28/09/2024, 08.49
MONDO RUSSO
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Il senso metafisico della Russia

di Stefano Caprio

Un Forum organizzato dalla facoltà di filosofia della principale università di Mosca dedicato agli avvenimenti del tempo presente in Russia ha espresso posizioni non scontate e univoche. Pur senza criticare apertamente le posizioni del potere dominante, i filosofi dimostrano di non voler rinunciare alla vera dimensione dell’anima russa, quella dell’apertura a tutte le varianti dello spirito

Si è tenuto nei giorni scorsi al Grand Hotel Metropol, tra il teatro Bolšoj e la piazza Rossa, un Forum filosofico internazionale dal titolo “Conoscere il senso della Russia”, organizzato dalla facoltà di filosofia della principale università di Mosca, la “Lomonosov Mgu”, con il sostegno del fondo presidenziale per le iniziative culturali. Gli organizzatori hanno affermato di voler uscire dallo stile delle dissertazioni scientifiche per provare, basandosi sulla tradizione della filosofia russa, a capire gli avvenimenti del tempo presente “in prima persona”. Filosofi, storici e filologi si sono impegnati a confrontare le questioni metafisiche con i problemi pratici dell’attuale politica della Russia.

Non si è trattato semplicemente di una iniziativa di “alta propaganda”, anche se il forum è stato aperto da una serie di pronunciamenti di uomini politici, che usano le categorie filosofiche per giustificare le scelte più ardite e aggressive dell’ideologia militarista e imperiale del putinismo attuale. Su tutti si è imposto il vice-presidente della Duma di Mosca, Petr Tolstoj, lontano discendente del grande scrittore di “Guerra e Pace” e uno dei principali sostenitori della “filosofia del mondo russo” che deve riportare il mondo ai veri valori tradizionali. A suo parere “soltanto chiarendoci tra di noi e dentro di noi, potremo spiegare a tutto il mondo in che cosa consiste la civiltà russa”. Lo Stato deve proporre all’intera società un’immagine compiuta del futuro che ci attende, e i filosofi devono fornire le categorie più adeguate per questo compito.

L’università Mgu, pur essendo l’istituto statale più importante, ha cercato in questi anni di sconvolgimenti di rimanere equilibrata e distante dagli eccessi propagandistici, a differenza di altre istituzioni come l’università umanistica Rggu o la Scuola superiore di economia Vyška, che fino a due anni fa erano le più aperte al dialogo culturale con l’Occidente, per poi trasformarsi in scuole quadri per ideologi del conflitto universale. In particolare, la facoltà di filosofia Mgu ha mantenuto abbastanza integro il gruppo che cerca di conservare il legame con le varie correnti filosofiche della Russia del presente e del passato, evitando di coinvolgersi in progetti e iniziative legate direttamente alla politica. Ora si è voluto stimolarli “dall’alto” a prendere posizione in modo più esplicito, ma il forum ha comunque espresso posizioni non scontate e univoche, riflettendo la molteplicità tipica della vera cultura russa.

La “filosofia russa” in quanto tale, soprattutto nella fase più intensa dei dibattiti ottocenteschi, non si è mai concentrata infatti su posizioni unilaterali. Al contrario, si caratterizza per il confronto e la rielaborazione delle diverse posizioni dell’eredità comune europea e mondiale. Nella divisione classica tra gli “slavofili” e gli “occidentalisti”, i russi partivano dalla rilettura dei più grandi filosofi tedeschi: lo slavofilismo sosteneva la necessità di svolgere fino in fondo l’idea di una “filosofia religiosa” proposta da Friedrich Schelling, mentre i loro avversari si basavano sulle teorie razionaliste di Georg Wilhelm Hegel, con l’inevitabile corso storico verso lo “spirito assoluto” da realizzare con la rivoluzione sociale. Questo rende l’intera cultura russa leggibile da diverse prospettive e in direzioni opposte, a differenza di quanto vorrebbero imporre gli ideologi della Russia attuale nella proclamazione astratta dei “valori tradizionali”.

Così l’importante filologa Tatiana Kasatkina, richiamandosi allo spirito multiforme del grande scrittore slavofilo Fëdor Dostoevskij, ha affermato nel suo intervento che “le attuali élite della Russia non hanno veramente compreso il senso dell’idea russa”. Come insegna la storia dell’impero pietroburghese, già ai tempi di Pietro il Grande le classi aristocratiche erano separate dal popolo, creando per questo una “ideologia di tipo coloniale”, in quanto il popolo stesso veniva disprezzato e considerato barbarico, senza veri contenuti spirituali, e “invece di servire la società, hanno cominciato ad amministrarla dall’alto”, conclude Kasatkina, con evidenti analogie con l’attuale situazione della Russia.

