Con la crisi del Mar Rosso boom di container al porto di Colombo
Il traffico è cresciuto dell’80% in poche settimane, dopo che molte compagnie hanno deciso di abbandonare la rotta del canale di Suez a causa degli attacchi Houthi, per quella che circumnaviga l’Africa. Ma per lo Sri Lanka rischia di essere solo un vantaggio a breve termine. Il nodo politico della partecipazione di Colombo alla missione nel Mar Rosso.
Colombo (AsiaNews) - Secondo i dati dell'Autorità portuale dello Sri Lanka (Slpa), a causa della crisi del Mar Rosso, il porto di Colombo ha aumentato di circa l’80% il volume dei container che effettuano il trasbordo da una nave all’altra. Questo accade perché le principali compagnie di navigazione stanno cambiando le loro rotte in seguito agli attacchi dei ribelli Houthi dallo Yemen: “Il porto di Colombo - spiega il Slpa ad AsiaNews - è emerso come un punto di transito nel breve termine per le principali compagnie di navigazione per reindirizzare le loro navi sulla rotta, più lunga e onerosa, che passa dal Capo di Buona Speranza in Sudafrica”.
Prima della crisi del Mar Rosso, a Colombo si effettuavano circa 5.000 trasbordi di container al giorno: oggi sono oltre 8.000. Secondo alcune parti interessate del settore, "sebbene il porto possa trarre beneficio dall'attuale crisi, a causa dell'accresciuta incertezza introno al passaggio su quella via d’acqua, è improbabile che questi recenti guadagni siano sostenibili per le compagnie a lungo termine”.
Ci sono già prime indicazioni secondo cui alcune linee di navigazione salteranno il porto di Colombo a favore del percorso più breve da Singapore. Tuttavia, in previsione di una crescita sostenuta, il porto si sta preparando attivamente a rafforzare la propria capacità. L’East Container Terminal che era semi-operativo, è stato predisposto per la gestione di 7 milioni di container quest'anno.
Recentemente il presidente Ranil Wickremesinghe - che detiene il portafoglio del Ministero della Difesa - ha detto che avrebbe fornito una nave della Marina nel Mar Rosso per aiutare lo sforzo internazionale a respingere gli attacchi Houthi - per un costo di 250 milioni di rupie ogni quindici giorni. Anche lo Sri Lanka quindi intende unirsi all’“Operazione Prosperity Guardian” guidata dalla Marina degli Stati Uniti con una nave pattuglia equipaggiata da circa 100 marinai. Una decisione che sta venendo criticata fortemente all’interno dei confini del Paese. Sajith Premadasa, leader dell'opposizione e dell’alleanza politica Samagi Jana Balwegaya, in parlamento ha puntato il dito contro questa mossa del presidente Wickremasinghe la scorsa settimana: “La proposta di dispiegamento delle nostre navi e militari nel Mar Rosso dovrebbe essere esaminato alla luce del patetico stato dell’economia del Paese e dell’aumento e dell’espansione dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) dal 1° gennaio 2024 che ha colpito i più indigenti. Perché quindi lo Sri Lanka dovrebbe intraprendere un’operazione militare così costosa, in un momento in cui non siamo in grado di soddisfare nemmeno i bisogni fondamentali dei nostri cittadini?”
Foto: Colombo Port Authority
13/01/2024 09:55
22/04/2024 12:18