Leader curdo: Nessun dialogo coi baathisti sgozzatori e assassini
Parigi (AsiaNews) - Sono i baathisti "che rapiscono, torturano e sgozzano" il problema dell'Iraq di oggi. Si tratta di "terroristi estremisti" che vogliono "destabilizzare in profondità il paese" coi quali "non ci può essere nessun dialogo". Lo afferma ad AsiaNews Saywan Barzani, capo del Governo del Kurdistan in Europa, di stanza a Parigi.
Barzani, nipote di Massoud Barzani, capo del Kurdistan Democratic Party, invita il governo iracheno e le truppe della coalizione ad una maggior azione contro i baathisti, 3 mila militanti, appoggiati dai vecchi quadri dirigenti dei servizi segreti. Proprio ieri il generale americano John Abizaid, capo del comando centrale Usa in Iraq, ha dichiarato che durante le elezioni del 30 gennaio sono stati circa 3.500 i ribelli che hanno cercato di sabotare il voto con attentati e assalti violenti.
Ecco l'intervista rilasciata da Barzani ad AsiaNews.
Chi sono e come agiscono i militanti contrari alla rinascita dell'Iraq?
Si tratta di crudeli professionisti del crimine e della tortura. Le strutture baathiste esistono ancora: una volta disponevano di interi quartieri. Ora le stesse persone "lavorano" in piccole case e in sedi meno appariscenti. Il problema è che né la Coalizione né il governo irakeno riesce o vuole fermarli. Occorre essere tolleranti verso tutto questo? O dobbiamo svolgere un'azione più dura contro di loro?
Cosa pensano di ottenere i baathisti con questa violenza?
É la politica del terrore estremista. Al di là degli islamisti fondamentalisti che si fanno uccidere come kamikaze, la strategia dei baathisti è destabilizzare il paese in profondità in modo che la gente arrivi a dire: "senza di voi l'Iraq non può andare avanti nè trovare stabilità". I baathisti vogliono che non ci si ricordi che essi hanno ucciso 4 milioni di persone sotto Saddam. Essi operano perchè la gente riconosca che l'Iraq governato dal Baath era un paese stabile.
I membri del Baath oggi non accettano la democrazia né la partecipazione dei curdi e degli sciiti al potere. Oggi a Bassora c'è chi pensa che dopo la partenza degli americani i baathisti torneranno con una tale violenza da riprendersi il potere. Si tratta di una posizione inconcepibile per chi è all'estero o nella zona curda; ma gli arabi e gli sciiti, che hanno provato la durezza del regime di Saddam, hanno questa paura.
Ma i baathisti credono davvero di vincere la loro battaglia?
Loro pensano di sì. Io credo di no: ci vorrà forse uno o due anni, forse sarà versato tanto sangue, ma riusciremo a sgominarli. Il governo pensa ancora di inglobare i baathisti nella vita politica; molti di loro sono stati inseriti nelle nuove strutture statali. Ma bisogna distinguere fra gli esponenti del Baath che era a servizio dello stato, e quelli che uccidevano e sgozzavano. I funzionari dei servizi segreti, che hanno torturato decine di migliaia di persone, devono essere imprigionati.
L'Iraq è l'unico paese dove i dipendenti statali hanno paura di parlare al telefono. Di solito, in tutti gli stati, è la gente comune ad aver paura che lo stato stia ad ascoltare le sue telefonate. Invece i dipendenti degli apparati pubblici quando telefonano non devono dire il dove, il quando e il come dei loro spostamenti, perché un baathista potrebbe ascoltarli e preparare un attentato contro di loro.
Ma in Iraq ci sono forze sufficienti per contrastare il terrorismo?
Adesso sì. La Siria ha deciso di frenare i gruppi baathisti che dal suo territorio penetrano in Iraq. Se la Giordania, l'Iran, l'Arabia Saudita collaborano nel controllare le frontiere, ci saranno senz'altro miglioramenti perché verranno fermati i kamikaze fondamentalisti.
L'Iraq, fra esercito, polizia, la guardia nazionale, ecc., ha 300 mila persone armate. I baathisti che agiscono sul terreno non superano i 3 mila soggetti; con i loro servizi segreti arrivano a 7-10 mila. Ma 300 mila, più gli oltre 150 mila soldati stranieri, devono sconfiggere i 13 mila baathisti. A Mosul vi sono 12 mila tra soldati e poliziotti; in ogni governatorato ci sono 10 mila persone in armi.
Dunque manca la volontà politica di agire contro i baathisti?
Occorre una maggior decisione dello stato, più durezza e più organizzazione contro i terroristi baathisti. Il governo pensa che occorra il dialogo: ma con chi? Con persone che sgozzano? Con chi si fa saltare in aria in strada e uccide i passanti? Bisogna dialogare, ma con chi sa dialogare. I baathisti sono gli ultimi a voler dialogare: quello che il mondo vede oggi in Iraq oggi è solo l'1% di quello che accadeva prima. Sotto Saddam le torture e gli omicidi avvenivano di nascosto, in luoghi chiusi, in vere e proprie città della tortura.
Come è la vita degli irakeni ?
Nella zona curda la situazione è tranquilla; anche nel sud va bene. Nelle aree sunnite, come Hilla e Baquba, c'è paura per attentati. Rimane Baghdad, un'area con 6 milioni di abitanti. La gente comune vive normalmente, ma le donne hanno paura di essere rapite e violentate; i ricchi temono i ricatti. Sono gli impiegati nel settore pubblico che vivono molto male, perchè sono nel terrore continuo. Chi lavora come giudice o in altri posti pubblici occupa un posto pericoloso.
Nelle aree sunnite c'è più paura che in passato. In queste zone la gente non ha votato; chi lo ha fatto, e aveva l'unghia colorata dall'inchiostro del voto, è stato rapito o ucciso. In questa regione i baathisti sono dappertutto; le città di Ramadi e Dambah sono in preda al terrore, metà degli abitanti di Mossul vivono nella paura.
Qual è la situazione economia dell'Iraq?
L'economia è stagnante perchè segnata dal terrorismo che impedisce la ricostruzione. C'è un certo miglioramento anche economico, forse almeno l'80% degli irakeni stanno meglio, ma il 10% della gente non sta per nulla bene. A causa del terrorismo le ditte straniere sono quasi scomparse, non ci sono investimenti. Se qualche ingegnere straniero specializzato deve venire a lavorare in Iraq, ha bisogno di un'assicurazione sulla vita molto dispendiosa, e per questo pochi possono venire. Il petrolio del sud viene smerciato, ma quello di Kirkuk rimane fermo: nelle zone arabe sunnite gli oleodotti subiscono attentati tutti i giorni.