Il filosofo Mikhail Bogatov ha commentato a sua volta il fatto che “mentre pianificano il loro futuro, i russi spesso non tengono conto del ruolo effettivo del proprio Paese, il proprio topos nella realtà universale”. Ciò che ha spesso tormentato la Russia è proprio il tentativo di imporre una visione del mondo che finisce per escludere la Russia stessa, che rimane un “mondo incompiuto” e in sospeso tra altre potenze e altre culture. Spesso questo viene giustificato come il “sacrificio” dei russi in favore degli altri popoli, annullando di fatto sé stessi, e anche questa affermazione sembra confermarsi oggi in dimensioni clamorose. Bogatov osserva che questa contraddizione risulta molto evidente nei nuovi corsi scolastici obbligatori di “Fondamenta della statualità russa”, che a suo parere “sembrano scritti per convincere gli stranieri della grandezza della Russia”, più che per informare adeguatamente gli stessi studenti.

Anche un altro eminente professore di storia, Sergej Perevezentsev, giunge alla conclusione che la politologia russa sembra essere oggi sempre più dipendente da quella anglosassone, ma in forma “difensiva e conservatrice”, lasciandosi dettare le argomentazioni dal dibattito in corso nel “mondo nemico”. I valori tradizionali che la Russia intende difendere non sono i “valori russi”, ma i “contro-valori” rispetto all’Occidente, per distinguersi ammiccando alle fazioni politiche dei vari Paesi del mondo, soprattutto d’Europa e America, che si sentono attratti dall’ideologia sovranista e tradizionalista della Russia, provando una profonda insoddisfazione per i cambiamenti in atto nella società contemporanea.

Il sociologo Sergej Baranov è poi intervenuto su “Civiltà russa come variante originale e sovrana della civiltà dell’Europa orientale, e civiltà attuale del tempo assiale”, cercando di riportare la metafisica sul versante della missione russa. A suo parere “oggi la filosofia ha la possibilità di costruire qualcosa di diverso dalle radici occidentali”, ripartendo anch’egli dalla contrapposizione dei valori, passando “dall’ambito del razionalismo occidentale alla filosofia della pratica super-razionale”, una definizione oscura per incitare a una “rivoluzione spirituale della persona”, e attraverso di essa giungere a un “ordinamento sociale-economico e tecnologico di tipo assiale”, un modo per ribadire la superiorità russa dei valori.

Nelle conversazioni di corridoio con i tanti giornalisti presenti, alcuni partecipanti si sono messi a discutere sul perché gli slavofili si siano concentrati sulla dimensione religiosa, come segno della distinzione della Russia dall’Occidente. Ritornando alle grandi visioni dell’Ottocento, i filosofi tornano alla questione della “gerarchia degli imperi” che distingueva la Russia, che allora proponeva all’Austria e alla Prussia la “Santa Alleanza” di ortodossi, cattolici e protestanti, e oggi risale alle radici religiose dell’Europa con la “operazione militare speciale”.

Il forum era dedicato al 150° dalla nascita di uno dei più grandi filosofi russi, quel Nikolaj Berdjaev che dopo la rivoluzione bolscevica e le guerre mondiali descriveva la situazione del mondo come quella di un “Nuovo Medioevo”. Molte relazioni hanno cercato nel filosofo del “personalismo russo” una ispirazione per capire la Russia e il mondo di oggi, accostandolo a un altro intellettuale il cui anniversario cadeva nei giorni dell’incontro, il filosofo e storico della religione Aleksej Losev, l’unico “pensatore idealista” permesso da Stalin nei tempi dell’ateismo ufficiale. Berdjaev sosteneva l’importanza della libertà e della creatività come elementi essenziali dell’idea russa, in tempi in cui era necessario pensare un mondo nuovo, in cui l’uomo deve cercare di ritrovare il rapporto con il Creatore.

Molti altri interventi hanno cercato di ribadire la potenzialità innovativa e originale della cultura russa, e il decano della facoltà filosofica Mgu, Aleksej Kozyrev, ha concluso affermando che “la relazione tra la filosofia russa e la politica dipende dalla scelta di ciascuno”, il pensiero non deve dipendere dagli obblighi e dalle imposizioni, ma in ogni caso “le valutazioni filosofiche degli eventi non possono ridursi ad affermazioni primitive”. Pur senza criticare apertamente le posizioni del potere dominante, i filosofi russi dimostrano che non vogliono rinunciare alla vera dimensione dell’anima russa, quella dell’apertura a tutte le varianti dello spirito, parlando ciascuno “in prima persona” davanti al mondo intero.

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