29/06/2004, 00.00
Vaticano
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Festa di San Pietro e Paolo nel segno dell'ecumenismo

Nel pomeriggio il Papa imporrà il pallio a 44 arcivescovi metropoliti (6 provenienti dall'Asia)

Città del Vaticano (AsiaNews) – La presenza a Roma di Bartolomeo I, patriarca ortodosso di Costantinopoli, per la festa di S.Pietro e Paolo, è l'occasione per il papa di affermare che il "primato petrino" – punto molto controverso nel dialogo ecumenico – è solo un presiedere  "all'universale missione della Chiesa di diffondere nel mondo il Vangelo di Cristo, Redentore dell'uomo e della storia". Il papa lo ha ricordato oggi nelle parole dette prima della preghiera dell'Angelus in piazza s. Pietro. Da molti protestanti e ortodossi il primato petrino è visto come una "intromissione" indebita nell'autonomia delle altre comunità cristiane. Per i cattolici il primato – e il legame con Roma -  è uno strumento per la libertà della chiesa e un aiuto alla sua missione.

Il papa ha anche ricordato che oggi, nella celebrazione della messa, conferirà il pallio (un collare di lana bianca con delle croci ricamate) a 44 arcivescovi metropoliti consacrati entro l'anno. Il pallio è un segno di unità con la sede di Pietro. Fra i 44 arcivescovi ve ne sono 6 provenienti dall'Asia: Ramon C. Arguelles di Lipa (Filippine); Joseph Augustine Charanakunnel di Raipur (India); Valerian Okeke di Onitsha (Giappone); Gaudencio Borbon Rosales di Manila (Filippine);

Joseph Mitsuaki Takami, PSS, di Nagasaki (Giappone); Joseph Cheng Tsai-Fa di Taipei (Taiwan).

Non potendo essere a Roma per la festa, altri 5 prelati riceveranno il pallio dai legati papali nelle loro nazioni. Essi sono: Anthony Anandarayar di Pondicherry e Cuddalore (India); Maria Callist Soosa Pakiam di Trivandrum (India); Evarist Pinto di Karachi( Pakistan);  Nicolaus Adi Septura, MSC, di Merauke (Indonesia); Aloysius Sudarso, SSI, di Palembang (Indonesia).

 

Queste le parole del Papa nell'introdurre la preghiera mariana:

 

"La Chiesa celebra la festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo: il pescatore di Galilea, che per primo professò la fede nel Cristo; il maestro e dottore, che annunciò la salvezza alle genti (cfr Prefazio). Per volere della divina Provvidenza, entrambi giunsero a Roma, dove subirono il martirio nel volgere di pochi anni. Da allora la città, che era la capitale di un grande impero, fu chiamata a ben altra gloria: ospitare la Sede Apostolica, che presiede all'universale missione della Chiesa di diffondere nel mondo il Vangelo di Cristo, Redentore dell'uomo e della storia.

Quest'anno l'odierna solennità è allietata dalla presenza di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che ho avuto la gioia di accogliere e salutare poc'anzi. La sua gradita visita ha un motivo particolare: quarant'anni fa, precisamente nel gennaio 1964, il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I si incontrarono a Gerusalemme e si scambiarono un abbraccio fraterno. Quell'abbraccio è diventato simbolo dell'auspicata riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, nonché profezia di speranza nel cammino verso la piena unità fra tutti i cristiani.

Ho invitato il Patriarca Bartolomeo I a partecipare alla Santa Messa che presiederò oggi pomeriggio, alle 18, in Piazza San Pietro. Insieme terremo l'omelia e proclameremo la comune professione di fede.

Sempre nel corso dell'odierna celebrazione avrò la gioia di imporre il "Pallio" agli Arcivescovi Metropoliti nominati nell'ultimo anno. E' un tradizionale segno di comunione tra la Sede di Roma e le Chiese sparse nel mondo, che ben si colloca nel contesto della festa degli Apostoli Pietro e Paolo.

Ai due insigni Patroni affido in modo speciale l'amata Diocesi di Roma, come pure la comunità civile capitolina. Invocando la loro intercessione insieme a quella di Maria Santissima, Salus populi romani, preghiamo perché ogni uomo e ogni donna accolga il messaggio d'amore per il quale Pietro e Paolo hanno subito il martirio"

 

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