I 'nuovi lavori' dell'India: la gig economy e l'esercito dei senza tutela
Sono 7,7 milioni già oggi quanti operano nei servizi delle piattaforme digitali, ma si stima che triplicheranno entro il 2030. Un rapporto appena pubblicato rileva che la grande maggioranza non riceve un salario dignitoso al netto delle spese che ciascuno deve sostenere per lavorare. Alcuni Stati indiani stanno provando a regolamentare il settore.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - La maggior parte delle piattaforme digitali in India non garantisce salari dignitosi ai propri lavoratori, secondo quanto emerso dal rapporto “Fairwork India Ratings 2024: Labour Standards in the Platform Economy”. Pubblicato martedì, lo studio rappresenta la sesta indagine consecutiva sulle condizioni dei lavoratori digitali, rivelando che quanti fanno parte della cosiddetta “gig economy” non riescono a raggiungere una retribuzione minima che consenta a loro e alle loro famiglie di mantenere uno standard di vita adeguato.
L’indagine ha coinvolto 440 lavoratori di 11 piattaforme (Amazon Flex, BigBasket, BluSmart, Flipkart, Ola, Porter, Swiggy, Uber, Urban Company, Zepto e Zomato) in diverse città, tra cui Bangalore, Chennai, Delhi, Kochi e Thiruvananthapuram, analizzando cinque fattori chiave: equità nei salari, nelle condizioni di lavoro, nei contratti, nella gestione e nella rappresentanza sindacale.
Il numero di persone coinvolte nella gig economy - in India già in crescita prima della pandemia - sta continuando ad aumentare rapidamente. Secondo NITI Aayog, commissione economica del governo indiano, si passerà dagli attuali 7,7 milioni di lavoratori a 23,5 milioni entro il 2029-30. I trend indicano un’espansione in diversi settori (dai trasporti, alla finanza, al benessere personale), con una partecipazione della forza lavoro che va dal 5% al 12%. Non si tratta solo di rider e fattorini assunti per le consegne, ma anche di ingegneri ed esperti informatici autonomi, che secondo il portale foundit.com rappresentano il 30% del mercato del lavoro occasionale.
Secondo altri rapporti, Uber ha più di 1 milione di autisti in India, mentre Zomato, nota app per consegne a domicilio, afferma di avere più di 350mila partner nel Paese. Sebbene BigBasket e Urban abbiano introdotto una politica di salario minimo orario, nessuna piattaforma assicura che i lavoratori ricevano un salario dignitoso al netto delle spese che devono sostenere per lavorare, sottolinea il rapporto di Fairwork India. Alcuni Stati indiani, tuttavia, hanno iniziato a regolamentare il settore. Il Rajasthan, per esempio, è stato il primo a introdurre una legge sui lavoratori della gig economy, con il “Platform Based Gig Workers (Registration and Welfare) Act”, approvato il 24 luglio 2023. Si tratta di una legge che permette di monitorare i pagamenti tramite un Sistema centrale di gestione e informazioni sulle transazioni (Central Transaction Information and Management System). Anche il Karnataka ha elaborato una legge simile per proteggere i diritti dei lavoratori autonomi, fornendo protezioni aggiuntive non previste dalle piattaforme, come un sistema di reclamo e un fondo di previdenza sociale finanziato da contributi governativi.
Il rapporto ha anche evidenziato che piattaforme come Amazon Flex, BigBasket, BluSmart, Swiggy, Urban Company, Zepto e Zomato hanno adottato misure per ridurre i rischi legati al lavoro, fornendo attrezzature di sicurezza e corsi di formazione periodici. Tuttavia, solo cinque piattaforme — BigBasket, Swiggy, Urban Company, Zepto e Zomato — offrono assicurazioni sugli infortuni senza costi aggiuntivi per i lavoratori e compensazioni per la perdita di reddito dovuta a ragioni mediche.
Nessuna delle piattaforme ha mostrato inoltre alcuna volontà di riconoscere i collettivi di lavoratori o i sindacati. “Nonostante i numerosi casi di proteste e scioperi dei lavoratori in tutto il Paese e i cambiamenti legislativi che hanno riguardato l'economia delle piattaforme nel corso degli anni, le piattaforme in India si rifiutano di riconoscere formalmente o di negoziare con i collettivi dei lavoratori”, afferma l’indagine.
“Quest'anno abbiamo assistito a una crescente attenzione del benessere dei lavoratori della gig economy nei manifesti politici e nelle iniziative legislative”, hanno detto a Scroll i ricercatori Balaji Parthasarathy e Janaki Srinivasan. “Tuttavia - hanno aggiunto -, poiché l'attuazione di questi sforzi rimane incerta e le piattaforme stanno ridefinendo i confini delle prestazioni, la ricerca e la promozione per migliorare le condizioni dei lavoratori occasionali rimangono cruciali”.
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28/10/2023 11:46
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