25/02/2009, 00.00
MALAYSIA
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Governo malaysiano sconfitto dalla storia: da secoli i cristiani usano la parola “Allah”

Il 27 febbraio la diocesi di Kuala Lumpur va in corte contro il governo che proibisce l’uso del termine per motivi di sicurezza. Ma la Costituzione e la storia sono dalla parte dei cristiani. Il Ministro degli interni dà il permesso di usare la parola “Allah” purché sulle copertine sia stampata anche la dicitura “per soli cristiani”.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il 27 febbraio prossimo si terrà la prima seduta del tribunale in cui l’arcidiocesi di Kuala Lumpur e il settimanale cattolico Herald chiamano a giudizio il governo che vieta l’uso della parola “Allah” nelle pubblicazioni cattoliche. Tutte le Chiese cristiane della Malaysia seguono con attenzione la battaglia, che crea problemi anche a loro, con divieti e requisizioni di libri e catechismo. La proibizione viene dal ministero della sicurezza interna, secondo cui l’uso della parola “Allah” in una pubblicazione non islamica “può creare confusione e danneggiare l’ordine pubblico”. L’arcidiocesi di Kuala Lumpur rivendica il diritto di usare la parola “Allah”, rifacendosi all’art. 10 della Costituzione (libertà d’espressione) e all’art. 11 (libertà di praticare la propria religione). Senza contare poi che essa ha dalla sua parte oltre quattro secoli di storia documentata, in cui l’uso del termine da parte dei cristiani non ha mai creato problemi. Di fatto i cristiani hanno definito “Dio” con la parola “Allah” perfino prima che esistesse lo stato malaysiano.

Da più di un anno il settimanale Herald è colpito da una campagna stampa e da critiche da parte di associazioni e di giornali islamici che esigono l’uso della parola “Allah” solo per i musulmani. Ciò è dovuto alla crescita di integralismo islamico nel Paese, ma anche all’ambiguità del suo sistema legislativo, che è laico nella Costituzione, ma è influenzato dalle appartenenze religiose e islamiche a livello legislativo.

Il governo centrale sembra non voler esporsi troppo a dirimere la questione e cerca di trovare qualche soluzione arrangiata. Dopo che il ministro della sicurezza ha proibito l’uso della parola “Allah” ed è stato citato in corte, il 16 febbraio scorso, sulla Gazzetta ufficiale, il ministero degli interni ha pubblicato un ordine secondo cui tutte le pubblicazioni cristiane hanno il permesso di usare la parola “Allah” purché nella prima pagina sia scritto con chiarezza che quella pubblicazione è “per soli cristiani”.

Per tutte le comunità cristiane, questa decisione non è sufficiente. Anzitutto perché si tratta di “un’eccezione” a un Ordine della sicurezza interna, che come norma afferma la “proibizione” nell’uso della parola “Allah”. Il secondo motivo è storico. Da una lunga documentazione raccolta dai cattolici in questi mesi, appare con chiarezza che fra i cristiani la parola “Allah” è in uso da oltre 4 secoli. Un vocabolario Malay-Latino, stampato nel 1631, mostra che per la parola latina “Deus” (Dio), la parola Malay è proprio “Allah”. Ciò significa che tale uso era già molto diffuso ben prima della data di pubblicazione del dizionario. Secondo alcuni cattolici, l’uso teologico della parola “Allah” fra i cristiani viene “molto tempo prima del Sultanato di Malacca [XVI sec.] , prima degli Stabilimenti dello Stretto [1826], della Federazione della Malaya [1948] e della stessa Malaysia [1963]”. Solo nel ’92 si trova un vocabolario malay che definisce la parola “Allah” come quella del “Dio dell’Islam”.

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