La Gmg dei giovani iracheni, segno di pace e speranza per il Paese
Erbil (AsiaNews) – Con una processione eucaristica e la solenne celebrazione della messa si è chiusa la Gmg nella diocesi di Erbil e Amadiyah, alla quale hanno partecipato diverse migliaia di giovani iracheni insieme a gruppi cattolici provenienti dal Libano, dall’Australia e dalla Francia. Alla fine delle funzioni i pellegrini hanno lanciato un messaggio carico di speranza: che la prossima edizione della Giornata mondiale dei giovani possa essere festeggiata “in tutto il Paese”, non solo nel nord come è avvenuto in questa occasione, senza timore di “scontri e violenze”. Questo sarebbe il vero segnale di un “ritorno alla vita, alla pace, alla quotidianità” per un Paese segnato troppo a lungo da violenze.
“La sera del 18 luglio – racconta mons. Rabban al Qas, vescovo di Erbil e Amadiyah – oltre 1000 giovani hanno portato in pellegrinaggio una croce fino al villaggio di Araden, vicino al quale sorge il monastero di Soultana Mahdokhte”. Dal santuario dedicato alla martire irachena del IV secolo “si poteva ammirare tutta la valle di Sapna – continua il prelato – mentre i giovani intonavano gli stessi canti della Gmg a Sydney. Fatica e stanchezza non hanno minato il loro spirito e sui volti era possibile leggere la gioia, l’emozione vissuta durante la lunga giornata di viaggio”.
La comunità cristiana ha condiviso la Giornata mondiale della gioventù con una delegazione francese di Pax Christi, un australiano di origine irachena che è tornato nella terra natale per sostenere l’iniziativa e due giovani emigrati nativi di Shaqlawa – città del governatorato di Arbil, nel nord dell’Iraq – venuti a trovare la famiglia dopo anni di assenza.
Mons. Rabban sottolinea il clima di “condivisione e fratellanza” che si respirava tra i ragazzi, soprattutto per i delegati francesi di Pax Christi che hanno potuto osservare con i loro occhi “la vitalità della comunità cristiana, condividere le tre giornate di preghiera e di festa, ascoltare dalle loro voci la realtà del luogo, le sofferenze e le speranze dei nostri ragazzi, ma soprattutto la forza della loro fede. Essi rappresentano il futuro della chiesa in Iraq, e momenti di incontro come questo possono aiutarli a prendere coscienza della loro identità, della ricchezza della fede in Cristo, di un popolo che cammina assieme alla Chiesa universale”. Un popolo troppo spesso “dimenticato dalla comunità internazionale e dall’occidente”.
Oltre a momenti di preghiera e di catechesi, i giovani hanno assistito a una serie di concerti proposti da un gruppo libanese accompagnato dalla cantante Abir Nehme: la sua voce ha intonato brani della tradizione cristiana siriaca e maronita, impreziosendo ancor di più le giornate dei pellegrini che hanno ascoltato con entusiasmo e passione. “Ho vissuto un’esperienza straordinaria – sottolinea la cantante libanese – che porterò per sempre con me: stare fra questi giovani in un momento storico in cui sono costretti a sopportare difficoltà e persecuzioni a causa della loro fede è, prima di tutto, un’esperienza concreta di missione. Ho visto persone animate da buona volontà, dal desiderio di pace, da una speranza che, sebbene più volte delusa, non smette mai di crescere e costituisce un esempio da seguire”. Con le sue musiche, Abir spera di “aver impresso un segno di ottimismo per il futuro” e conclude dicendo che una parte di lei “resterà per sempre in Iraq, in mezzo a questi giovani”.
Questa mattina il vescovo e i giovani hanno celebrato la santa messa al termine della quale l’intera comunità cristiana ha espresso il desiderio che “la prossima volta la festa possa coinvolgere i cristiani di tutto il Paese”, non solo la comunità del nord. Domani a Kirkuk verrà celebrata la conclusione della Gmg in Iraq, con il cuore e la mente rivolti a Papa Benedetto XVI e ai giovani riuniti a Sydney.