25/02/2025, 15.19
CINA
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I fornitori cinesi di Tesla violano i diritti dei lavoratori

Nonostante la guerra commerciale tra Washington e Pechino, l'azienda di Elon Musk ha inaugurato un nuovo stabilimento a Shanghai per la produzione di batterie chiamate "megapack". L’impianto gode di vantaggi fiscali e sta affrontando una crescente competizione da parte della cinese BYD. Intanto, però, indagini preliminari rilanciate da China Labour hanno rivelato abusi sugli operai.

Shanghai (AsiaNews) – Nonostante l’amministrazione statunitense abbia dichiarato di voler intensificare la guerra commerciale contro la Cina, Tesla – il cui amministratore delegato, Elon Musk, fa parte dell'esecutivo – ha da poco inaugurato un nuovo mega stabilimento a Shanghai per la produzione di batterie dette “megapack”. Si tratta di una tecnologia che ha l’aspetto di un container e consente di immagazzinare energia e ridistribuirla nei momenti di blackout o di picco della domanda.

L’apertura del nuovo impianto in Cina, dove Tesla già gode di vantaggi fiscali, permette all'azienda di Elon Musk di continuare a evitare il pagamento dei dazi imposti da Washington. In risposta alla decisione del presidente americano Donald Trump di aggiungere, oltre a quelle già esistenti, una tariffa di un ulteriore 10% a tutti i beni importati dalla Cina, Pechino di recente ha imposto nuovi dazi sulle importazioni di carbone e gas dagli Stati Uniti, e ha avviato indagini antitrust su Google e Nvidia.

Costruito in appena sette mesi, il nuovo stabilimento di Tesla si estende su 200mila metri quadri ed è il primo di questo tipo realizzato al di fuori degli Stati Uniti. Sorge accanto alla gigafactory di Shanghai, una delle più grandi al mondo, inaugurata nel 2019 per la produzione di auto elettriche. Tuttavia proprio questa fabbrica di recente è stata accusata di violare i diritti dei lavoratori.

Molti operai lavorano fino a 12 ore al giorno per 6 o 7 giorni alla settimana, secondo alcune segnalazioni raccolte da China Labour Bulletin. Anche nelle aziende cinesi che riforniscono Tesla sono state riscontrate pratiche abusive, tra cui il trattenimento dei salari per chi non raggiunge un determinato numero di ore lavorate e il divieto di costituire sindacati. Alcuni operai hanno riferito di ricevere stipendi tra i 7.000 e gli 8.000 yuan (965-1.100 dollari), ma solo grazie a decine di ore di straordinari, in alcuni casi anche fino a quattro volte il limite legale imposto dal governo cinese.

La "gigafactory" di Shanghai gode di una posizione privilegiata sul mercato perché è stata strutturata come una sussidiaria interamente posseduta da Tesla e non tramite una joint venture con un’azienda locale, un caso unico nel settore automobilistico. La società di Musk ha ricevuto 521 milioni di dollari in prestiti da banche cinesi con tassi di interesse agevolati e 82 milioni di dollari in sovvenzioni. Inoltre, il governo locale di Shanghai ha concesso a Tesla un’aliquota fiscale ridotta del 15% dal 2019 al 2023, rispetto al tasso standard del 25% applicato alle altre imprese.

Tesla deve affrontare la crescente concorrenza delle case automobilistiche cinesi, in particolare BYD, che nel 2024 ha superato Tesla per numero di auto elettriche vendute. Secondo i dati della China Passenger Car Association, Tesla si è classificata al decimo posto per vendite in Cina lo scorso anno.

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