Lavrov: osservatori Ue non potranno entrare in Sud Ossezia e Abkhazia
Tbilisi (AsiaNews) – Gli osservatori dell’Unione europea non potranno entrare in Sud Ossezia e Abkhazia, ha chiarito ieri il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov (nella foto). Cresce la polemica sugli accordi presi l’8 settembre tra Russia e Ue, che Strasburgo ha presentato come un piano preciso per il ritiro delle truppe russe, ma che esperti ritengono utili a Mosca per smorzare le critiche internazionali e prendere tempo.
L’accordo prevede l’invio di 200 osservatori e Strasburgo li ritiene l’avanguardia per monitorare la situazione prima dell’invio di una forza internazionale di pace. Ma il sito del ministero russo degli Esteri chiarisce “gli osservatori opereranno soltanto nelle zone adiacenti a Sud Ossezia e Abkhazia, per prevenire nuove aggressioni di Tbilisi”, mentre “la sicurezza interna di questi Stati”, “è già assicurata dalla presenza dei soldati russi secondo gli accordi bilaterali che la Russia ha con Sud Ossezia e Abkhazia”.
La prestigiosa rivista East Week, del Centro studi orientali, ha subito rilevato la grande ambiguità dell’accordo che, ad esempio, prevede il ritiro delle “forze di pace” russe in 5 “punti di controllo” tra Poti e Senaki, in territorio georgiano vicino al confine con l’Abkhazia: previsione che potrebbe non comprendere le altre forze russe, ovvero quelle schierate in Sud Ossezia e Abkhazia. Cosa che significherebbe una presenza permanente di Mosca in tali territori. Di fatto, un’accettazione da parte dell’Ue dello statu quo e la rinuncia della Georgia a esercitare qualsiasi sovranità sulle due province. La stessa Georgia risulta ancora più indebolita da questo accordo, dato che altre potenze hanno deciso il destino del suo territorio. Se anche personale Ue potrà entrare nei territori, ciò avverrà solo dietro beneplacito russo. Invece, un summit dell’Ue del 1° settembre aveva condizionato ogni nuovo rapporto anche economico con la Russia al completo ritiro dei suoi soldati dalla Georgia “alle posizioni anteriori all’esplosione del conflitto”.
Osserva ancora Marek Menkiszak, su East Week, che l’intervento russo avrebbe potuto subire sanzioni internazionali, mentre era interesse sia di Mosca che di Strasburgo proseguire i “normali” rapporti economici: l’Europa dipende molto dal gas russo, mentre Mosca ha vantaggio a rapporti economici sempre più stretti, cosa che le potrà permettere di ridiscutere in futuro le alleanze internazionali (magari con un nuovo accordo per la sicurezza in Europa), dopo avere riaffermato la sua posizione egemone verso territori ex sovietici come la Georgia. Già nella conferenza fissata a Ginevra dal 15 ottobre, per discutere la sicurezza della regione, permanendo l’attuale situazione Tblisi si presenterà debole e non in grado di parlare per Sud Ossezia e Abkhazia, che non controlla. Mentre le 2 province potranno presentarsi come soggetti legittimati a parlare in proprio, magari dietro lo schermo russo, così da affermare la loro autonomia e indipendenza che sarebbe, per ciò solo e di fatto, riconosciuta dalla comunità internazionale.
E’ significativo che il 9 settembre, giorno dopo l’accordo, Lavrov ha annunciato l’istituzione di relazioni diplomatiche ufficiali con Sud Ossezia e Abkhazia e accordi per la creazione di basi militari russe. E che il ministro della Difesa Anatoly Serdyukov ha annunciato una presenza stabile di almeno 7.600 soldati.