Entro il 2004 accordi completi fra Israele e Vaticano, parola di ambasciatore
In un'intervista esclusiva ad AsiaNews, l'on. Oded Ben Hur spiega i motivi del suo ottimismo.
Roma (AsiaNews) I negoziati fra Israele e Vaticano si concluderanno in modo positivo "entro la fine del 2004"; la riunione di negoziato tenutasi il 5 luglio a Gerusalemme non ha portato alcun frutto "perché era troppo presto". Lo ha dichiarato ad AsiaNews l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Oded Ben Hur. Egli si dice "profondamente ottimista" sul percorso: "Ci sono difficoltà tecniche, bisogna tener presente le opposizioni, ma speriamo di riuscire a concludere gli accordi per la fine del 2004 o al massimo nei primi mesi del 2005". L'ottimismo dell'ambasciatore Ben Hur è basato su una certezza: "che il governo [di Sharon ndr] è assolutamente deciso a concludere gli accordi entro la fine dell'anno".
L'Accordo fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, firmato 10 anni fa, doveva portare a una serie di concordati che avrebbero assicurato la libertà e i diritti della Chiesa in territorio israeliano. Israele però in tutti questi anni non ha mai trasformato l'Accordo fondamentale in leggi.
Il 28 agosto 2003, senza alcuna spiegazione, Israele aveva ritirato del tutto la propria delegazione dai negoziati, mentre erano in corso i lavori per raggiungere l' accordo sulla salvaguardia delle proprietà ecclesiastiche e sulle esenzioni fiscali.
Il 5 luglio scorso i negoziati sono stati ripresi, ma la riunione, dopo sole 3 ore, è stata aggiornata ai primi di settembre. Diversi osservatori hanno lamentato che, dopo un anno di attesa, la riunione si sia conclusa con un "nulla di fatto". L'on. Ben Hur precisa: "Non bisogna valutare troppo negativamente la riunione del 5 luglio. Questa data era protocollare, per mostrare che i rapporti vanno avanti dopo i congelamenti dell'anno scorso".
Fonti ecclesiastiche avevano però detto ad AsiaNews che l'incontro "doveva essere un vero e proprio negoziato e non un incontro protocollare". L'on. Ben Hur rimane comunque ottimista: "Senz'altro, alla ripresa del 5 settembre, ci sarà molta più carne al fuoco. Al 5 luglio non vi è stato alcun frutto perché era troppo presto. Abbiamo dato una sferzata ai rapporti Israele Santa Sede solo nel maggio scorso".
Ben Hur spiega che nel maggio scorso ha radunato personalità vaticane e israeliane per convincerle a proseguire il dialogo. Fra i partecipanti vi erano rappresentanti dei Ministeri degli esteri e delle finanze , insieme a Avigdor Itzhaki e Ilan Cohen, rispettivamente direttore uscente e entrante del gabinetto Sharon. "La differenza fra agosto scorso [2003, data dell'interruzione dei dialoghi ndr] e adesso è il coinvolgimento del governo Sharon. E io sono soddisfatto per aver contribuito a varare questo coinvolgimento più diretto". Per l'incontro del 5 luglio, da lui definito "un momento per rompere il ghiaccio", vi è stata certo la pressione degli Stati Uniti, "ma aggiunge - è stato importante tutto questo lavoro dietro le quinte di personalità israeliane e vaticane insieme a me".
Il diplomatico israeliano dice che occorre guardare al processo con "molta pazienza". E giustifica anche la lentezza con cui in questi mesi si è lavorato: difficoltà nel trovare i temini legali; necessità di rivedere le leggi tradizionali e ammodernarle; trovare il modo di "valorizzare il rapporto con la comunità cattolica" senza diminuire "la cautela verso la molteplicità di religioni che vi sono a Gerusalemme". Ad ogni modo, Ben Hur afferma che "i rappresentanti dei vari Ministeri sono ormai giunti a buon punto nel lavoro preparatorio per l'infrastruttura legale", grazie al quale "l'accordo verrà non solo ratificato, ma attuato".
Ma il motivo della lentezza con cui l'accordo si sta attuando ha radici più profonde. Secondo l'on. Ben Hur in questi anni Israele ha percepito poco il valore di questi accordi con il Vaticano . E spiega "Da tempo sto cercando di far comprendere il massimo rilievo che hanno i rapporti fra Israele e Vaticano. In Israele la gente non è al corrente della situazione, pensa che i rapporti ci siano già o li dà per scontati. Invece non possiamo ignorare il mondo cattolico che raccoglie almeno un quinto dell'umanità. D'altra parte spingere a un interessamento del governo israeliano quando ci sono i conflitti quotidiani, la lotta contro il terrorismo, il rapporto con Stati Uniti ed Europa, i problemi economici diventa difficile. Israele è un piccolo stato e non abbiamo molto personale da delegare a questi studi".
A conferma dell'interesse del governo israeliano verso i cristiani, l'on. Ben Hur ricorda che nel febbraio scorso il Primo ministro Ariel Sharon ha lanciato un vero e proprio studio sull'importanza dei cristiani e sui rapporti fra Israele e il mondo cristiano. Egli ha istituito un comitato a cui partecipano personalità accademiche e politiche. "E' un processo graduale, egli dice; la scelta non è forse apprezzata da tutti gli israeliani, ma sta andando avanti. Mi auguro perciò un po' di pazienza minimizzando le critiche ed essendo più accoglienti e positivi".