Gli aiuti del Sud a Pyongyang “sono l’ultima possibilità prima della guerra”
di Joseph Yun Li-sun
Una fonte di AsiaNews, che vive nei pressi del 38esimo parallelo, spiega: “Seoul tende la mano per l’ultima volta. Se il regime del Nord non si comporta bene si rischia la chiusura totale dei rapporti, oppure uno scontro aperto”. Pronti per l’invio aiuti umanitari per 5 milioni di dollari.
Seoul (AsiaNews) – La mano tesa del governo sudcoreano al regime del Nord “è l’ultima possibilità che ha Pyongyang di ricucire i rapporti. Se falliscono anche questa, la presidenza conservatrice di Lee Myung-bak chiuderà i ponti una volta per sempre. E allora sarà la fine, o la guerra”. Lo dice ad AsiaNews una fonte che vive al confine con la Corea del Nord, commentando le recenti aperture di Seoul alla dittatura di Kim Jong-il.
Nei giorni scorsi la Corea del Sud ha reso noto di aver offerto al Nord aiuti d’urgenza per 5 miliardi di won (quasi 5 milioni di dollari) dopo i danni provocati da piogge torrenziali e alluvioni che hanno causato decine di morti, danni ingenti a coltivazioni e infrastrutture. L’iniziativa, in linea con i segnali di disgelo che nelle ultime settimane hanno caratterizzato le relazioni all’altezza del 38esimo parallelo, è gestita dalla Croce Rossa sudcoreana che, in una nota, ha spiegato la mossa “sulla base di motivi umanitari”.
Gli aiuti includono materiale di soccorso d’emergenza e medicine ma non cemento e riso, consegnati invece la scorsa estate nel pacchetto da 10 milioni di dollari totali approvato da Seoul dopo un rapporto dell’Onu sulla carestia in Corea del Nord. Pyongyang non ha ufficialmente preso posizione sull’offerta, ma nei giorni scorsi - attraverso l’agenzia ufficiale Kcna - aveva ammesso l’esistenza di decine di vittime e di danni ingenti.
Secondo la fonte di AsiaNews, “quello che si presenta al Nord è uno scenario che fa ipotizzare una nuova carestia nel Paese, già piegato da una crisi economica cronica in assenza dei programmi di aiuti alimentari degli Usa e di Seoul”. I programmi sono stati interrotti dopo lo stallo dei Colloqui a sei sul nucleare provocato dall’abbandono dei lavori da parte di Pyongyang.
La Corea del Nord, conclude la fonte, “è piegata da troppi fattori negativi, che si sono presentati tutti insieme. Il Sud, da parte sua, non è troppo incline a continuare a gettare denaro nelle mani del dittatore: se si comportano bene, aprono a un vero disarmo e la smettono con le provocazioni possiamo far ripartire il dialogo. Altrimenti sarà la fine dei rapporti, oppure la guerra”.
Nei giorni scorsi la Corea del Sud ha reso noto di aver offerto al Nord aiuti d’urgenza per 5 miliardi di won (quasi 5 milioni di dollari) dopo i danni provocati da piogge torrenziali e alluvioni che hanno causato decine di morti, danni ingenti a coltivazioni e infrastrutture. L’iniziativa, in linea con i segnali di disgelo che nelle ultime settimane hanno caratterizzato le relazioni all’altezza del 38esimo parallelo, è gestita dalla Croce Rossa sudcoreana che, in una nota, ha spiegato la mossa “sulla base di motivi umanitari”.
Gli aiuti includono materiale di soccorso d’emergenza e medicine ma non cemento e riso, consegnati invece la scorsa estate nel pacchetto da 10 milioni di dollari totali approvato da Seoul dopo un rapporto dell’Onu sulla carestia in Corea del Nord. Pyongyang non ha ufficialmente preso posizione sull’offerta, ma nei giorni scorsi - attraverso l’agenzia ufficiale Kcna - aveva ammesso l’esistenza di decine di vittime e di danni ingenti.
Secondo la fonte di AsiaNews, “quello che si presenta al Nord è uno scenario che fa ipotizzare una nuova carestia nel Paese, già piegato da una crisi economica cronica in assenza dei programmi di aiuti alimentari degli Usa e di Seoul”. I programmi sono stati interrotti dopo lo stallo dei Colloqui a sei sul nucleare provocato dall’abbandono dei lavori da parte di Pyongyang.
La Corea del Nord, conclude la fonte, “è piegata da troppi fattori negativi, che si sono presentati tutti insieme. Il Sud, da parte sua, non è troppo incline a continuare a gettare denaro nelle mani del dittatore: se si comportano bene, aprono a un vero disarmo e la smettono con le provocazioni possiamo far ripartire il dialogo. Altrimenti sarà la fine dei rapporti, oppure la guerra”.
Vedi anche