La minoranza islamica chiede seggi e posti di lavoro
Kathmandu (AsiaNews) – Gli islamici nepalesi chiedono una quota riservata di seggi nel parlamento e posti di lavoro pubblici. E’ quanto ha deciso l’8 e 9 aprile a Kathmandu la conferenza organizzata dal Forum nazionale dei musulmani nepalesi.
Circa 1.000 delegati in rappresentanza di 954 mila islamici (il 4,2% della popolazione) hanno deciso di chiedere, tra l’altro, un’adeguata rappresentanza di seggi nell’Assemblea che dal 20 giugno dovrà scrivere la nuova Costituzione, come pure una quota riservata dei posti di lavoro pubblici, la creazione di un Comitato per la partecipazione all’annuale pellegrinaggio dell’Haj in Arabia Saudita, il riconoscimento delle feste islamiche come feste nazionali.
Haji Munir Alam, delegato al Forum, osserva che, anche se il parlamento ha dichiarato che il Nepal è uno Stato secolare (dopo 238 anni di regno teocratico indù), “il governo non ha ancora fatto nulla per riconoscere agli islamici un adeguato posto nella politica” e nella vita pubblica. Per esempio, “le uniche feste nazionali sono tuttora quelle indù”.
Il delegato Jameer Ansari dice che quasi tutti gli islamici del Paese vivono in una regione dove abita la popolazione Madhesi, di origine indiana, ma che ne sono distinti e vogliono che alcuni seggi “siano garantiti alla nostra popolazione, per poter rappresentare la nostra voce e i nostri interessi”.
Identica preoccupazione è espressa anche da rappresentanti di altre minoranze religiose. Bhante Jaydeo, monaco buddista, dice che “deve essere assicurata un’adeguata rappresentanza alle minoranze religiose, in ogni dipartimento”. In un Paese dove gli indù sono l’83% - prosegue – sarebbe opportuno che tutte le minoranze religiose (islamici, buddisti e cristiani) si unissero per chiedere insieme una quota di posti: “i buddisti sono oltre il 7% della popolazione e i cristiani il 5% circa. I tre gruppi insieme sono circa il 17%” e “il loro voto può avere grande importanza politica”.
Anche il cristiano Nirmal Thulung, membro della Chiesa della Buona Speranza, concorda che “la voce delle minoranze religiose sarebbe più forte se agiamo insieme”. Una richiesta dei soli islamici – osserva – serve piuttosto a dividere gli interessi delle minoranze. “Comunque il primo obiettivo – conclude – deve essere favorire l’evoluzione del Paese verso uno Stato secolare. Solo questo potrà garantire la libertà di professare la nostra fede”.