Corte di Osaka: risarcimenti per le sterilizzazioni forzate
Circa 213mila euro a tre cittadini che hanno subito tale pratica negli anni ’60 e ’70. Tra il 1948 e il 1996 è rimasta in vigore una legge per impedire di avere figli alle persone con disabilità fisiche o cognitive. Un provvedimento del 2019 prevedeva ristori inferiori per le vittime.
Tokyo (AsiaNews) – Per la prima volta, un tribunale nipponico ha riconosciuto il diritto a un’adeguata compensazione per le vittime della legge sulla protezione eugenetica. L’Alta corte di Osaka ha ordinato al governo di pagare una somma complessiva di 27,5 milioni di yen (circa 213mila euro) a tre cittadini che avevano fatto causa per chiedere un risarcimento riguardo alle sterilizzazioni forzate subite negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Tra il 1948 e il 1996, in Giappone è rimasta in vigore una legge per impedire di avere figli alle persone con disabilità fisiche o cognitive o affette da malattie mentali. Sebbene siano rimaste poche carte relative ai processi decisionali che stavano dietro a queste sterilizzazioni, si stima che le operazioni soni state circa 25mila e 16.500 di queste sarebbero state condotte senza il consenso degli interessati. In alcuni casi le vittime erano spesso giovani e adolescenti, non completamente coscienti di ciò che stava avvenendo.
Nell’aprile del 2019 il governo guidato da Shinzo Abe aveva approvato una legge che prevedeva il pagamento di una compensazione pari a 3,2 milioni di yen (circa 25mila uro) per ogni vittima delle sterilizzazioni forzate . Riconoscendo le gravi sofferenze causate, in quell’occasione Abe stesso aveva pubblicato anche una propria dichiarazione: “Come governo che ha attuato quella legge, dopo profonde riflessioni, voglio chiedere scusa dal profondo del mio cuore”.
La legge è stata oggetto però di forti critiche, a cominciare dall’entità della compensazione, ritenuta da molti troppo bassa a confronto col trauma subito. Negli ultimi anni alcune decine di vittime hanno presentato il proprio caso in tribunale, domandando somme ben superiori a quelle previste dalla legge. Fino alla settimana scorsa le sentenze erano state deludenti: nessuno dei sei verdetti pronunciati a partire dal 2019 dai tribunali distrettuali in cui erano stati registrati alcuni di questi casi aveva riconosciuto il diritto delle vittime a ricevere una compensazione. La ragione addotta dai giudici è che i termini di prescrizione erano scaduti, nonostante la gran parte delle sentenze riconoscesse che le sterilizzazioni forzate avessero violato i diritti umani delle vittime garantiti dalla Costituzione giapponese.
L’Alta corte di Osaka ha rovesciato il quadro generale. Riconoscendo che in questi casi l’osservanza stretta della prescrizione “condurrebbe a violazioni significative dei concetti di giustizia e correttezza”, il giudice ha ordinato al governo di pagare le tre vittime. Matsuno Hirokazu, capo segretario di gabinetto, ha detto che il governo considererà se fare ricorso alla Corte suprema, ma una delle vittime ha chiesto all’esecutivo di non procedere, dato che né lui né la moglie potrebbero vedere il verdetto finale data la loro avanzata età.
Il prossimo mese l’Alta corte di Tokyo dovrà esprimersi su un caso simile, ma la sentenza di Osaka ha già acceso le speranza per molte vittime ancora in vita e per i loro familiari. Come riportato da Kyodo News, poco meno di una decina di casi sono ancora pendenti ma le vittime riconosciute dal governo e già compensate secondo la legge del 2019 sarebbero quasi 1.000. Mentre il muro del pregiudizio e della resistenza giudiziaria sta pian piano cadendo, altri potrebbero farsi avanti.
03/08/2019 08:34