Il “successo” e i fallimenti della legge sul figlio unico
di Bernardo Cervellera
La famigerata legge ha 30 anni. Ha fermato la nascita di almeno 400 milioni di bambini. È fonte di violenze, aborti, sterilizzazioni forzate, ingiustizie. E mostra i suoi problemi: l’invecchiamento della popolazione; la mancanza di manodopera; lo squilibrio fra maschi e femmine.
Roma (AsiaNews) - La legge cinese del figlio-unico ha ormai 30 anni. Essa è stata varata nello stesso periodo in cui Deng Xiaoping lanciava le quattro modernizzazioni, che hanno permesso al Paese di fare passi da gigante nello sviluppo economico. Secondo i capi del Partito il controllo sulla popolazione è l’ennesimo “successo” della Cina e come tale viene sbandierato in tutti i congressi internazionali.
La legge del figlio unico ha infatti bloccato la nascita di 400 milioni di bambini e ha permesso un maggiore arricchimento delle famiglie, una riduzione delle spese statali sulla sanità e gli alloggi, una programmazione del futuro con meno incognite. Eppure non sono poche le voci in Cina che definiscono la legge del figlio unico un vero fallimento che mostra ormai le sue crepe.
La legge proibisce alle coppie di avere più di un figlio (ne possono avere 2 le famiglie contadine se la prima è femmina, oppure le minoranze etniche) e punisce con gravi sanzioni pecuniarie e discriminazioni sul lavoro chi viola il divieto. Grazie a un’organizzazione capillare che si basa sul controllo di oltre 80 milioni di impiegati, ad ogni provincia, città, villaggio viene fissata una quota annuale di nuove nascite. Per rispettare la quota i rappresentanti dell’Ufficio per la popolazione ricorrono ad aborti forzati (anche al nono mese), sterilizzazione delle donne e dei maschi, enormi multe fino a uno-due anni di salari annuali per chi ha un secondo figlio. La storia della Cina contemporanea è piena di racconti terribili di bambini soffocati appena nati perché fuori della quota; di genitori torturati perché impossibilitati a pagare la multa; di rapimenti di donne per costringerle alla sterilizzazione.
Il governo cinese si difende dicendo che ormai esso “convince” a non avere più di un figlio, con incentivi economici e che la legge non è più imposta con la forza. Ma le cronache smentiscono. Solo un mese fa AsiaNews ha pubblicato la notizia che una donna di 23 anni, Li Hongmei, è stata rapita e portata di forza all’ospedale per la sterilizzazione. La sua colpa è avere avuto una bambina fuori delle quote fissate. Secondo il China Daily, in Cina si praticano ogni anno – ed è una stima per difetto – almeno 13 milioni di aborti, tutti in funzione della contraccezione. Chai Ling, l’eroina di piazza Tiananmen, ora rifugiata negli Stati Uniti e divenuta cristiana, ha definito i frutti della legge del figlio unico “un massacro di Tiananmen” quotidiano.
A questa va aggiunta una piaga conseguente: la preferenza per il figlio maschio – soprattutto per i contadini – che porta spesso i genitori a praticare l’aborto selettivo contro i feti femminili. L’Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che dagli anni ’80 almeno 20 milioni di donne sono scomparse dalla Cina, invertendo la proporzione fra maschi e femmine, tanto da far aprire un nuovo ramo di commercio: acquistare spose-bambine, rapire e vendere donne, ecc. Vi è perfino un traffico di donne dalla Nordcorea, che vengono smerciate in Cina per soddisfare i sogni matrimoniali e sessuali dei locali.
Che la legge dei figlio unico sia un lento suicidio della popolazione è ormai evidente a molti: essa comincia a minare le fondamenta la crescita economica cinese. Anzitutto perché la popolazione invecchia in modo molto veloce. Secondo il ministro del Lavoro e quello della Sicurezza sociale, entro il 2030 il 23% della popolazione avrà più di 60 anni. Si tratta di 351 milioni di nuovi pensionati, che andranno a gravare sulle casse dello Stato. Di conseguenza, aumenterà anche la percentuale del numero di cittadini non lavoratori a carico degli altri. Al momento, il rapporto è di 3 lavoratori per 1 pensionato; fra 20 anni, arriverà a 2 per 1; nel 1975 la proporzione era di 7,7 a 1.
Ma ci sono problemi anche per la manodopera, che in un Paese da 1 miliardo e 300 milioni di abitanti inizia a scarseggiare. Finora lo sviluppo cinese si è basato sulle fiumane di giovani provenienti dalle campagne, pronti a lavorare per pochi euro al mese. Ma ormai i giovani scarseggiano e le fabbriche fanno fatica a raccogliere operai. Ciò è sentito soprattutto nella “cinta d’oro” della provincia del Guangdong (la più industrializzata) e nella ricca Shanghai. Proprio per questo i deputati di Canton e Shanghai continuano a chiedere di cambiare la legge, per permettere alle coppie di avere almeno due figli.
Alcune voci ancora non confermate dicono che il governo voglia lanciare un progetto pilota in cinque province in cui togliere la legge e studiare gli effetti. Finora però, a tutte le richieste di scienziati e demografi, Pechino ha sempre risposto esaltando il grande successo di aver privato la vita a 400 milioni di persone.
Vedi anche