24/03/2025, 12.32
AFGHANISTAN
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Gli Usa verso la normalizzazione dei talebani: rimosse le taglie contro Haqqani

Su Sirajuddin Haqqani, leader della rete Haqqani, pendeva una taglia da 10 milioni di dollari. Per i funzionari talebani si tratta di una contropartita per la liberazione di un ostaggio americano, ma secondo alcuni commentatori Washington potrebbe decidere di riaprire la propria ambasciata a Kabul. Nel frattempo si amplia la frattura tra la rete Haqqani e la guida suprema Hibatullah Akhundzada.

Kabul (AsiaNews) - Gli Stati Uniti hanno rimosso le taglie su tre membri talebani della rete Haqqani, incluso l’attuale ministro dell’Interno, Sirajuddin Haqqani, responsabile di alcuni degli attentati più feroci contro l’ex governo afghano sostenuto dall’Occidente. Il suo nome, su cui pendeva una ricompensa da 10 milioni di dollari, insieme a quelli del fratello, Abdul Aziz Haqqani, e del cugino, Yahya Haqqani, sono scomparsi dalla sezione del sito del dipartimento di Stato americano sulle ricompense per i terroristi internazionali. Abdul Aziz è vice di Sirajuddin ed è a capo della brigata suicida creata da un altro fratello, Badruddin, ucciso da un drone statunitense nel 2012.

Secondo Zakir Jalaly, funzionario talebano del ministero degli Esteri, la rimozione delle taglie, avvenuta come contropartita per la liberazione di un ostaggio americano, segnala che entrambe le parti stanno “superando gli strascichi della fase bellica e stanno compiendo passi costruttivi per spianare la strada al progresso” nelle relazioni bilaterali. “I recenti sviluppi delle relazioni tra Afghanistan e Stati Uniti sono un buon esempio dell'impegno pragmatico e realistico tra i due governi”, ha aggiunto Jalaly. Anas Haqqani, un altro fratello di Sirajuddin, ha accolto con favore la rimozione delle taglie e ha detto di essere fiducioso che le relazioni tra gli Stati Uniti e i talebani diventeranno cordiali.

Secondo diversi commentatori, si tratta di un’azione che punta alla normalizzazione del governo talebano dopo il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan e il ritorno al potere degli “studenti coranici” dopo due decenni di guerra. Gli accordi con i talebani erano stati firmati a Doha, in Qatar, dalla prima amministrazione Trump nel 2020. Il negoziatore statunitensi di quegli accordi, Zalmay Khalilzad, secondo alcuni potrebbe essere nominato ambasciatore degli Stati Uniti nell’Emirato islamico dell’Afghanistan se Washington decidesse riaprire una rappresentanza diplomatica a Kabul.

Negli ultimi mesi diversi Paesi sono tornati a interagire con i talebani: il governo giapponese, per esempio, a fine febbraio aveva accolto una delegazione talebana, mentre altri Paesi, come la Cina e la Russia, hanno accettato di ricevere rappresentanti diplomatici talebani. “Gli obiettivi degli Stati Uniti in Afghanistan sono limitati. Ma ci sono cose che l’amministrazione vuole (rilascio di prigionieri americani, restituzione di armi statunitensi) e che potrebbe volere (aiuto per colpire i terroristi dello Stato islamico) dai talebani. La rimozione delle taglie potrebbe essere un incentivo per aiutare a spostare l’ago della bilancia verso questi obiettivi”, ha sottolineato Michael Kugelman, direttore dell’Istituto per l’Asia meridionale del Wilson Center. “Per i talebani, la rimozione delle sanzioni è più importante del riconoscimento ufficiale. Le sanzioni fanno male. Inibiscono la possibilità di fare affari, di viaggiare. Per questo motivo celebreranno la rimozione delle taglie come una vittoria. La natura transazionale di questa diplomazia conviene sia ai talebani che a Trump”, ha commentato Ibraheem Bahiss, analista dell’International Crisis Group.

Ma la decisione statunitense è importante anche perché segnala la volontà di interagire con la leadership Haqqani (considerata più pragmatica) rispetto alle autorità religiose di Kandahar, guidate dal mullah Hibatullah Akhundzada, oggetto di un mandato di arresto della Corte penale internazionale per la repressione nei confronti delle donne e delle ragazze afghane. “L’amministrazione statunitense sembra puntare a ottenere risultati con i leader politici talebani a Kabul, ignorando la leadership suprema a Kandahar. Ha senso: Kandahar non si impegna con l’Occidente e le richieste degli Stati Uniti (che evitano le questioni sociali e ideologiche) rientrano nel portafoglio di Kabul”, ha continuato Kugelman. 

La frattura tra Sirajuddin Haqqani e Hibatullah Akhundzada appare sempre più evidente. Nell’ultimo anno le Nazioni unite avevano già permesso ad Haqqani di viaggiare all’estero nonostante le sanzioni internazionali nei suoi confronti. Il leader talebano si era quindi recato in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, dove è rimasto per più di un mese insieme ad altri rappresentanti di governo della “linea pragmatica” per sfuggire alle minacce della guida suprema. Akhundzada è responsabile dell’emanazione di decine di editti che hanno progressivamente ridotto i diritti della popolazione e in particolare delle donne afghane, ma anche di una serie di decreti che hanno progressivamente tentato di privare Haqqani e la sua cricca dei loro poteri di ministri. La rete Haqqani, negli ultimi mesi, aveva tentato di opporsi alle restrizioni ai diritti femminili con più forza, nel tentativo di ottenere un riconoscimento al loro governo da parte della comunità internazionale. 

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