zawm Hung, finora vicario parrocchiale proprio a Mindat.
Dentro a tutte queste sofferenze, un nuovo appello alla pace è stato lanciato nei giorni scorsi dal card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in occasione delle celebrazioni per la festa della Madonna di Lourdes al santuario nazionale di Nyaunglaybin. “Preghiamo affinché le parti in conflitto in Myanmar possano riunirsi un giorno presso questo santuario mariano - ha detto il porporato nella sua omelia -. Che questo luogo sacro diventi un'oasi di pace e riconciliazione, dove i nemici si abbraccino come fratelli e sorelle in Cristo. Immaginiamo un Myanmar in cui le divisioni della guerra lascino il posto all'unità della pace, in cui tutte le persone possano vivere in armonia e in cui Maria, la Madre della Riconciliazione, guidi i nostri passi verso una pace duratura”.
Il card. Bo ha anche invitato ciascuno ad assumersi come voto davanti alla Madonna tre impegni: “Coltivare la pace interiore, essere operatori di riconciliazione e praticare il perdono”. Atteggiamenti che l’arcivescovo di Yangon ha declinato indicando alcuni “modi tangibili per incarnare le virtù di Maria” nel Myanmar ferito di oggi: “Sostenete le famiglie sfollate - ha detto - offrite assistenza attraverso organizzazioni caritatevoli o iniziative comunitarie. Il vostro sostegno può fornire riparo, istruzione e speranza a chi ne ha disperatamente bisogno. Impegnatevi in attività interreligiose: promuovete la comprensione e il rispetto tra le diverse tradizioni religiose, celebrando valori condivisi e obiettivi umanitari comuni. Sostenete la pace e la giustizia usando la vostra voce per opporvi alle ingiustizie. Scrivete ai vostri rappresentanti, sostenete le politiche che promuovono i diritti umani e informate gli altri sull'importanza degli sforzi di costruzione della pace”.
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