11/03/2025, 09.32
PAKISTAN - AFGHANISTAN
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Islamabad: entro il 31 marzo migranti afghani via dal Paese

La direttiva si applica sia ai titolari della Card, che a quanti sono privi di documenti. Dal primo aprile verranno espulsi a forza, ma il consiglio è di “uscire volontariamente” prima del termine ultimo. La preoccupazione di gruppi pro diritti umani. Intanto al valico di Torkham i capi tribali dei due fronti siglano una tregua.

Islamabad (AsiaNews) - Islamabad concede 24 giorni di tempo ai migranti afghani per lasciare “volontariamente” il Pakistan e quanti rimarranno nel Paese oltre il 31 marzo rischieranno l’espulsione forzata. È quanto riferisce in una nota il ministero pakistano degli Interni, secondo cui la direttiva si applica ai titolari della Afghan Citizen Card (Acc) e a tutti i cittadini afghani privi di documenti. Inoltre, a partire dal primo aprile le autorità in coordinamento con le forze di sicurezza lanceranno un’operazione a livello nazionale per fermare e cacciare quanti si troveranno ancora sul territorio. Il consiglio rivolto a tutti, prosegue il comunicato, è di “uscire volontariamente” prima della scadenza fissata a fine mese.

Il Pakistan ha iniziato le deportazioni di massa dei rifugiati afghani privi di documenti nel novembre 2023, con oltre 800mila titolari di carta Acc ancora residenti nel Paese. Il recente annuncio segna dunque l’inizio della seconda fase di deportazioni, che prende di mira quanti erano stati autorizzati a rimanere in un primo tempo.

Gruppi per i diritti e migranti afghani hanno espresso in queste ore parole di condanna per la politica a colpi di rimpatrio ed espulsioni promossa dal Pakistan, definendola disumana e una violazione degli standard internazionali sui diritti umani. Buona parte dei rifugiati, infatti, hanno lasciato il Paese di origine anche a causa del ritorno al potere dei talebani a Kabul e rischiano la vita in caso di rimpatrio. Seema Nouri, attivista per i diritti umani, avverte: “Le deportazioni forzate mettono a rischio migliaia di vite, poiché molti dovranno affrontare la persecuzione al ritorno”.

Nel frattempo la polizia a Islamabad e Rawalpindi ha intensificato gli arresti di migranti afghani in questi ultimi giorni. “Proprio oggi, diverse famiglie sono state prelevate da diverse aree e trasferite al campo Haji” ha dichiarato Ahmad Khalid, un migrante afghano in Pakistan. Dall’inizio del 2025 le autorità pakistane hanno esteso le perquisizioni casa per casa, le detenzioni e le deportazioni nelle principali città. Per migliaia di famiglie afghane fuggite dal dominio talebano, a causa delle minacce alla sicurezza, della mancanza di istruzione e delle difficoltà economiche, l’ultima direttiva del Pakistan non ha fatto altro che aumentare l’incertezza sul loro futuro.

Infine, le forze preposte al pattugliamento dei confini fra Pakistan e Afghanistan al valico di Torkham hanno raggiunto l’intesa per un cessate il fuoco di due giorni dopo settimane di ostilità, iniziato ieri e che per ora sembra reggere nonostante le tensioni. La zona è stata chiusa il mese scorso dal governo di Islamabad in seguito a una disputa sulla costruzione di un nuovo posto di blocco. Inoltre, nelle ultime due settimane si sono verificati intensi scontri armati, che hanno causato la morte di almeno una persona. Centinaia di persone sono rimaste bloccate al confine e i commercianti hanno subito perdite milionarie a causa dell’impossibilità per i camion di varcare la frontiera. Interpellato da Anadolu un alto funzionario pakistano ha dichiarato che l’accordo è stato raggiunto durante un’assemblea tribale al confine con Torkham, cui hanno partecipato capi e rappresentanti di tribù di entrambi i Paesi, fra i quali 35 membri anziani per l’Afghanistan. Di contro, in una riunione del Consiglio di sicurezza Onu sull’Afghanistan l’inviato di Islamabad Munir Akram ha accusato il governo talebano di “complicità” negli attacchi sferrati oltre-confine dai miliziani di Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp).

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